Capitolo 25 - Impronte

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Sono passate alcune settimane. Marco è guarito e siamo tornati a vederci con una certa regolarità. Il freddo ormai è arrivato, infatti stamattina, quando mi sono alzata, ho visto gli Appennini imbiancati da uno strato di neve. Speriamo che durante quest’inverno ne cada anche nella valle. L’adoro. Mi piace tantissimo camminarci, starei ore intere alla finestra ad ammirare quando scende, la trovo proprio affascinante. All’ora di pranzo squilla il telefono, ormai mia madre non ci prova neanche a rispondere, tanto sa che è quasi sempre per me!
“ Pronto?”
“ Ciao, hai finito di mangiare?” Mi chiede.
“ Sì. Come mai mi chiami a quest'ora?” Di solito se mi telefona appena dopo pranzo è perché gli è venuta qualche strana idea in mente.
“ Esci stasera?”
“ È mercoledì, non lo so…” sono incerta che invento ai miei.
“ Dai non mi puoi dire di no!” Mi incalza.
“ Cosa hai in mente?” È troppo eccitato lo sento dal tono della voce.
“ Una sciccheria!” Mi tiene nelle spine.
“ E quale sarebbe?”
“ Andiamo a vedere la neve!... Che ne pensi? Ti va?” Mi chiede se mi va? Altroché se mi va! Non ci penso troppo su:
“ Certo che sì!” Rispondo contentissima. Qualcosa mi inventerò.
“ Allora stasera cambio le gomme e andiamo. Va bene verso le nove all’Algida?”
“ Benissimo!”
La sera esco, dicendo ai miei che vado a consolare Teresa che ha litigato con il proprio ragazzo. Arrivo all’ Algida, posteggio l’auto e Marco ci si affianca. Gli faccio un grande sorriso.  Salgo sulla sua vettura e mi sporgo per dargli un bacetto sulle labbra.
“ Sono super eccitata di andare a vedere la neve!” Ho un sorriso che non riesco a togliermi dal volto da quando oggi mi ha fatto questa proposta.
“ Sì lo vedo.” Non so se è contento perché anche a lui piace la neve o perché mi vede così euforica.
“ Sai oggi tuo padre ha visto il mio” mi dice.
“ A sì? Non mi ha detto niente.” Rispondo un po’ in ansia.
“ Sai cosa gli ha detto? Luciano lo sai che il tuo figliolo viene a ganzare con mia figlia a casa mia?” Cosaaaa! Non credo alle mie orecchie!
“ Oddio! Che vergogna!” Mi copro il viso con le mani.
" E tu che hai risposto a tuo padre?”
“ Niente. Mi sono messo a ridere.”
“ Credo sia meglio che tu non venga più a trovarmi a casa”
I miei si stanno facendo un idea sbagliata di quello che c’è tra me e Marco. Non ci sarà un noi…
La radio come sempre canta Vasco, ormai conosco parecchie canzoni, ma ad un certo punto parte un brano che non avevo ancora sentito. Marco alza il volume, capisco che vuole che l'ascolti, quindi rimango in silenzio e mi concentro sulle parole:  Tu sì che sei speciale, ti invidio sempre un po’, sai sempre cosa fare e che cosa è giusto o no…chissà quante volte hai riso tu di me… È una canzone bellissima e in molte parti mi ci vedo proprio, e sono convinta che Marco pensa la stessa cosa. Ma io non rido di lui,  io ci rido insieme. Comunque sono convinta che questa sarà per sempre la mia canzone preferita di Vasco.
Quando arriviamo al parco dei sette frati, la neve è  di circa 6, 7 cm. Gli ordino:
“ Fermati, fermati devo assolutamente calpestarla” sono tutta contenta. Posteggia vicino ad uno spiazzo, la neve sembra panna montata. Scendo velocemente, mi alzo il cappotto per evitare di bagnarlo e comincio a camminare nel manto nevoso, ancora intatto. Adoro lasciarci le impronte, poi mi volto a guardarle. Sembro una bambina la mattina di Natale, sono al settimo cielo. Marco è sceso dall’auto ma se ne sta fermo, ai bordi del prato, con le mani in tasca a guardarmi e a ridere di me che saltello, da tutte le parti. Alla fine torno da lui, lo abbraccio, sono veramente contenta che mi abbia fatto questo regalo.
“ Sei freddissima. Sali in auto prima di diventare un ghiacciolo.” Sorrido.
“Ok.” Mi stacco da lui e torno verso la Uno. Apro lo sportello, mi metto seduta con i piedi fuori, batto gli anfibi tra loro per fare cadere più neve possibile. Poi comincio a slacciarli. Marco mi guarda:
“ Cosa stai facendo?”
“ Mi tolgo le scarpe, così evito di sporcarti tutti i tappetini!” Gli rispondo senza smettere di fare quello che faccio. Lo sento sorridere:
“ Posso assicurarti che sei l'unica persona a cui permetterei di salire con le scarpe imbrattate sulla mia auto!” È stato così carino a portarmi sulla neve che questo è il minimo che posso fare per lui, ma sentirgli dire queste parole mi scalda il cuore, so quanto ci tiene.
Chiudo lo sportello e mi affretto a togliermi il cappotto, perché  sto cominciando a squagliarmi:
“ Abbassa il riscaldamento o dovrò spogliarmi completamente!” Sorride:
“ Questo era il piano!" Getto il cappotto nei sedili di dietro. Lui sposta il suo indietro e si batte le mani sulle gambe per farmi segno di salirci sopra. Scavalco la console centrale e mi metto a cavalcioni sopra di lui. Mi sposta un ciuffo di capelli dietro l’orecchio e passa delicatamente il suo pollice sopra le mie labbra, senza mai staccare gli occhi dai miei. Tutti i miei sensi sono concentrati sulle sue dita. Il respiro si fa più corto e il cuore accelera i suoi battiti. Fermo la sua mano proprio sopra la mia bocca. La apro e passo la lingua sul suo pollice e lo succhio. Faccio ciò passando da un dito all’altro. Sento che anche il suo respiro si sta accorciando.
All’improvviso, abbassa il sedile e io mi ritrovo stesa sopra di lui. Ho il collo sopra la sua bocca e non ha perso tempo a baciarmelo. Mi fa mugolare di piacere, non ho più il controllo del mio corpo.
Finalmente trovo la sua bocca.  Le sue labbra sono calde, la sua lingua mi risveglia tutti i sensi, gli passo le mani tra i capelli, mentre le sue mani si sono infilate sotto la mia felpa e accarezzano la mia pelle nuda. Il mio bacino al suo tocco comincia a muoversi da solo strusciandosi sopra di lui e a premere contro il suo.
Si ferma un attimo. Mi guarda, mi avverte:
“ Piccola sono di carne, se continui così, mi sa tanto che dovrò strapparti l’elastico delle mutande!”
Solo Marco riesce a smorzare la tensione in maniera così bizzarra. Mi metto a ridere e appoggio la fronte sul suo petto. Mi accarezza i capelli e ci posa un bacio. Mi alzo e torno sul mio sedile.
“ Credo sia meglio tornare verso casa, si è fatto tardi…”
Ma quello che volevo dire è: portami a casa prima che sia io a violentare te!

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