1 capitolo - L'incontro

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È l’estate del 1996 e finalmente sono riuscita a chiudere completamente la storia che per più di un anno e mezzo mi ha tormentato. È stato veramente difficile trovare il coraggio di alzare la testa e uscire da quel pozzo dove era discesa da sola. La persona che diceva di amarmi, in realtà mi aveva allontanato da tutti i miei amici e mi aveva fatto sentire cattiva e colpevole. Anche quando alzava le mani su di me, riusciva a farmi pensare che me lo meritassi, perché lo facevo arrabbiare ed era quindi colpa mia se lui perdeva le staffe. Ricordo ancora la prima volta che accadde. Dopo il concerto di Santa Cecilia, ero stata inviata al compleanno di una mia amica e vicina di casa. Naturalmente accettai con gioia di partecipare ma  Jason, invece, non lo era per niente, perché sapeva che lì avrei incontrato anche un mio ex, Nico, con il quale ero uscita, forse per un mese, ma che nutriva speranze di riconquistarmi. Naturalmente, a me non importava niente di lui, non so nemmeno perché avevo accettato di starci insieme tempo prima, magari perché le mie amiche erano tutte fidanzate e io non mi volevo sentire diversa. Comunque già prima di varcare la soglia d’ ingresso, mi accorsi che Jason non era felice della mia decisione, ma io avevo voglia di divertirmi. Mentre parlavo con gli altri e li salutavo ascoltando gli ultimi pettegolezzi, lui si isolò da tutti e, nonostante cercassi di coinvolgerlo nella conversazione, faceva di tutto per rendersi antipatico e poco socievole. Questo suo atteggiamento mi dava sui nervi, era veramente infantile e mi stava rovinando l'uscita, quindi decisi di andarmene senza avvertirlo, visto che si comportava come se non esistessi. Mi incamminai verso casa mia a piedi, visto che distava poche centinaia di metri.  Ero quasi arrivata al cancello di casa, quando lo sentii che mi stava raggiungendo di corsa. Non volevo nemmeno guardarlo perché ero veramente arrabbiata, avrei voluto dirgli che era stupido a comportarsi in quel modo, ma non me ne dette il tempo, mi strattonò la giacca facendomi girare verso di lui e mi colpì in volto, talmente forte che rischiai di finire a terra. Non sono mai stata alta e nemmeno forte e mi prese talmente di sorpresa che i miei occhi rimasero sbarrati mentre l’orecchio che mi aveva colpito mi fischiava fortissimo. Lui mi guardò arrabbiato e allo stesso tempo inorridito per quello che mi aveva fatto e io in quel momento non riuscii nemmeno ad aprire bocca. Mi abbracciò e mi disse: “ Scusami, ti prego non so cosa mi sia preso.” Io in quel momento decisi comunque di perdonarlo. Se ci penso adesso, sapendo che quello sarebbe stato solo il primo dei tanti abusi e umiliazioni subite, sarei scappata lontana da lui.
Mi guardo allo specchio cercando di scoprire se la ragazza di prima, sorridente, solare è ancora lì e se un giorno riuscirà di nuovo a superare quella paura che ancora aleggia dentro di lei.
Oggi è una bella giornata dei primi di luglio e sono emozionata perché esco con un ragazzo. È stato lui a darmi la forza di oppormi a Jason. Paolo è più giovane di me, ma i suoi occhi colore nocciola, le labbra carnose e quei capelli mossi mi trasmettono una calma, di cui ho veramente bisogno. Decido di indossare una tuta intera di cotone blu a fiorellini bianchi, lunga fino a metà coscia, legata in vita e con lo scollo a v. Mi ammiro e penso che possa andare bene, non è troppo sexy ma nemmeno troppo casta. Saluto i miei genitori:
“ Ciao, io vado a prendere Teresa a casa sua poi andiamo a fare un giro a Chiusi”.
È una mezza verità, ma non mi va di raccontargli che esco con un ragazzo sapendo che magari starebbero in pensiero. Tra me e Paolo c'è stato solo qualche bacio ma sono stata chiara con lui al riguardo. Sono uscita da poco da una storia di due anni alquanto travagliata e non me la sento di cominciarne un’ altra. Voglio godermi la ritrovata libertà, le mie amiche e l'estate.
Salgo nella mia Pegiout 106 verde acqua, me l'ha comprata mio padre quando ho preso la patente di guida. Mi piace guidare con il finestrino abbassato, sentendo il vento che mi scompiglia i capelli e la radio che mi tiene compagnia. Arrivo a casa di Teresa, che abita proprio davanti al bar che frequenta Paolo. Ci siamo dati appuntamento fuori Città della Pieve perché non voglio che qualcuno mi veda con lui e lo vada a raccontare a Jason. So' che ci siamo lasciati, ma ancora mi fa paura, non solo per me ma anche per le persone che mi sono vicine. Quando ho deciso di lasciarlo lui è andato fuori di testa, mi perseguitava. Me lo trovavo ovunque andassi. Dopo che mi aveva minacciato con un cacciavite alla gola, non sono uscita da sola per diversi mesi. Scendo dall’auto e attraverso il giardino di casa di Teresa, suono il campanello e mi viene ad aprire sua madre. È una signora mora alquanto riservata:
“Buongiorno signora, c’è Teresa?”
“ Ciao Giorgia. Entra, è in camera sua che si prepara.”
Ormai conosco quella casa alla perfezione, visto che ci ho trascorso molto tempo negli ultimi mesi, percorro il corridoio e mi trovo Teresa che mi sta aspettando.
“Ciao Giorgia, vieni” Mi sorride timidamente. Mi piace molto Teresa, ha un anno più di me, capelli mori fin sotto le spalle e due occhi verdi bellissimi. Si mette sempre i jeans e gli anfibi, credo di non averla mai visto con una gonna.
“Ciao Teresa.” Mi guarda e capisco che vuole che le racconti come mi sento. Le sorrido: “ Sono emozionata, non so cosa faremo. Ci vediamo davanti alla chiesa di San Pietro. Mi sembra un secolo che non esco con qualcuno che mi piace e con cui posso parlare liberamente senza aver paura che le mie parole siano quelle sbagliate.”
“ A che ora ti aspetta?”
“ Alle 15.00” rispondo “ ma gli ho detto che prima sarei passata da te.”
“ Tu oggi che fai?"
“ Mi passa a prendere Yuri, faremo un giro da qualche parte.”
Yuri è il suo ragazzo da qualche anno. Benché lei sia mia amica, non lo conosco molto. Si veste come un rapper e ha un aspetto buffo. Credo che non sia un ragazzo molto appiccicoso e Teresa non parla molto di lui. Finiamo di truccarci, la saluto ed esco. Mentre salgo in auto, noto lo scooter di Paolo parcheggiato davanti al bar, sono sicura che lo ha sistemato lì per farmi capire che mi sta aspettando.
Arrivo al posto stabilito in meno di 10 minuti. Parcheggio, scendo e mi siedo su una panchina. Mi godo il sole, mi piace tantissimo vedere la luce che filtra dalle foglie degli alberi e sento in lontananza il suono dello scooter che si sta avvicinando.  Mi vede, rallenta e con un sorriso si ferma proprio davanti a me. Mi alzo e lui mi afferra in vita portandomi vicino a lui. Posso sentire le sue gambe che mi sfiorano i fianchi e mi bacia. È un bacio delicato e morbido. Gli metto le braccia intorno al collo per stringermi più vicina a lui. Appena si stacca da me, mi saluta e mi chiede:
“ Cosa ti va di fare?”
“ Non saprei. Non ci ho pensato molto”
“ Ti ho portato un regalo, l'ho fatto a lavorare”. Un regalo? Che pensiero gentile. Paolo ha smesso di studiare e lavora in un laboratorio che tratta l'argento insieme ad un’altra mia grande amica, Patty. Mi mostra un sacchetto porpora, lo apro e all’interno trovo un girocollo composto da segmenti di argento e metallo colorato. È veramente bello.
“Grazie, è splendido, lo porterò sempre al collo. Potresti aiutarmi ad allacciarlo?” Mi volto di schiena, alzo i capelli, anche se non sono lunghissimi, e dopo che me lo ha messo lo ringrazio ancora con un bacio. Lo vedo che è contento della mia reazione ma è anche in imbarazzo.
“ Dai salta in sella che ci facciamo un giro.” 
Stringo le braccia intorno a lui e mi appoggio alla sua schiena. Parte dirigendosi verso la collina.
Mentre andiamo a velocità moderata per poter parlare tra noi, ci affianca un auto che non conosco e il conducente si rivolge a Paolo:
“ Ehi, che fate di bello?” Lui gli sorride, probabilmente lo conosce:
“ Sinceramente stiamo cazzeggiando.” Sorride a sua volta e ci chiede:
“ Vi va di andare alle Cascate delle Marmore?” Paolo mi guarda:
“ Basta che per le 19.00 sia a casa.”
Quel ragazzo mi guarda e annuisce: “ Non c'è problema.”
Paolo parcheggia lo scooter vicino alla mia auto e mi presenta questo suo amico e la sua fidanzata.
“ Ciao, io sono Marco” mi porge la mano. Deve avere qualche anno più di me. Ha capelli portati indietro, mossi, occhi colore nocciola. Si volta e mi presenta la ragazza che è insieme a lui:
“ Lei è Marta.”
“ Ciao” mi stringe la mano. È una bella ragazza, ha capelli lunghi, mossi, castani scuri, legati alla base della nuca e due occhi azzurri molto belli. E un po’ più alta di me, ma è magra e con un bel decolté, non come me che ho fianchi larghi e poco seno. Se proprio le devo trovare un difetto, direi che ha la bocca troppo larga. Ci fanno salire sui sedili di dietro di questa Fiat Uno rossa, sbassata e tirata a lucido. Ha un odore di pulito, si vede che ci passa un sacco di tempo per tenerla così.
Paolo mi mette un braccio intorno alle spalle e io mi appoggio al suo petto godendomi la sua vicinanza. Appena partiamo, la radio canta canzoni di Vasco Rossi. Il mio accompagnatore è molto soddisfatto e mi fa cenno come per dirmi “ Hai sentito? questa si che è bella musica!” Io sbuffo. Credo che Marco mi abbia sentito e guardandomi dallo specchietto retrovisore mi chiede:
“ Non ti piace Vasco Rossi?”
“ Non particolarmente.” Effettivamente conosco poche canzoni di questo cantautore che in Italia credo sia il più ascoltato. Continua:
“ Che genere di musica ti piace?” Non sono mai stata una rockettara ma da un anno ho cominciato ad ascoltare Ligabue e mi piace. Quindi rispondo:
“Ligabue.” Marco preme un tasto dell’autoradio e cambia CD mettendo proprio i brani richiesti. Continua a guardarmi dallo specchietto e gli sorrido per la cortesia che mi ha dimostrato. A questo punto è Paolo che sbuffa per il cambio di musica. Io sorrido, perché mi sento bene tra le sue braccia, ascoltando musica che mi piace e con lo sguardo che si perde tra campi di girasoli, che sono i miei fiori preferiti.

Ci sediamo in un bar nel settore superiore delle Cascate e prendiamo da bere. Io e Marta parliamo insieme, mi chiede:
“ Come vi siete conosciuti con Paolo?”
“ L’ho conosciuto quest’inverno, conosceva il mio ex, Jason.” Continua:
“ Da quanto vi siete lasciati? Come mai?” Quant'è curiosa non ho voglia di parlare di lui, di quanto è stato stronzo e di quanto sono stata stupida a permetterglielo, quindi taglio corto:
“ Non era quello giusto e con lui non ero più felice.” Non so se la mia risposta la soddisfi ma non mi chiede altro e continua a bere il suo tè. Anche Marco ascolta la nostra conversazione ma a differenza di lei mi guarda come se capisse che la mia risposta è solo una parte della storia. Il pomeriggio comunque passa in modo piacevole e al ritorno ci congediamo da loro:
“ Grazie per la bella giornata.”  Marco ci fa scendere e poi riparte. Paolo mi bacia quando salgo in auto e mi dice:
“ Ci sentiamo domani.” Sorrido e parto.

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