Lo spagnolo folle

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Morgan camminava a grandi passi nel fango delle trincee. La faccia del soldato che lo aveva chiamato non gli piaceva affatto. Una faccia spaventata, dopo tanti mesi di inattività, poteva essere devastante.

Avevano il controllo su una specie di capanno che era rimasto preso in mezzo al conflitto e aveva resistito alle bombe con miracolosa tenacia. Era troppo malridotto persino per dormirci, ma ci avevano chiuso quello che lui doveva vedere. Anche quello non gli piaceva, l'ansia con cui avevano rinchiuso quella cosa. Non era sano.

"Eccoci eccoci!"

Lo fecero entrare. C'erano tre soldati dei suoi, di cui uno molto giovane, e uno spagnolo legato a una sedia, l'uniforme sudicia, la faccia anche. I suoi occhi luccicavano di follia.

"C'era tanta urgenza di mostrarmelo?" chiese. La faccia del prigioniero gli piaceva meno di tutto il resto.

Lo spagnolo si sentì interpellato, cominciò a parlare. Morgan colse le prime parole, poi tutto si confuse in un biascicare ossessivo. L'uomo arrivò a urlare e poi lasciò la sua voce scemare fino al silenzio.

"Parla di apocalisse, comandante" disse il soldato giovane. Lo ricordava, era il migliore interprete che avevano.

"Apocalisse?"

"Dice che si è consegnato per evitarla, ma forse non servirà. Dice che ci sono voci, nelle trincee spagnole, che siamo tutti spacciati."

"Tutti chi? Tutti noi? Hanno un'arma per batterci?"

"No" finì il soldato abbassando gli occhi "tutti."

"Todos." ripeté sibilante lo spagnolo.

La trincea era sufficiente a giustificare quello che vedeva. Si poteva impazzire facilmente, bastava non essere abbastanza forti. Quel soldato non lo era stato, ma perché allora lo avevano portato da lui?

"Dovrai essere più preciso." gli ingiunse. Dietro di lui il giovane tradusse.

Lo spagnolo parlava, il giovane gli stava dietro a fatica: "messaggi sulle ottoniere... messaggi da nessuno... gente che sparisce... persi tutti i contatti con le truppe a ovest... lontano dal fronte."

"E questo basta per l'apocalisse?"

L'uomo si contorse sulla sedia, indicando una sua tasca. Morgan ci infilò la mano, ne trasse un oggetto di metallo rotondo. Lo prese in mano. Era una moneta che non aveva mai visto, con delle incisioni complicate, di un metallo che non riconosceva. C'erano delle scritte, lungo il bordo. La passò al giovane.

"Non è spagnolo, signore, è latino."

"E lo sai leggere?"

"Si signore."

"Quindi?"

"Dice: Io non posso essere sconfitto"

Valerius Demoire - vol.1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora