Capitolo 39 - È bene ciò che finisce bene

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Sono in anticipo, ma non riuscivo più a stare al pub con le altre. Aspetto in auto, ascoltando gli articoli 31 e riflettendo su come dire a Marco che io e Paolo ci siamo baciati. Dentro di me so, che non dovrebbe importargli se l'ho fatto, in fondo io e lui non abbiamo legami, ma a me romperebbe sapere che avesse baciato un'altra, mentre esce con me. So che è fidanzato con Marta e sicuramente non si guardano solo negli occhi, ma non mi scoccia come se invece si intromettesse qualcun'altra. Capisco che i miei pensieri non hanno senso, ma non trovo le parole giuste per spiegarlo. Comunque, noi non ci nascondiamo niente, quindi glielo racconterò.
Lo vedo arrivare, dallo specchietto retrovisore. Mi affianca. Spengo lo stereo e salgo in auto con lui.
" Ciao" gli dico. Sono piuttosto nervosa. Di solito gli avrei dato un bacio sulle labbra per salutarlo, ma ho paura di essere rifiuta e preferisco non scoprirlo, ci soffrirei troppo. Mi guarda un attimo, poi parte.
Non so cosa dire, quindi rimango in silenzio. Ci pensa lui a cominciare:
" Ti sei divertita ieri sera?"
" Più che altro, sono rimasta sorpresa quando Paolo mi ha rivolto la parola" specifico.
" Ho parlato con lui stamattina." Dice con tono neutro. Mi volto di scatto e lo guardo con aria interrogativa.
" Come?... Perché?" Non capisco che motivo aveva.
" Non mi è piaciuto che ti abbia detto che io ti ho portato via da lui... e volevo chiarire la situazione..." mi spiega.
" E cosa ti ha raccontato?" Gli avrà detto che ci siamo baciati?
" Mi ha detto che era sotto effetto di alcol e altro. Non si ricordava un granché. Ma che è tutto a posto!" Davvero gli ha riferito ciò? A me pareva alquanto lucido quando mi metteva in guardia su di lui.
" Ti ha detto che mi ha baciato?" Questo mi pare il momento giusto per sollevare l'argomento. Mi osserva, sono sicura che cerchi di capire cosa ho provato.
" No, non lo ha detto!" La sua voce è calma. Forse troppo. Continua a guardarmi, sta aspettando che dica qualcosa. Mi piacerebbe dirgli che sono solo i suoi baci e le sue attenzioni quelle che bramo, ma se glielo confessassi sarei alla sua mercé, non avrei più alcuna arma di difesa e non voglio esserlo. Quindi dico solamente:
" Non ho provato niente, quando lo ha fatto. Mi ha lasciato indifferente. Credo che l' infatuazione che avevo per lui sia passata. Gli voglio bene, ma come un amico..." Mi ascolta e alla fine non commenta, ma lo vedo sollevato.
Siamo di nuovo sotto il vocabolo dei cappuccini.
" Questo fine settimana, ti sei data da fare!" Non capisco questa affermazione. Lo guardo perplessa.
" Beh! Prima quello, poi Jason, Paolo... ho dimenticato qualcuno?" Mi guarda con aria divertita. Sorrido e sto al gioco:
" Mmh, ma, potrei aggiungere Lucky, mi ha detto di passare a trovarlo al centro commerciale, quando passo di lì, tanto per fare due chiacchiere..." Si fa serio di nuovo. Non capisco perché non gli piaccia che ci vediamo. Eppure sono amici e Lucky sa che esco con lui. Eppure percepisco che non gli va a genio questa cosa.
" Pensi, di andarci?" Potrebbe sembrare una domanda innocua, ma non lo è.
" Non lo so, può darsi." Non obbietta niente. Ho voglia di baciarlo, mi è mancato questo fine settimana. Credo che lo abbia capito. Fa un leggero sorriso e mi dice:
" Vieni qua, Piccola!" Non aspettavo altro. Scavalco la console e salgo a cavalcioni sulle sue gambe. Metto le mia braccia intorno al suo collo e i nostri occhi si incontrano. Sento il suo respiro caldo sul volto, mi sento avvampare solo al pensiero del tocco della sua lingua. Ci guardiamo così intensamente che non riesco a distogliere i miei occhi dai suoi. Mi mordo il labbro inferiore, e guardo le sue labbra, non resisto più, mi avvicino e lo bacio. Mi stringo di più a lui e gemo di piacere sulla sua bocca. Alza una mano e mi tira i capelli per farmi piegare la testa, mentre scende a baciarmi il collo fino alla clavicola. Non ho più il controllo di me stessa, ho il respiro corto e i battiti accelerati. Comincio a dondolare i fianchi sopra di lui, a mordergli il lobo dell'orecchio e a passarci la lingua. Sento che gli piace, quanto piace a me. Sono così eccitata che sussurro il suo nome: " Marco!" Capisce che mi sta facendo perdere completamente la testa, quindi insiste e io sono assolutamente persa nei suoi baci e nelle sue carezze.
Abbassa il sedile e mi trovo distesa sopra di lui. Mi prende per i fianchi e mi spinge ancora di più verso di lui, sento le sue dita premere la mia carne e ansimo ancora più forte il suo nome. Mi sussurra all'orecchio:
" Concediti a me... voglio sentirti urlare più forte il mio nome!"
Le sue parole sono come alcol gettato nel fuoco. Sento divampare in me una guerra interiore. Il mio corpo vorrebbe di più ma la ragione mi dice che se cedo, non tornerò più indietro e so che poi potrei avere dei rimorsi... allora cerco di riprendere il controllo delle mie azioni. Allungo le mie mani e le poso sulle sue, per bloccarlo. Lo guardo negli occhi e scuoto la testa, per fargli capire che non posso andare oltre. Lui allenta la presa. Ho ancora il corpo in subbuglio.
Mi appoggio al suo petto. Sento il suo cuore cominciare a rallentare. Ho paura di guardarlo, prima o poi si stancherà dei miei rifiuti. Mi abbraccia e mi posa un bacio tra i capelli. Ciò mi rincuora.
Forse ancora mi concederà del tempo da passare con lui.

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