Alfredo Colonna, magistrato della Repubblica dell'Est, amico personale di papa Romeo, cugino dei Piranesi, la famiglia che controllava, de facto, la Repubblica del Nord. Una delle voci più autorevoli delle Concilio delle Cinque.
Osservava Valerius con la sua faccia grigia, inespressiva, che sembrava non aver mai conosciuto gioventù. Immobile osservava e taceva, come a mettere alla prova la pazienza del giovane che, intanto, gli rivolgeva uno sguardo risoluto e beffardo.
Alla fine intrecciò le dita delle mani, come se vi tenesse in mezzo un rosario. "Perché l'ha fatto ascoltare a me?"
Valerius fece un passo avanti. "Ho bisogno di trattare con voi e avevo bisogno che le cose si svolgessero rapidamente. Immagino non soggiornerà a lungo qui. Offrirvi questo mi è meno rischioso che offrirvi la tecnologia che vi fa tanto gola."
"Ora sono costretto a chiedermi quale informazione è più preziosa."
"Scusi?"
"Avrò più guadagno riportando in patria le prove che re Gregoire complotta segretamente con delle forze misteriose o dicendo a re Gregoire stesso che il suo pilota straniero è un traditore?"
Impassibile. Una maschera. Non un movimento di troppo. E non un colore. Persino le parole di Colonna erano grige. Valerius esitò un momento, la sua mente formidabile inciampò, ma il suo animo spregiudicato la sostenne. "Non vi alleerete mai così sfacciatamente con re Gregoire da poter ottere vero vantaggio consegnandomi a lui"
"Perché dice ciò?"
"Voi italiani non vi alleate mai con nessuno."
L'Italia, una delle poche nazioni a essere rimasta fuori dalla Guerra del Vapore. Le repubbliche avevano chiuso le frontiere a tutte le nazioni e avevano minacciato chiunque mettesse piede sul loro suolo. Le altre nazioni avevano troppi problemi per coinvolgerle e così le avevano lasciate stare. Questo aveva permesso all'Italia di mantenere un'economia più equilibrata, ma l'aveva anche condannata all'arretratezza tecnologica. Non che le Repubbliche amassero le grosse armi che fanno tanto rumore. Erano più portate a mischiare la politica con l'assassinio silenzioso.
Alfredo Colonna si alzò in piedi. "La sua è comunque una spregiudicata concessione di fiducia nei miei confronti."
"Avrò bisogno di aver fiducia in lei solo per poco tempo, ancora. Come ha sentito re Gregoire si muoverà presto."
"E lei farà altrettanto. La strega mutante ha ovviamente ragione."
Valerius sorrise. "Per questo le ho fatto quelle richieste."
Colonna si avvicinò a un tavolo, prese un pezzo di carta, vi scarabocchiò sopra, come annoiato, poi guardò Valerius, annuendo. Valerius, incredibilmente, sentì qualcosa rilassarsi dentro di lui. Per la prima volta non era stato certo dell'esito delle sue manovre, per la prima volta aveva trovato davanti a sé qualcuno che non era riuscito a comprendere. Ma proprio a quell'uomo affidò la sua ultima conoscenza. "La strega mutante lavora per qualcuno che si fa chiamare Avignone. In Inghilterra c'è un suo complice, che si fa chiamare Canterbury. Questi nomi, tutt'oggi, non significano nulla per me. Per voi?"
Nessuna espressione. Nessuna reazione. Nessun movimento del volto. "Sappiamo di loro, naturalmente." disse Alfredo Colonna. Ma non aggiunse altro.
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Valerius Demoire - vol.1
Science Fiction[COMPLETO] - VOLUME PRIMO Seconda metà del diciannovesimo secolo, un ALTRO diciannovesimo secolo. Gli equilibri del mondo si reggono sulla tecnologia. E tecnologia significa Vapore Pesante e Ignitium, le sostanze che, imbrigliate nelle macchine, h...