Capitolo quarantasei

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Alex

Svegliarmi  la mattina e trovarmi una  testolina  riccia  poggiata  sul mio  petto mi tempie di così tanta gioia che non si può misurare,  se poi  quella  testolina  appartiene  a mio  figlio c'è  tutto  da  dire.

Mio  figlio,  ho vissuto  senza  sapere  della  sua  esistenza.
È  vero  quello  che  ha detto  Barbara,  se avessi  saputo  che  fosse  stata  incinta  l'avrei  costretta  ad abortire.
Adesso,   guardando  questo  nanerottolo,  ho una  stretta  al cuore,  mi faccio  schifo per quei  pensieri.
Avrei  voluto  solo  che  questo  figlio  fosse mio  e della  mia  ragazzina.

La mia  ragazzina,  ho una  paura  fottuta  di perderla,  non sarà  facile per lei  ingoiare  quest'altro  rospo.
Il fatto  che  io  e Barbara abbiamo  un figlio  non cambia il sentimento  profondo   e sincero  per Elisabetta, lei  è  la mia  donna, la mia vita, e non ci sarà  posto  per un'altra  nel mio  cuore.

Sono  già  passati  due  giorni dalla  confessione di Barbara.
Chiamo  Elisabetta  solo  due  volte  al giorno, ho paura  che  possa  capire  che  c'è  qualcosa.
Le ho rifilato  una  bugia, non posso  mica  confessarle che  ho un figlio  per telefono.
Questi  giorni  li ho passati  con mio  figlio  e sua  madre.
L'ho portato  al parco,  alle  giostre,  gli  ho fatto infiniti  regali.
Barbara  ha cercato  di sedurmi, ma l'ho allontanata. Le ho   ripetuto  fino alla  nausea  che  amo  la mia  fidanzata  e non potrei  mai  tradirla, per quanto  lei  sia  una  bella  donna e desiderabile, non esiste  nessun'altra  per me.
Ho intenzione  di ripartire  sabato e tornare a casa.
Vorrei  portare  con me mio  figlio, ma non posso  allontanarlo  da sua  madre,  è  troppo  piccolo.
Partiremo  tutti  e tre  e li farò  alloggiare  a casa di mia  madre.

Bussano alla  porta  della  mia  camera <<Alex posso entrare? >>

< <  un attimo Barbara >>

Mi alzo  da letto e metto  il pantalone  del pigiama,  ma rimango  a petto nudo,  ho portato   tutta  la roba qui,  ho deciso  di  alloggiare  qui   per  stare  più  vicino a mio  figlio.
Mi avvicino alla  porta  e la  apro.
Barbara  mi sorride  in modo  molto  malizioso, pensa  che  questo  suo  modo  di fare alla lunga   possa  farmi  cadere  come  un deficiente? Lei  non lo sa  quello  che  abbiamo  passato  io e Elisabetta, tutte  le stronzate  che  ho fatto, la paura  di vederla  morire  per colpa  mia, sono cambiato  e l'ho fatto  per lei, perché  merita  di essere  amata.

<< Alex dovremmo parlare, penso che sia arrivato il momento adesso.
Pranzeremo soli, la tata porterà Davis fuori. >>

<<Non sono d'accordo sul fatto che mio figlio non pranzi con noi, ma va bene, abbiamo bisogno di parlare >>

La mattina  passa  velocemente.
Siamo  io e lei  soli, abbiamo  mangiato,  ma lei  non accenna  a dirmi  niente, allora  decido  di  invitarla  a parlare.

<< Barbara desidero riconoscere Davis  come  mio  figlio legittimo, voglio  che porti  il mio  cognome, desidero  vederlo crescere, penso  che  sia  giusto farlo  crescere accanto a suo  padre>>

<< è  qui  ti volevo mio caro  Alex >>

<<Cosa  intendi? >>

<< Allora parliamoci chiaro, come  vuoi  tu ok?
Pensi veramente che sia venuta fino a qui e ti abbia detto  che  Davis  è  tuo figlio solo  per  fartelo  conoscere? >>

Non lasciarmi sola (completata) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora