È martedì. Dopo cena mi faccio la doccia, mi infilo il pigiama e vado in sala a leggere i testi che hanno scritto i bambini a cui insegno catechismo. Squilla il telefono e risponde mia madre. Dopo un momento, si affaccia e mi dice:
“ C’è un certo Marco al telefono.” Me lo riferisce come per chiedere: questo chi è? Sono sorpresa e in tutta fretta le dico:
“ Lo prendo in camera.” Esco velocemente per evitare le sue domande non verbali. Mi getto come al solito sopra al letto e rispondo:
“ Ciao, che succede?”
“ Non posso chiamarti?”
“ Assolutamente sì” mi appresto a rispondere.
“ Cosa fai di bello?”
“ Niente, sto controllando i compiti che ho assegnato ai bambini a cui insegno catechismo.”
“ Scusa?! Non ho capito” mi dice con tono sorpreso.
“ Hai capito perfettamente” ribatto.
“ Mi fai capire quante cose fai?”
“ Mi tengo impegnata.”
“ E io sulla tua lista di impegni in quale posizione sono?”
Rimango un attimo sconcertata. Mi sta prendendo in giro?? Probabile, quindi sto al gioco:
“ Mmh, se non ricordo male occupi la 15ma posizione…o forse no, non mi ricordo bene…”
“ Lo sai che sei proprio una stronza?!” proclama in tono scherzoso.
“ Sì, me lo dicono spesso!” ribatto ridendo.
“ Posso venire a trovarti?” Mi alzo di scatto a sedere sul letto:
“ Scusa??? Vuoi venire a casa mia a trovarmi?” Chiedo per accertarmi di aver capito la sua domanda.
“ Sì, giuro che non ti disturberò mentre correggi i compiti dei tuoi bambini!!..” mi dice in tono derisorio e supplichevole allo stesso tempo.
“ Non mi sembra una buona idea” suggerisco. “ Ci sono i miei…”
“ E allora?…Ti vergogni di me?” Sono sempre più allibita.
“ Certo che no!” rispondo subito.
“ Allora, fammi venire sono quasi davanti a casa tua..” come?
“ D’accordo.” Sono sorpresa della velocità con cui ho acconsentito. Salto giù dal letto, mi tolgo il pigiama e mi infilo una tuta. Non è che devo fare colpo su di lui, ma farmi vedere in pigiama non mi pare il caso. Corro in bagno, mi spazzolo i capelli, mi lavo i denti e dalla finestra vedo la sua auto che sta già parcheggiando. Mi guardo allo specchio, faccio un respiro profondo e mi avvio verso il soggiorno. Sono in corridoio quando sento suonare il campanello. Mi affaccio in cucina e dico ai miei genitori:
“ Un mio amico è passato a farmi un saluto!” Mi guardano sorpresi ma non lascio loro il tempo di farmi altre domande. Corro al citofono e apro la porta. Accendo la luce delle scale e aspetto in cima. Eccolo, tranquillo, sicuro di se, nei suoi jeans chiari che sale le scale e appena mi vede le sue labbra si aprono in un sorriso, il mio cuore sussulta.
“ Che accoglienza!” mi dice. Sì, sì, aspetta di entrare nella fossa dei leoni non riderai a lungo. Entra in cucina e io lo presento ai miei genitori:
“ Ehm, lui è Marco.” Il mio imbarazzo è evidente. Lui allunga la mano e la stringe ad entrambi. Mia madre lo fa accomodare a sedere nel divano vicino a mio padre. Lo guardo. È così tranquillo, quella agitata sono io. Caxxo! come vorrei essere serena e a mio agio come lo è lui. Mio padre dopo aver sentito il suo cognome chiede:
“ Sei per caso parente con un certo Luciano?”
“ Sì” risponde " è mio padre.”
Perfetto! i nostri genitori si conoscono. Si mettono a scherzare come se si conoscessero da sempre. Ma solo a me sembra una situazione irreale?!! Devo fare qualcosa, altrimenti alla fine della serata sarà mio padre il suo migliore amico. Propongo:
“ Ho da finire di controllare delle cose in salotto, ti va di farmi compagnia?” dico con imbarazzo, la mia voce trema, ne sono sicura.
“ Certo.” Ci alziamo e chiusa la porta dietro di me, ricomincio a respirare. Sorride soddisfatto della sua interpretazione.
“ Siediti lì” accenno ad divano “ finisco di controllare i quaderni, ho quasi finito.” Mi innervosisce la sua calma e ancora di più mi irrita che non dice una parola, ma continua a fissarmi. Basta! Tanto non riesco a leggere una sola parola con i suoi occhi su di me! Chiudo i quaderni fingendo di aver terminato, non voglio che pensi che mi distrae solo la sua presenza.
“ Fatto. Allora, come ti sono sembrati i miei?” cerco di fare conversazione.
“ Tuo padre è simpatico, tua madre invece mi guardava guardinga.”
“ Già.” So benissimo che domani mi farà mille domande. Guarda l' orologio che ha al polso:
“ Credo che sia ora di andare” si alza.
“ Ti faccio strada.” Saluta i miei e lo accompagno in fondo alle scale. Si volta e mi dice con tono derisorio:
“ Per fortuna che prima di fare rientrare in casa tua un altro ragazzo sarebbe passato molto tempo!!” Cosa?!! Ma chi si crede di essere? Ora glielo tolgo io quel sorrisetto sarcastico dalla faccia.
“ Ti ho permesso di venirmi a trovare perché tu non sei il mio ragazzo ma solo un mio amico, altrimenti col cavolo che ti avrei invitato.”
Lo dico con tono serio e irritato, lo vedo un attimo irrigidirsi. L’ho offeso per caso? Mi pare che ci sia rimasto male. Riacquista subito il controllo di se e mi chiede con voce divertita:
“ Ci prendiamo un gelato venerdì?” Eh?? Ma di che sta parlando?! Capisce dalla mia espressione che non ho afferrato la sua battuta:
“ Ci vediamo come venerdì davanti all’Algida?” Oh, ora è chiaro. Svegliati Giorgia!
“ Certo.”
“ Buonanotte.” Chiudo la porta e mi ci appoggio. Sono molto contenta che mi abbia di nuovo proposto di uscire con lui. Ma che caxxo sto facendo? Adesso non posso pensarci, sono già stordita dalla serata e devo in tutti i modi evitare gli occhi inquisitori di mia madre.
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Cieli dentro
RomanceGiorgia è una ragazza timida, insicura e quando come un fulmine a ciel sereno irrompe Marco tutte le sue certezze vengono messe in discussione. Non dirò che è una storia di pura fantasia, ma non dirò nemmeno che è vera... ma qualcuno nel leggere que...