Insieme nell'abitacolo

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Francine sedeva nell'abitacolo dell'elegante macellaio, a poco più di un metro da terra. Il busto del gigante, quello che ne era rimasto, era stato sganciato dalla parte sottostante e sospeso tramite catene. Valerius stava dedicando attenzione soprattutto all'addome e alle gambe della sua creatura poiché, essendo la zona in cui risiedeva il motore, era anche la più preziosa.

Francine strinse i comandi sorridendo e premette i pedali con entrambi i piedi. "E' molto largo qui."

Valerius si arrampicò sulla piccola scaletta davanti all'abitacolo e si appese con le braccia al portellone aperto, togliendo quasi completamente luce alla ragazza. "L'intera zona toracica del macellaio è molto più larga di quella dell'Orleans."

"L'Orleans è molto più manovrabile grazie alla sua linea."

"L'elegante macellaio era fatto per andare dritto... qualunque cosa succeda."

Francine sorrise e parve rilassarsi. Le era impossibile sedere in un abitacolo senza conservare l'espressione dura del militare. Quel sorriso rimbalzò stranamente su Valerius che, inaspettatamente, si incupì. "Perché guida quella macchina, madamoiselle?"

"Non le è chiaro? La Francia ne ha bisogno."

"A volte mi chiedo se esista qualcosa chiamato Francia."

Francine fremette, tornò a stringere i comandi, come per schiantare il ragazzo che aveva davanti con la forza del Myrmidon. "Parole che non dovrebbe pronunciare." rispose stizzita "Soprattutto lei. Le ricordo che appartiene alla nazione che ha affondato la nave di mio padre."

Di fronte a un tale attacco al calor bianco molti avrebbero potuto essere intimoriti, ma non Valerius. Qualunque cosa provasse per Francine, era comunque qualcosa di confinato sul fondo del suo spirito, chiuso in una gabba dalla sua razionalità. "A volte mi chiedo se l'Inghilterra sia effettivamente la mia nazione... e se esista anche lei."

"Capisco" continuò la ragazza, sempre più irritata "lei non riesce ad andare oltre le sue macchine, vero? C'è solo questo... ferro per lei."

"Dovrebbe cominciare a pensarla anche lei così... considerando quello che ci gira intorno."

"Cosa intende?"

Valerius cacciò la testa nell'abitacolo. La sua voce prese a rimbombare, assumendo una nota metallica. "Le persone che hanno fatto tutto questo... loro non sono né dalla parte della Francia né dalla parte dell'Inghilterra. E' sicura che potrà dar loro fedeltà sempre?"

Gli occhi di Valerius erano negli occhi di Francine. Erano occhi di metallo, inespressivi, non dissimili da quelli disegnati per gioco sulle teste dei Myrmidon. Eppure erano occhi che guardavano avanti. La ragazza cercò di bruciarli con il suo sguardo pieno di odio e di rabbia, a presto si rassegnò di non avere calore per tutto quel gelo. Anzi, sentì la sua passione come trascinata in quegli specchi scuri aperti su qualcosa di lontano. Alla fine prese Valerius per una spalla e lo trascinò dentro, fino ad averlo guancia contro guancia, nella penombra dell'abitacolo. "Non farei di questi discorsi, Valerius, soprattutto in questo momento." gli sussurrò.

Lui, per difendersi o forse per altro, le mise una mano sul fianco. "Un motivo in particolare, mademoiselle?"

"Si, Delatroix mi ha comunicato che Avignone sta venendo qui"

Valerius Demoire - vol.1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora