Capitolo sei

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Elisabetta

Sono veramente stanca, se non fosse che le voglio bene ucciderei la mia migliore amica.
Dopo una turno di lavoro al mattino, ho fatto la spesa, e sono tornata a casa; e lei era lì che mi aspettava con un sorriso smagliante.
<<ciao a tutti >>, entro e trovo Sara seduta sulla sedia e mia madre sdraiata sul divano con un plaid poggiato sul suo esile corpo.
Non lo so a volte guardo mia madre e sembra un miracolo. È come se Dio mi stesse facendo un regalo, donandomi più tempo con lei, anche se lo vedo che è stanca di combattere, ogni giorno si sforza sempre di più, viviamo alla giornata, e ringrazio sempre Dio ogni sera per avermi regalato ancora un altro giorno con lei.
Cerco Max, ma non c'è.
<<Sara, Max dov'è? >>
<<lo hanno convocato in centrale.
Dovevano parlargli >>
<<spero che non lo mandino via, non sopporterei di stare sola in questa situazione >>
<<Bella tranquilla, non ti lascia, e poi ha chiesto dei permessi speciali>>, la guardo: è così raggiante, sono così felice per loro, sono passati due giorni da quando stanno insieme, e si vede che si amano.
Lei mi ha raccontato tutto ieri sera, eravamo in camera mia, mentre parlava, le sono uscite pure le lacrime, ormai non ci sperava più. <<Bella è stato così emozionante, sembrava che stessi sognando, invece lui era lì e voleva me, capisci Bella? Voleva finalmente me>> Scoppiamo entrambe a ridere e piangere, non capivamo più niente.
L'ho stretta forte a me.
<<sono felice per voi>>.
Poi Sara mi ha guardata e ha fatto un mezzo sorrisetto da furba.
<<sai mentre eravamo in macchina quel pomeriggio, Luca ha chiamato Max>> sono diventata rossa, sapevo dove voleva andare a parare. Ho abbassato lo sguardo cominciando a sfregare le mani sui jeans.
<<Bella lo sai che è pazzo di te, perché non ci provi? >>
<<io gli voglio veramente bene, ma non provo lo stesso per lui; è un bel ragazzo e non capisco come possa provare qualcosa per me.
Io non sono, anzi non mi avvicino neanche ai canoni delle ragazze con cui è stato, lo vedi anche tu come sono>>
<<come sei? Sei una stupida, perché non riesci a vedere che sei bella dentro e fuori, e anche se non porti una quarantaquattro di taglia, sei bella, hai quella bellezza mediterranea e quell'aria genuina, i ragazzi ne vanno pazzi e tu non ti accorgi di niente perché ti fai troppe paranoie >>
Inizio a piangere e lei mi abbraccia forte, io lo so che sarà sempre al mio fianco, e se io sprofondassi lei mi tirerebbe su, perché noi siamo una sola cosa e niente potrà distruggere questo nostro legame.
Penso a quella sera e sorrido. Poi la sua voce mi riporta indietro.
<<Sara oggi non mi sfuggi, dobbiamo andare a comprare l'abito per sabato >> Io sbuffo,
<<lo faccio solo per mamma perché ci tiene, ricordatelo.
Riuscirai a stare lontano da Max?>>
<<per una sera si, è poi lui sarà qui a casa, quindi sono tranquilla e lo devi essere anche tu>>
Max torna e dopo averci raccontato cosa volevano in centrale pranziamo, anche mamma con noi, ha voluto così.
Max è rimasto con mamma e più tardi dovrebbe venire la signora Clotilde, che brava donna ci vuole bene e poi ha sempre avuto un bel rapporto con mamma, sono grandi amiche, e dopo che i rispettivi mariti sono morti si sono avvicinate di più.

È da due ore che stiamo girando per il centro e non abbiamo trovato niente per me.
Sara il suo abito l'ha trovato, è nero con una scollatura a cuore tutto in pizzo, è lungo con uno spacco che parte da metà coscia.
Sarà attraente e molti uomini le sbaveranno dietro, quasi sicuramente Max si incazzerà quando la vedrà vestita così.
Le scarpe sono rigorosamente nere, è un sandalo tacco dodici.
Entriamo in un atelier che si chiama "Anili pret-a' - porter " Si trova in piazza di Castello. Tra vari abiti i miei occhi si posano su uno in particolare, semplice ma per me bellissimo a stile impero, è bianco con una scollatura a cuore lungo. Mi copre persino le caviglie con ornamento di strass in argento, lo guardo incantata e delusa perché non ci entrerò mai lì dentro.
Sara si accorge di tutto e parla con la commessa, e poi mi guardano entrambe, Sara mi fa l'occhiolino, prende l'abito con una misura in più, mi prende per mano e mi trascina dentro un camerino.
<<stai zitta, non fiatare e provati quest'ambito, non farmi arrabbiare >>
<<Sara non mi starà bene, rideranno tutti di me >>
<<zitta provatelo SUBITO! >> dice arrabbiata alzando un po' il tono di voce.
Mi spoglio e lo indoss. Mi sta un po' stretto sul seno " certo ho una quarta, perché io non mi faccio mancare niente, mi viene da piangere vorrei essere diversa.
Sara chiama la commessa e le chiede se si potrebbe un po' allargare, e lei con un sorriso dolce le dice di sì, tranquillizzando lei e soprattutto me.
Poi mi guarda <<signorina è un incanto con questo vestito >>, io la ringrazio vergognandomi, non sono abituata ai complimenti.
Sara le chiede se per domani sarà pronto, e la commessa le dice di sì.
Salutiamo cordialmente e usciamo, mi trascina in un negozio di scarpe e troviamo un sandalo color argento con strass, lo compro e usciamo da lì.
Mi sembra di essere dentro una fiaba nella quale lei è la mia fata turchina, ha comprato tutto lei, io non avrei mai potuto farlo, non ha problemi di soldi, e anche se so che lo fa con il cuore io mi sento in imbarazzo.
Stanche torniamo a casa.
La signora Clotilde rimane a cena da noi, passiamo una piacevole serata in famiglia. Io li guardo uno ad uno perché sono persone speciali che io amo e dai quali ho tratto molto nella mia vita.

Non lasciarmi sola (completata) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora