Teologia

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Francesco Pupo si guardava intorno cercando di analizzare il luogo in cui si trovava. Ovviamente le sue difese psichiche erano alzate al massimo, perché non sapeva quando lo avrebbero attaccato, ma purtroppo doveva impiegare parte della sua mente per escludere i piagnucolii di De l'Hopital, legato accanto a lui.

"Avrebbe dovuto prevederlo! Avrebbe dovuto pensare un altro piano!"

Francesco lo guardò. Non aveva bisogno di avere le mani libere, gli bastava guardarlo, De l'Hopital si fece piccolo piccolo e cercò di trascinarsi via, per quanto gli consentissero le corde.

"Lo sa, generale, lei è stato una grande delusione per me." lo apostrofò.

"Io? Una delusione?"

"La pensavo un uomo sottile, dai molti ingegni, invece da quanto ho capito è difficile vederla a suo agio senza una battaglia da combattere, vero? E anche in quelle... sbaglio o ha avallato tutte le mie richieste senza mai obiettare? Aveva per caso paura di me?"

"Paura?" De l'Hopital si ritrasse ancora un po' "Lei sa che cos'è, padre? Lei si rende conto di quello che ha fatto negli anni? Pensa si possa parlare con lei senza provare paura?"

"Madame Reika non la faceva sentire abbastanza protetto?"

"Sono stato cresciuto nel timore di Dio, padre. E lei ne è la rappresentazione in terra. Non so da dove sia spuntata madame Reika. Oh... anche lei è mostruosa. Come gli esseri che sono qua. Ma parliamo di cose diverse."

Tornarono in silenzio. Francesco Pupo ne fu sollevato perché così poteva di nuovo concentrarsi sulle sue difese e su quello che aveva intorno, ma dopo un po' De l'Hopital riprese. "Ci tengono qui per fiaccarci. Vogliono sapere i segreti della corona. Vogliono spezzarci."

"Vogliono spezzare me."

"Scusi?"

"Vogliono spezzare me, generale. Spezzare lei è inutile. Basta porle una mano sulla testa e avranno ogni segreto serba nel cuore. Ma per farlo con me... no, non sarebbe così facile."

Ormai De l'Hopital era così lontano da Francesco Pupo che si contorse fino ad appoggiarsi a un muro. "La superbia non è uno dei sette peccati capitali, inquisitore?"

"E la perfezione non è forse solo in Dio? La cerca in me?"

"Teologia! Quale splendido modo di passare il tempo!"

E il tempo riprese a passare, lentissimo. Nessuno venne a visitarli per un intero giorno mentre in loro cresceva la sete, la fame, la stanchezza. De l'Hopital si rifugiò in una sorta di deliquio, uno stato di semincoscienza da cui si riscuoteva a tratti, biascicando lamentele. Francesco Pupo stava perfettamente sveglio, a occhi chiusi.

Poi, d'improvviso, senza avvisi, la porta si spalancò e entrò una singola persona. Una donna altissima, sottile come un giunco, con i capelli intrecciati in un'articolata acconciatura che glieli lasciava attaccati al cranio in un'opera di cesello simile a porcellana. Capelli bianchissimi e sottilissimi che mettevano in risalto i suoi occhi rossi.

"Regina Anna di Baviera" sussurrò De l'Hopital, guardandola di sottecchi, temendo di sfidare il suo sguardo mutante.

"Finalmente." disse invece Francesco Pupo Torvergata. E a quelle parole le sue corde si sciolsero e strisciarono via da lui e lui si alzò in piedi fregandosi i polsi e sgranchendosi le ginocchia.. "Una lunga pausa melodrammatica la vostra, maestà." disse il prete, guardando la donna.

La regina Anna gli sorrise. "Non avete gradito, padre inquisitore? Pensavo voleste provare a operare da solo col generale."

Lui le sorrise di rimando. E si, lui si la guardò negli occhi, nei due larghi rubino in cui era immerso il suo smisurato potere. "Come ho già avuto modo di dire, è bello aver stretto alleanza con una persona del vostro vivace spirito."

De l'Hopital non parlava. Boccheggiava, fissando i due, senza capire. Con una tremenda paura di capire.

Valerius Demoire - vol.1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora