Capitolo 41 - La cena

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La settimana è passata velocemente ed è già arrivato sabato. Ho detto hai miei di aver invitato Marika a cena e naturalmente lei mi reggerà il gioco nel caso loro le facciano delle domande.
Marco arriverà alle 20.00 mi sono raccomandata che non parcheggi sotto casa mia, visto che ho dei vicini che non si fanno mai gli affaracci propri. Ho cucinato. Non lo faccio spesso, avendo una madre casalinga. Ho fatto un piatto di pasta ai funghi e il lombo in crosta con le patate. È stato abbastanza semplice.
Sono un po’ nervosa, lo ammetto. Questa è la prima volta che io e Marco facciamo qualcosa come farebbe una coppia normale. Non è una cosa che ci possiamo permettere. Quindi non so come comportarmi.
Apparecchio la tavola e finisco di cucinare mentre aspetto che arrivi. I miei sono già andati via da un ora. Accendo la televisione per distrarmi, perché più si avvicina l’ora stabilità più mi sento nervosa.
Ecco che finalmente sento suonare il campanello. Sobbalzo. Sento il cuore che comincia a battermi forte.
Apro la porta e lo aspetto in cima alle scale. Quando alza lo sguardo e mi sorride, tutta l’ansia svanisce. Sì, è proprio la cura per tutti i miei problemi. Gli sorrido anch’io. Si ferma nello scalino sotto al pianerottolo dove sono, così siamo alti quasi uguali.
“ Ciao Piccola!” Mi bacia. Nel mio stomaco ci sono già le farfalle, ma non sono dovute alla fame. Lo prendo per mano e lo faccio entrare.
“ La cena è pronta. Hai visto sono stata puntuale, così non farai tardi!” So che dopo si deve vedere con altri e naturalmente con la sua dolce metà. La cena è veloce anche se mi sento un po’ a disagio. Magari non gli piace la mia cucina.
“ Sei stata brava!” mi fa un complimento. Sono contenta che abbia apprezzato. Gli faccio il caffè e mentre aspetto che sia pronto, sparecchio. Lui si siede sul divano, guarda la televisione. Finisco di sistemare i piatti e poi mi ritrovo a guardarlo. È strano vederlo lì seduto, che accarezza il mio gatto e guarda la TV. È sicuramente una cosa che fa normalmente con Marta, ma non con me. Alza lo sguardo e mi vede che lo sto fissando:
“ Che c'è?” mi chiede. Scuoto la testa:
“ Niente.” Sarebbe difficile spiegargli che mi piacerebbe poter fare cose normali come fanno tutti. In fondo io e lui non siamo una coppia.
Mi vado a sedere vicino a lui. Mi fissa un secondo. Poi si alza. Lo guardo perplessa. Resta fermo in piedi e mi porge la sua mano. Io la prendo e si avvia verso il corridoio. Lo seguo:
“ Qual'è camera tua?” Non mi sento agitata, come invece dovrei. Lo oltrepasso e apro l'ultima porta a destra. In realtà la mia stanza è quella prima, ma da qualche anno uso questa, perché ha il letto matrimoniale e mi piace dormire in un letto grande.  Entro. Lui è dietro di me. Si guarda intorno poi appoggia il telefono sul comodino, mi cinge la vita e mi spinge indietro verso il letto. Quando trovo il bordo ci cado sopra. Mi alzo sui gomiti e con le gambe faccio leva per salirci completamente. Si toglie le scarpe sfilandole, appoggia un ginocchio sul letto e poi lentamente si china su di me.  Si stende sopra il mio corpo che già comincia ad agitarsi. Mi bacia lentamente l’angolo della bocca, il mento, mentre i miei battiti cominciano ad aumentare vertiginosamente. Scende dal mento fino al collo. Mugolo sotto di lui. Mi sussurra, mentre continua a baciarmi e a succhiarmi la pelle:
“ Sono stato bravo, vero?” Non ho la forza di rispondere, mi limito ad annuire. Ma Insiste: “ Voglio che tu me lo dica.” Respiro affannosamente ma anche se ho la gola secca riesco a parlare:
“ Sì, sei stato bravissimo!” Sento il suo sorriso sul mio collo, sono perduta, lo so, ma non posso farci niente, ha un ascendente su di me che annienta completamente la mia volontà.
“ Allora, cosa mi merito?” Chiede. Sono semplici parole, ma la mia fantasia e i miei ormoni, sono impazziti.
Inarco la schiena e alzo le gambe avvolgendolo intorno a me. Sento che si sta eccitando, quanto lo sono io. Le sue mani mi accarezzano il fianco e io al suo tocco gemo di piacere. Abbasso le mie mani che gli accarezzavano la nuca, e gli alzo la maglia  nella schiena. Ho bisogno di sentire la sua pelle e mi faccio strada e mentre mi mordicchia l' orecchio affondo le mie unghie su di lui. Sono eccitata. Lo spingo nell’altro lato del letto e mi metto a cavalcioni sopra di lui. Ora sono io che gli bacio il collo mentre le mie mani continuano ad accarezzarlo da sotto la maglia.  Lui infila le sue sotto la mia felpa e risale la mia schiena. Ad un tratto sento slacciarsi il reggiseno. Mi fermo un attimo. Lo guardo, anche lui si è bloccato.
Poi con l' aria più innocente che riesce a stamparsi in faccia mi dice:
“ Che c’è?” Mi metto a ridere per la sua espressione ma non aggiungo altro. Riprendo da dove mi ero fermata e anche lui. Sento le sue mani avvicinarsi al mio seno. Mentre con i pollici stuzzica i capezzoli, un ondata di piacere mi pervadere completamente, fino ad arrivare fino al mio punto più sensibile. Mi sento stordita, ma il suono del telefono ci scuote entrambi.
Apro gli occhi, scendo velocemente da sopra di lui. Quello squillo ci ha riportato alla realtà. Cerco di rallentare i battiti mentre lui afferra il suo cellulare e risponde.
“ Pronto?” Sento una voce maschile all’altro capo del telefono. Allora mi rilasso. Pensavo fosse Marta. Mi avvicino di nuovo, visto che è ancora mezzo disteso sul letto e comincio a mordergli l’orecchio.  Lui mi fulmina, ma io continuo ad infastidirlo. Passo la lingua sul suo collo. Cerca di allontanarsi da me, ma non ci riesce, gli sto attaccata come un adesivo.
“ Smettila!” mi intima. Sorrido mentre sento che il suo interlocutore gli chiede qualcosa: “ Non stavo parlando con te!” Risponde Marco al suo amico.
Mi posiziono in mezzo alle sue gambe. Mi guarda ma non mi ferma. Mi mordo il labbro inferiore gli alzo la maglia e comincio a baciargli l’ addome e a fare piccoli cerchi con la lingua. Cerca di divincolarsi, dai miei baci, continua a dirmi:
“ Finiscila!” Sghignazzo, non lo ascolto minimamente.
Cerca di porre attenzione a ciò che gli viene detto dal suo amico ma non ci riesce. Si muove sempre più veloce per cercare di liberarsi da me e… bum! Cade dal letto trascinandosi dietro anche me. Cominciamo a ridere a crepapelle, distesi sul pavimento. Sento dal telefono il suo amico dire:
“ Pronto? Pronto? Marco?” Si porta il telefono all’orecchio e gli dice:
“ Ti richiamo!” Riattacca e continuano a ridere insieme. Mi giro verso di lui:
“ Ma chi ti fa ridere come me? Che faresti se non ci fossi?” Si fa serio, mi guarda fisso, mi sistema una ciocca dietro l’orecchio e poi mi prende tra le sue braccia e mi stringe forte. Dio, quanto mi piace stare insieme a lui. Lo faccio alzare. Ci stendiamo di nuovo sul letto. Ma non facciamo niente. Mi appoggio con la testa sul suo petto e lui con il braccio mi cinge la schiena.
“ Sai l’altro giorno pensavo che abbiamo una relazione strana…” mi guarda confuso.
“ In che senso?”
“ Beh! Prima di tutto siamo amici, però il legame che ci unisce va oltre l’amicizia, l’amore, l'attrazione. Siamo complici, ci spalleggiamo. Non saprei come spiegarlo…”
“ Abbiamo un rapporto elastico” mi dice semplicemente. Ci penso un attimo:
“ Sì, mi piace questa definizione. Abbiamo un rapporto elastico” sorrido e mi stringo a lui. Resterei tutta la sera così, ma il nostro tempo insieme è terminato. Si alza, si rimette le scarpe:
“ Devo andare.”
“ Lo so” mi fa male lasciarlo ma so che poi tornerà da me.
                                                           

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