Capitolo diciassette

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Elisabetta

Arrivo  a casa, Sara  starà  dormendo,  l'avevo  avvisata  che  mi avrebbe  accompagnato  una collega.
Vado subito  in camera  mia,  vorrei  gridare. Non voglio  credere  che  sia stato  veramente  con un'altra.
Sapeva  che  avevo il turno  di sera,  non si  è  preoccupato  di sapere   come sarei  tornata a casa.
Forse  mi sto  solo  illudendo in qualcosa  che non avrò  mai,  non puoi  obbligare  le persone  ad amarti,  a stare  accanto  a te.
Lui  non mi ama,  il suo  è  solo il desiderio  della  novità e in questo  caso  la novità  sono  io.
Ho troppa  paura,  paura  che  dopo  essermi  donata  completamente  a lui  e aver  ottenuto tutto  mi lasci  completamente. A quel  punto  per me  sarebbe  la fine per il mio  cuore ormai  rotto;  pensavo   che  anch'io  finalmente  avrei trovato  sicurezza  in un  uomo  che voleva  me e solo  me,  che  mi avrebbe  accettato   per quella  che sono:   una  semplice  ragazza che sogna  l'amore per tutta la vita.
Lui  sapeva  della  mia storia,  sa quello  che  vorrei,  perché  ha fatto  di tutto  per avermi? Perché  quelle  scenate? Perché trattarmi  come  una qualunque?
Questa  volta,  per quanto  possa  fammi  male,  non lo cercherò.
Io gli sto  dando  tutto  di me,  adesso  spetta  a lui.
Mi spoglio,  lego  i capelli  per non bagnarli,  mi faccio una  doccia  veloce per poi  andare  a letto.
Ormai  sono  anni  che  mi addormento  piangendo,  ormai  le lacrime  sono  le mie  amiche  fidate,  fanno  parte  del mio  quotidiano.
Nessun messaggio,  nessuna  chiamata.  È   l'una  di notte,  mi cullo tra  i ricordi,  quando  avevo le mie  due  rocce  vicino che  mi amavano  e proteggevano.
Un messaggio  arriva, prendo  subito il cellulare pensando  sia lui.

"Scricciolo so  che è  tardi,  ho avuto  un permesso  di due  giorni,  domani  ci vediamo, mi manchi "

Non rispondo,  non ne  ho la forza,  sorrido  pensando  alla  dolcezza  di questo ragazzo.
Mi chiedo  se ho fatto  la scelta  giusta,  ma al cuore  non si  comanda  e il mio  grida  forte  solo   un nome: Alex,  sempre  e solo  Alex.
Una  lacrima  scende  sul mio  viso  e con la tristezza  nel cuore  mi addormento.

La luce  entra  dalle persiane accarezzandomi, mi sveglio  e i ricordi  di ieri sera mi tormentano  nuovamente.
Controllo il cellulare,  nessun messaggio.
Diceva  di tenere  a me, mi aveva  detto  di fidarmi  di lui, che  ci teneva. Lo ha detto  anche  a mio  fratello  prima di  partire, per quanto  io cerchi di giustificarlo  non lo  capisco.
Mi sta spezzando  il cuore. Non può  comportarsi  con me in questo  modo.
Mi alzo,  vado in bagno  e poi  in cucina, trovo  Sara intenta  a preparare  la colazione.

<<Buongiorno Bella>>

<<buongiorno >>

In questo  momento  vorrei solo  del caffè.
Lei  mi conosce e  accende la Moka.
Dopo  cinque  minuti  ho una tazzina  fumante  di caffè tra le mani.

<<lo sai che  oggi arriva  Luca?>>

<<si lo so  mi ha mandato  un messaggio  ieri  sera tardi>>

Vorrei  solo  scomparire, non sono  in vena  di discorsi, di chiacchiere, vorrei  solo  andare  in camera  mia  e rimanere  lì  al buio, in silenzio.
Bevo  il mio  caffè e mi chiudo in camera.

<<posso  entrare?>>

Io lo sapevo, a lei  non posso  nascondere  niente.

<<mi dici  per favore  cosa  ti sta  succedendo? Penso  di non meritarmi  il silenzio. Io ci sono  Bella, ci sono  sempre per te per qualunque  cosa  la affronteremo  insieme come  abbiamo sempre  fatto >>

Non lasciarmi sola (completata) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora