Capitolo 34 - Parotite

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Ho trascorso una notte agitata.  Non ho fatto altro che sognare gli occhi di Marco, le sue mani su di me, le sue labbra calde.
Decido di alzarmi e farmi una doccia, magari calmerà i miei ormoni impazziti. Ho bisogno di raccontare a qualcuno ciò che è successo ieri sera, alzo la cornetta del telefono e chiamo Monica.
“ Buongiorno Enrica” saluto sua madre. “ Posso parlare con Monica?”
“ Ciao Giorgia, non si può alzare dal letto e non so se è il caso che tu venga a trovarla.” Sono sorpresa, non pensavo che fosse così grave.
“ Ma cosa ha? Ieri sera mi ha detto che non si sentiva bene!” Chiedo preoccupata.
“ Il dottore è appena andato via. Ha detto che ha la parotite” La parotite?
“ Cioè gli orecchioni?” Non ne sono sicura.
“ Sì. Se non li hai avuti, non venire perché è una malattia infettiva” mi spiega. Fortunatamente l’ho presa da piccola quindi non potrà infettarmi.
“ Non preoccuparti Enrica, non corro rischi. Dille che vengo a trovarla.”
“ Va bene. Ciao.” Mi vesto, metto le scarpe ed esco. Prima di andare a casa sua, passo al bar a prenderle un bombolone alla cioccolata, so quanto le piace. Dopo pochi minuti sono da lei. Premo il campanello e sua madre si affaccia alla finestra per vedere chi ha suonato.
“ Vieni Giorgia, passa da dietro, la porta è aperta.” Io sono di casa qui. Ci sono cresciuta. Lei è la sorella che non ho mai avuto e Enrica è come una seconda mamma. Mi aspetta in cima alle scale.
“ Sali, sali, è in camera sua ed ha un aspetto orribile” mi dice.
Non so  cosa aspettarmi. Quindi percorro le scale che portano al piano di sopra, dove ha la camera. Busso alla porta e una voce strana mi risponde:
“ Avanti.” Apro la porta e Monica è seduta sul letto appoggiata alla spalliera con dei cuscini dietro la schiena.
Mi colpisce subito il suo aspetto. Un sorriso si allarga sul mio viso poi comincio a ridere come una matta, dire che sia brutta è riduttivo. È irriconoscibile. Di solito ha un volto molto magro, invece adesso ha delle guance enormi, tutte rosse, insomma un faccione tondo. Intorno alla testa è legato un fazzoletto che le dovrebbe tenere al caldo le orecchie. È legato proprio alla sommità del capo. Se uno la guarda attentamente sembra un uovo di Pasqua.
Cerco di non ridere, ma ogni volta che mi giro e la guardo, non riesco a trattenermi e mi piego in due dalle risate.  Mi scendono persino le lacrime dagli occhi.
“ Sei proprio simpatica!” Mi dice. Cerco di darmi un contegno:
“ Scusami, ma solo tu a vent’anni potevi prenderti una malattia da bambini!” Ma quando poso di nuovo lo sguardo su di lei, non ci riesco, ricomincio. Mi rotolo sul suo letto. Mi calmo un attimo.
“ Ok, ok, ora faccio la seria! Ti ho anche portato un bombolone!”
Glielo porgo.
“ Non riesco a mangiare” mi dice biascicando.
“ Peccato è con la cioccolata” mi fulmina con gli occhi.
“ Va bene, magari, se ti senti meglio, lo mangi più tardi” 
Lo appoggio sul comodino.
“ Come è andata ieri sera?” Si informa. Le racconto del compleanno, delle persone che mi guardavano male e di quanto poco me ne importasse.
“ Poi dopo ho visto Marco” le racconto. “ Non so dove ho trovato la forza per resistergli…”
“ Che vuoi dire?” mi osserva con un espressione curiosa.
“ Stavamo giocando, e mi sono ritrovata sotto di lui, completamente persa per i suoi baci, carezze e con una sua mano sul seno…”
“ E poi, che cosa è successo dopo?” So cosa vuole sapere.
“ L’ho fermato. Non so dove ho trovato la volontà...” Mi stendo nel letto vicino a lei e guardo il soffitto.
“ Avresti dovuto lasciarlo continuare. Almeno adesso saresti meno tormentata!” Cerca di sorridere ma sembra ancora più spaventosa.
“ Non ridere sei inquietante!” La prendo in giro. 
Non sono sicura di essere pronta a concedermi a Marco. Quando sono con lui, tutto sparisce, esistiamo solo noi, e sono cosciente che ha un’influenza sulla mia mente incredibile. Sono una persona che ama esercitare il controllo su tutto, ma quando si tratta di lui, perdo ogni briciolo di razionalità. Mi lascio andare alle emozioni che mi fa provare… Sono persa in questi pensieri quando Monica rompe il silenzio:
“ Cosa pensi?”
“ Ho paura di non pensarlo più come un passatempo e questo mi spaventa. Ho il timore che quando si sarà stancato di me, soffrirò come un cane…” le spiego i miei dubbi.
“ Tu cosa pensi che provi per te?” È una buona domanda ma non so darle una risposta certa.
“ Credo che mi voglia bene, ma non è che ne parliamo apertamente. Senti, sono una delle tante… non mi ha mai illuso sul contrario e non voglio fantasticare che possa provare qualcosa si diverso. Ho accettato mesi fa di essere l’altra e non mi ha mai costretto a fare qualcosa che non avessi voluto quindi ho due scelte: O smetto di vederlo prima che quello che provo mi schiacci completamente, oppure devo smettere di pensare che potrebbe esserci un futuro tra noi e comincio a guardarmi intorno, cercando un alternativa abbastanza allettante che mi allontani da lui. In fondo sta con Marta da cinque anni e non l’ ha mai lasciata per qualcun’altra… non lo farà certo per me! Mi conosco abbastanza bene per sapere che non gli chiederò mai di fare una cosa del genere, sono troppo orgogliosa per abbassarmi a tanto.”
“ Non accontentarti di essere una seconda scelta. Meriti di più. Sei passata da uno psicopatico, a un tossico e ora uno fidanzato… comincia a cercare di meglio, perché c’è sicuramente qualcuno che avrà voglia di amare solo te”

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