Avignone

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De l'Hopital si contorceva al suolo nei suoi legacci, cercando di assumere una posizione che gli permettesse di confrontarsi con la mutante e l'inquisitore. "Io sarei una delusione, padre? Guardatevi voi! Avete barattato la vostra vita con ogni briciola di dignità la vostra anima potesse avere!"

Francesco Pupo Torvergata non lo guardava. "Patetico fino all'ultimo... Avignone."

Il generale annaspò, Francesco Pupo prese a passarsi le mani tra i capelli corti, per lisciarli. Appariva vezzoso come un gatto. "Ho stretto alleanza con i figli sbagliati di Dio ancor prima di presentarmi a sua maestà Re Gregoire. Quanto è accaduto è stato un piano disegnato per la tua cattura."

"La mia... la mia..."

Finalmente l'inquisitore si chinò sul generale e cercò i suoi occhi. De l'Hopital non fece in tempo a distogliere lo sguardo e si ritrovò agganciato allo sguardo magnetico dell'uomo di Dio. "Un completo successo."

De l'Hopital era immobile come una preda affascinata dal suo predatore, la regina Anna gli girò intorno e gli posò una mano sulla testa. Il generale francese tremò, cominciò a sussurrare parole, poi urlò e crollò svenuto al suolo.

"Qualcuno lo ha protetto." sentenziò la donna "Avrò bisogno di tempo per entrare nella sua mente."

"Tempo che non abbiamo." sentenziò Francesco Pupo "Avignone deve venire via con me."

La regina dei tedeschi spalancò gli occhi, il religioso le agitò un dito davanti alla faccia. "Se lo lascio qui Reika arriverà a voi con tutta la forza a sua disposizione. Consumerà questa foresta, vi distruggerà e lo distruggerà. Se invece parto subito e lo porto con me posso riuscire a tornare a Roma. Re Gregoire non sa del mio tradimento e un convoglio dell'inquisizione trova sempre modo di passare le frontiere."

"Posso svuotarlo di ogni informazione molto meglio di te!"

Francesco Pupo ghignò. "Mi è stato detto che la superbia è uno dei sette peccati capitali."

La regina Anna tenne testa all'inquisitore. Il suo potere era uno sciame d'api intorno a lei. Api di fiamme che riflettevano le loro ali di fuoco nei suoi occhi rossi. Per un momento lunghissimo Francesco fu convinto che presto sarebbe stato attaccato, ma non reagì, finché le api da sole sono si quietarono. "Vado a preparare la vostra partenza" sentenziò la donna. E uscì.

Meticoloso come sempre, Francesco Pupo Torvergata controllò un'ultima volta il prigioniero e uscì dalla stanza a sua volta. Si fermò subito fuori la porta, sentendo l'ombra alle sue spalle.

"Perché non vuoi che Reika venga qui? Falla venire."

"Sei stato tutto il tempo qui, Wilhelm?"

"Sono il campione di sua maestà. Lei mi ha ammesso alla sua Comunione. Qui, a Strasburgo o dall'altra parte del pianeta, posso sempre vedere attraverso i suoi occhi."

"Ammesso alla sua Comunione e al suo letto?"

Wilhelm rise. "Ci temi tanto da non riuscire a capirci, prete."

"Hai sentito il generale. Io non provo paura. Io porto paura."

"Un compito crudele."

Francesco si avvicinò a Wilhelm fino a essere a pochi centimetri dal suo volto. Si prese un attimo per studiare la faccia da ragazzino del miglior pilota di Germania. Poi, come suo uso, lo sfidò guardandolo negli occhi. "La paura è la più grande alleata che avrai mai, Wilhelm. La paura è la guida per la sopravvivenza. La paura si prende cura di te. Per questo sei pericoloso. Non hai paura, Wilhelm. Non è giusto non averne."

Wilhelm ghignò. "Fai venire qui Reika, prete, falla venire."

Valerius Demoire - vol.1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora