Sara
Sono seduta in cucina, i gomiti appoggiati al tavolo, piango perché non so come aiutare Elisabetta, sono qui da una settimana, dal funerale di Teresa.
È chiusa nella sua stanza, non parla con nessuno e non permette a nessuno di avvicinarsi, pure Luca ha provato ma niente. Ha chiuso tutti fuori; solo Gaia è riuscita a oltrepassare quel muro che ha alzato. Loro domani devono tornare a casa, Gaia ha la scuola e Seba e Emma devono tornare al bar. Lo avevano lasciato nelle mani di un caro amico di Seba, ma adesso devono proprio tornare a casa.
Ho parlato persino con Alex, lui ha provato a chiamarla al cellulare ma è sempre staccato. Esce dalla sua stanza solo per andare in bagno, è dimagrita. Non si siede neanche a tavola con noi.
Mangiucchierá qualcosa quando siamo tutti a letto.
Vorrei aiutarla se solo mi permettesse di farlo, sto male, abbiamo sempre condiviso tutto, i suoi dolori erano i miei e viceversa, il suo allontanarsi da me fa male, terribilmente male.
Alex mi ha detto ieri sera che sarebbe passato, lo sto aspettando. Spero che riesca dove tutti noi abbiamo fallito.Alex
<<Rosalba io sto uscendo, cancella gli appuntamenti per oggi pomeriggio, chiamami solo per urgenze, mi raccomando lo sai mi fido di te>>
<< Si Signore non si preoccupi ho tutto sotto controllo, buon pomeriggio >>
La saluto e vado via, vado da lei. Ho resistito fin troppo, sto impazzendo, non capisco cosa mi faccia questa ragazzina, so solo che sono tormentato giorno e notte dalla sua immagine e poi quelle labbra porca puttana mi mandano in pappa il cervello.
Quel giorno quando morì sua madre, dopo il litigio con sua sorella, la vidi tra le braccia di quel coglione, mi sono incazzato , non doveva piangere tra le sue braccia, doveva trovare conforto in me, non in lui, non mi sono più avvicinato, mi sentivo con Sara per sapere come stava.
Sara è disperata, Elisabetta non si fa avvicinare da nessuno, mi ha detto. Sta sempre in camera al buio, la persiana abbassata. Ho provato a chiamarla ma ha il cellulare spento.
Sto andando da lei e non ho intenzione di uscire sconfitto, devo tirarla fuori da questo stato di depressione.Sono arrivato, parcheggio la mia auto e scendo. Trovo il portone aperto. Entro e salgo in ascensore.
Suono alla porta, è Sara ad aprirmi.<< ciao Sara, lei?>>
<<è in camera, Max è lì con lei. Le ha parlato ma niente non interagisce, siamo preoccupati >>
Cammino per un tratto di corridoio, c'è la porta socchiusa, Max è seduto sul letto.
Entro e quello che vedo mi spezza il cuore. È seduta con le gambe piegate e le braccia attorno, come per proteggersi, è in un angolo del letto con il viso di lato appoggiato sulle ginocchia. Gli occhi aperti ma spenti, non c'è più vita, è completamente persa.
Entro e chiedo a Max di lasciarmi provare a parlarle. Max acconsente ed esce.
Mi avvicino alla finestra e la prima cosa che faccio è alzare la persiana.<<finalmente un po' di luce>>, niente, lei non reagisce, gira solo il viso verso il muro.
<<Elisabetta, sono io Alex, come stai?>> le passo la mano sui capelli, accarezzandoli.
NIENTE<<Hei ragazzina sono venuto per te, hai deciso di non calcolarmi? Mi sei mancata >>
NIENTE
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Non lasciarmi sola (completata)
RomansaElisabetta è una ragazza che per i suoi 18 anni ha sofferto tanto e questo l'ha resa più matura. Ultima di quattro figli, ha un legame molto forte con i suoi genitori. Non ha un carattere forte, ed è molto fragile. Il dolore sarà una sua compagnia...