Capitolo undici

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Dedico  questo  capitolo alla  donna  più importante  della mia
Vita.
Anche  se non ti vedo   
Il tuo  ricordo è  vivo nel
mio  cuore.
Non c'è  giorno  che  non ti pensi
Mi manchi  terribilmente.
Ti amo mamma.

Elisabetta

Sono  passati  tre  giorni dall'ultima  volta  che  l'ho visto.
Sinceramente  non ho  avuto  neanche  il tempo  di metabolizzare il tutto.
Adesso  il mio  pensiero  è  mia   madre, il resto  è  tutto  in secondo  piano. Anch'io, soprattutto  io.
Luca  da tre  giorni  a questa  parte  mi viene  a prendere, mi porta  a casa  per farmi  cambiare, riposare  e mangiare. È  un angelo  con me, mi dispiace  non provare per lui  gli stessi  sentimenti.
Certo  mi piace  è  un bel ragazzo, non sono  cieca,  lo vedo  quando  siamo  fuori  come  le ragazze  lo guardano, lo mangiano  con gli occhi,  mi da pure  fastidio, sono  gelosa  del mio  amico, ma non provo  quello  che  provo  per Alex. Con Alex io mi sento  donna.
Comunque  non pensiamoci.

Sono sempre  in ospedale,  sto  con mia madre  tutte  le notti,  non la lascio,   esco solo   per cambiarmi e darmi  una  rinfrescata, e poi  Luca  mi riporta  in ospedale.
Emma,  mia  cognata, sorrido  pensandola , voleva  stare  con  mamma  qualche notte ed io mi sono  rifiutata  di andare via, allora  lei  è  rimasta  con me.
Mamma  ha sempre avuto  un bellissimo  rapporto con lei, erano  veramente  come  madre e figlia, il rapporto  che  non ha avuto  con Franca  lo ha sempre  avuto  con Emma.
Anche  con papà, lui stravedeva  per lei, mi ricordo  quando  eravamo in ferie giù  in Sicilia,  andavamo  sempre a casa  loro. Un'estate eravamo stati invitati al matrimonio della  sorella  di Emma, al ristorante  si avvicinò  un ragazzo  di bell'aspetto e l'abbracció, quanto si era  arrabbiato  mio  padre. Perché  a parere  suo  questo  si prendeva  troppe  libertà, si arrabbiò con mio fratello Seba, per lui  doveva  prenderlo  e allontanarlo in malo  modo. Mio padre  non capiva che  erano  amici  d'infanzia, erano  cresciuti  insieme  e non c'era  malizia  in quell'abbraccio.
Quel  giorno  scoppiai  a ridere perché lo trovavo  buffo.
Siamo  sempre  stati  molto  uniti, l'unico neo  è  sempre  stata  Franca.

Mamma  tiene  sempre  gli occhi  chiusi, li apre  e poi  li richiude, vivo  con la costante  paura  di quel momento, mi viene  un attacco di panico  pensandoci, devo calmarmi.
Respira  Elisabetta, respira, dico  a me stessa.
Siamo  in questa  stanza  d'ospedale, Franca  ha parlato  con  Seba  al telefono, hanno  litigato  pesantemente, lui non si è  risparmiato con le parole, l'ho sentito  urlare, era  uscito  nel terrazzino dell'ospedale  col cellulare.
Lei  dovrebbe venire a giorni, sempre  se riesce  a vederla  viva.
A me fa sinceramente  schifo, fa uscire in me  quel  lato  che  non pensavo di avere: quello  cattivo.
Siamo  tutti  qui  attorno  a lei, chi  le tiene  la mano, chi  la carezza, io le parlo all'orecchio, lei  deve sapere  che  ci sono, che non la lascio.

Guardo  mia  cognata è  stanca.

<<Emma  ascolta, Samuele è troppo  piccolo, non può  passare  tutto  questo  tempo  in ospedale, poi  questo  reparto  è  bruttissimo. Mamma  lo sa  quanto  bene  le vuoi, fatti  portare  a casa  rilassati  con tuo marito  e tuoi  figli. Questa  notte  rimango  solo io, qualsiasi  cosa  vi prometto  che  chiamo >>

<<sai  che  ti  voglio  bene  Betta, per me  sei  una  sorella, mi avete  fatto  sentire subito  parte  integrante della  famiglia, vi amo  siete  parte  di me.>>

Non lasciarmi sola (completata) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora