Capitolo nove

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Elisabetta

A volte  mi chiedo  il perché di tanta  sofferenza.
Non si è  mai  pronti a perdere  qualcuno,  io non lo ero  quando  persi  mio padre.
Lui era  tutto  per me,  un uomo  d'altri  tempi  il mio  papà,  aveva occhi  solo  per sua  moglie, la amava e non ha mai  smesso di farlo,  neanche  quando   un giorno  la malattia  bussò alla  loro  porta e mamma  si ammalò  di  cancro.
Lui non c'era  più,  e lei  si sarebbe  congiunta  con lui.
Mi chiedo  se il giorno  che  sono  nata ci fu  una scommessa "facciamola  soffrire,  tastiamo la sua capacità  di sopravvivenza ".
Rido  di me stessa,  della  mia  fragilità e del pensiero  fisso  che  senza  di lei  io non ce la farò.
La vita  mi sta  privando  del mio  sole,  nessuno  avrebbe  riscaldato  il mio  cuore.

Mamma  questa  notte  è stata male,  aveva  la febbre  alta,  era  sempre  attaccata  a quelle  flebo e anche  se le  somministravano della  Tachipirina,  la febbre  non scendeva.
Cercavo  di  rinfrescarle  la fronte e di farla  bere,  le davo  l'acqua  col cucchiaino,  passavano  i minuti  e le ore, ma la febbre  non scendeva.
Abbiamo aspettato fino  alla mattina  e poi  Max ha chiamato  il pronto soccorso.
Non abbiamo  dormito  tutta  la notte,  sarei dovuta andare a lavorare stamattina,  ma non ne ho  la forza né fisica  né mentale.
Alle prime luci del giorno ho telefonato  alla  mia  responsabile per chiederle due  giorni  di  permesso.
Non l'avrei  lasciata MAI!
Suonano  al citofono,  sono  arrivati,  con loro  c'è  anche un medico,  vogliono  trasportarla in ospedale, ma io non ne sono molto convinta.
Mamma, sarà per il  trambusto  o le voci  sconosciute,  apre  lievemente  gli occhi e mi chiama.

<<Elisabetta ti prego  non farmi  portare  via. Voglio stare  qui  a casa  con voi,   circondata    dalle    persone   che   mi  amano voglio  vedere i vostri  occhi, voglio andare via tra  il calore della mia casa>>  
mi dice  con lieve  voce.

Mi giro verso  l'equipe  medica  e con voce  sicura  scandendo  bene  le parole  dico loro
<<mi prendo ogni  responsabilità, ma per me il volere   di mia  madre conta  più  d'ogni altra  cosa. Lei vuole   rimanere   a casa  e a casa  rimarrà>>.

<<Betta  che  dici? In ospedale  si prenderanno  cura  di  lei  meglio di noi  qui >>

<<mamma  vuole rimanere  a casa  e spero  che  in questo mi appoggerai>>.

Dopo  vari  minuti  il dottore  va via  con i suoi  collaboratori.
Mi avvicino  a lei e le parlo  all'orecchio.

<<Mamma  sai più  tardi  verso  sera  arriverà  Sebastiano con Emma  e i bambini, Gaia  non vede  l'ora  di abbracciarti, e poi il piccolo Samuele.
Li vuoi  vedere?>>

<<si  si desidero  vederli  e stringerli,  voglio la mia  piccola  Gaia,  è  la mia  gioia >>

Max  rimane nella stanza  con lei, non l'ho visto  piangere  neanche  una  volta.
Lo farà  per lei  e anche  per me, starà soffrendo in silenzio, sono  serena  per lui, perché  ha Sara  vicino  e lo aiuterà  ad affrontare  tutto,  anche  il dolore  per mamma.
Ho bisogno  di un bagno  caldo, voglio  sdraiarmi, ho la testa  che  mi scoppia, gli occhi  rossi  e gonfi, ho passato  tutta  la notte a piangere.
Mi porto  il cellulare  in bagno e mentre  mi sto  spogliando  noto  un messaggio, arrivato un'ora  fa.

Non lasciarmi sola (completata) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora