Capitolo ventuno

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Elisabetta

Sono  seduta in aereo.
I giorni  sono  proprio  volati,  lui  non  si è  fatto  sentire,  non una  telefonata e neanche  un misero  messaggio.
Che  stupida  che  sono  stata,  proprio  un'ingenua,  ha ottenuto  quello   che  voleva: la mia  innocenza e poi è andato via. Come  ho potuto  credere  che  un uomo  come lui potesse  starmi  accanto? Sono stupida,  ed io che  credevo  che  mi amasse  ma non riusciva  ad ammetterlo  neanche  a se stesso.
Siamo  decollati  da mezz'ora,  ho avvisato  Sebastiano, e mi ha  detto  che  sarebbe  venuta  a prendermi Emma.
In queste notti  non ho dormito,  ho raccontato  tutto a Sara,  era molto  arrabbiata  e penso  che  non se ne starà  con le mani  in mano.
Sinceramente  non so  cosa  ne sarà  di me,  io lo amo  e nel mio  cuore  eravamo  già insieme,  mi reputavo  la sua  fidanzata,  e anche  adesso  mi reputo  una donna impegnata,  anche  se non se lo merita,  quello  che provo  per lui  è  così  intenso e profondo  che a volte  mi fa male  il petto,  è  stato  il primo  di tutto e non riesco  adesso   a pensare a una  vita  senza  di lui.
Io spero che venga  a cercarmi,  che capisca che   non sono  una  ragazzina,  ho dei  valori e dei  sentimenti e lui  deve  imparare  a prenderne  atto,  se mi vuole  con sé.
Mi chiedo  quanto  un cuore  possa  essere  ferito  prima  di soccombere,  la vita  con me  non è  stata  generosa,  mi ha tirato  tanti  colpi  bassi, non so perché tutto  questo  dolore. L'odio  di Franca da quando  sono  nata,  la morte  di papà e poi  mamma  e adesso   Alex,  forse  sono  io il problema,  se non fossi  mai nata Franca  avrebbe  avuto  un bellissimo  rapporto  con mamma  e papà,  Sara  avrebbe  vissuto  la sua  vita  tranquilla  senza  mai  preoccuparsi  di un disastro  come  me,  i miei  fratelli  non sarebbero  sempre  preoccupati  della  indifesa  Elisabetta  e per ultimo  non avrei  sofferto  per Alex. Non ci sarei  stata,  quindi  il problema  non sussisteva.
Mi manchi  Alex e ti amo  da morire. Chiudo  gli occhi ripercorrendo  con la mente  la nostra  storia. Vorrei  essere  tra  le sue  braccia.

Sara

Delusa,  arrabbiata  non lo so,  in questo  momento  ho solo  voglia  di commettere  un omicidio e uccidere molto  lentamente  quello  stronzo di Alex De Angelis per aver  fatto  soffrire la mia  migliore amica.
Mi chiedo se quando Dio  distribuiva i cervelli  come  mai  abbia  saltato  Alex.
Lo avevo  avvisato, non mi fermerò, lui  deve  darmi  delle  spiegazioni.
Era  distrutta  la mia  Bella. È da quando  la conosco  che  soffre, che  piange, io sto  male  perché vorrei  risparmiarle  altro  dolore.
Ho dovuto  fermare  Max perché  voleva  venire qui  e spaccargli la faccia, l'ho fermato  assicurandogli che  gli  avrei  parlato  io. Lui  è  un poliziotto  e non può  rovinare  la sua  carriera  per uno  sporco  stronzo.
Sono  salita  nei  suoi  uffici  e ho chiesto  esplicitamente  di parlare  con lui,  ho lasciato  il mio  cognome e sto  aspettando  che  mi riceva  privatamente.
Mi hanno  detto  di aspettare  perché  era  in riunione.
La porta  si apre  dopo  una mezz'oretta  ed esce  una  donna  molto  bella  con i capelli  rossi raccolti  in un chignon, fisico  perfetto e slanciato fasciato  da un tailleur  rosso.
Giuro  che  se tra  cinque  e fottutissimi  minuti non mi fanno  entrare  capiranno  chi  hanno  davanti e non me ne  frega  niente che  mio  padre  lavora  con lui, Bella  è  più  importante di tutto, ed io sto  perdendo  quel  poco  di pazienza  che  avevo.

<<Prego  signorina  Favia  mi segua,  il signor  De Angelis l'attende>>

<<Grazie >>

Entro, lui  è seduto,  padroneggia  nel suo  regno,  incuterebbe  timore  a chiunque,  ma io non sono  chiunque, io sono  Sara  Favia,  ho promesso  di proteggere   sempre la mia  amica  e di starle  sempre  accanto,  di sicuro  non mi fermerò  davanti a quest'uomo  che  si crede Dio  in terra.

Non lasciarmi sola (completata) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora