Yuz va in Argentina

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Nei giorni in cui Soras entrava a Buenos Aires trionfante per accettare il titolo di Presidente dell'Argentina per acclamazione, Yuz si aggirava per le campagne della medesima nazione.

Per arrivare dove era in quel momento, Yuz aveva dovuto affrontare svariate avventure e dare fondo a tutte le sue doti, ma questa comunque non è la storia di Yuz quindi non parleremo di queste vicende. E l'assurdità del suo viaggio aveva fatto di lui un personaggio assurdo: un vecchio e rinomato professore universitario, carico di tutta la conoscenza dell'occidente, in giro per campi con l'abbigliamento di un gaucho, ovvero poncho drappeggiato sulle spalle, pantaloni larghi e cappellaccio. Se era vero che questa sottospece di costume appariva bizzarra addosso a lui, in realtà lo rendeva quasi invisibile alle persone che incontrava, in quanto riusciva a farlo sembrare un qualsiasi viandante.

Yuz aveva faticato a capire dove dovesse andare, ma, in realtà, di tutti gli aspetti dell'impresa quello fu il più semplice. Comunque sia fremeva di diverse emozioni mentre percorreva l'ultimo sentiero del suo viaggio e sobbalzò quando un guerrigliero gli si parò davanti, fucile spianato. "Vattene vecchio, questa zona è vietata!"

Ovviamente Yuz parlava correntemente spagnolo. "Al contrario, signore, è la mia meta."

"Cosa intendi?" fece il soldato, già nervoso.

"Sono qui per vedere il ragazzo."

La sentinella quasi ruggì, sul punto di sparare senza troppi complimenti. La sicurezza di Yuz, però, lo faceva vacillare. Era evidente che nessuno parlava del "ragazzo" in giro per l'Argentina, come nessuno raccontava del mostro di ferro che aveva spianato la strada di Soras. L'anomalia della situazione era evidentemente troppo grande per la piccola mente del rivoluzionario argentino. "Perché lo vuoi vedere?" chiese.

"Per aiutarlo, ovviamente."

Il guerrigliero si guardò intorno. Comunque fosse Yuz gli appariva semplicemente come un vecchio innocuo. Scrollò le spalle "Seguimi."

La base di Valerius era ancora nella fattoria dove Zeddai aveva messo in piedi i suoi studi. La maggior parte della fattoria, però, era stata abbandonata e le attività erano ormai sfacciatamente concentrate intorno al granaio. La guardia non si staccò mai da Yuz e lo trascinò proprio lì, al granaio, dove le porte spalancate lasciavano intuire un ambiente bizzarro, pieno di strumentazioni e strani macchinari.

Entrando, gli occhi di Yuz si trovarono a vagare ovunque, confusi, di fronte a un numero troppo grande di cose che non capiva. Per fermarsi, sempre più spesso, sulla colossale figura umanoide al centro di tutto, seduta come in attesa, le orbite degli occhi vuote e le membra molli. Proprio mentre ormai il mio vecchio amico aveva deciso di soffermarsi sull'essere, studiandone attentamente le forme, Valerius uscì da dietro la sua schiena, a torso nudo, il corpo sudicio di polvere e olio.

"Valerius!" esclamò Yuz, con tanta foga che il suo accompagnatore sobbalzò, quasi intenzionato a sparargli.

Valerius, invece, rimase solo immobile un secondo, prima di camminare con espressione stranita verso l'uomo che aveva conosciuto all'Achademia.

"Valerius!" ripeté Yuz, più pacatamente "Sei vivo, come speravo."

Valerius abbassò gli occhi, preda del suo imbarazzo infantile che sarebbe stato per sempre una sua condanna. Poi indicò l'enorme mostro alle sue spalle. "Le braccia..." disse, come fosse una giustificazione "Il padre non ha mai capito bene come far funzionare le braccia."

Valerius Demoire - vol.1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora