Capitolo 9 - Uscita tra amici!

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La settimana è trascorsa velocemente e siamo già a venerdì. Ho raccontato dell' uscita a Monica, anche se non si tratta di un vero e proprio appuntamento. È rimasta prima a bocca aperta poi ha fatto un sorriso malizioso:
" Brava, brava, lo voglio proprio conoscere questo Don Giovanni"
" Ma che Don Giovanni, siamo solo amici oltretutto è fidanzato da un sacco di anni"
"Mmh, mmh!" Fa senza guardarmi e cercando dentro il mio armadio qualcosa da farmi indossare per la serata con Marco. Dopo aver scartato un sacco di abiti la sua scelta ricade su una gonna nera e camicetta bordeaux trasparente. La guardo alzando un sopracciglio e con aria scettica le dico, sapendo che sicuramente non sarà ciò che indosserò:
" Certo, come no! È proprio l'abbigliamento consono ad un' uscita tra amici." Fa un sorrisetto strano e aggiunge:
"Hai bisogno di qualcuno che ti dia una ripassata... da quando tempo è che non fai sesso?" Cerco di tapparmi le orecchie per non sentirla:
" Mamma mia, non voglio andare a letto con nessuno e in particolare non con uno che è impegnato!" Abbraccio il cuscino del mio letto e ci sprofondo il viso.
" Dicevo tanto per dire, se è più grande avrà esperienza..." mi guarda con la coda dell'occhio.
" Ma se sta da quattro anni con la stessa ragazza non credo che abbia cominciato a fare sesso a 10 anni!" ribatto.
" Non si sa mai!" Risponde e scoppiamo a ridere per la stronzata che ha detto. Alla fine opto per un paio di jeans e una maglietta a righe allacciata sul davanti. Non ho intenzione che pensi che voglio qualcosa di più di un amicizia.
Arrivo alle 22.00 al posto concordato e lui è già lì. Mi piacciono le persone puntuali. Un punto per lui. Parcheggio, prendo la borsa, la giacca e mi avvicino alla sua auto. So' che mi sta guardando dallo specchietto retrovisore, sento il suo sguardo su di me. Sono nervosa. Apro lo sportello e sfodero un sorriso.
" Ciao, è tanto che aspetti?" Mi squadra, non so perché, ma il modo in cui mi guarda mi mette in soggezione.
" No, sono appena arrivato" mi risponde con calma. Salgo e il solito odore di pulito mi pervade le narici. Poso la giacca e la borsa nei sedili di dietro, lui mette in moto e partiamo. Non mi interessa nemmeno dove andremo. Allaccio la cintura...
" Le tue amiche sanno che stasera esci con me?" Mentre mi fa la domanda mi getta occhiate veloci ma continua a guardare la strada.
" Sì, certo." Se tu fossi un serial killer e volessi gettare il mio corpo giù per un dirupo loro saprebbero che tu sei il colpevole.
" E cosa pensano di questa uscita?"
" Niente" mento. Non mi pare il caso di dirgli: Mi hanno detto di farmi dare una ripassata perché pensano che ne abbia bisogno. A questo pensiero mi scappa un sorriso che a lui non sfugge. Mi guarda curioso:
" Cosa hai da ridere?"
" Ridevo di me" mento dei nuovo. " Se mi avessero detto un anno fa che sarei uscita con un amico che conosco appena gli avrei detto che non sarebbe stato possibile."
" È così brutto passare del tempo con me?" Mi fissa.
" No... non lo so... te lo dico alla fine della serata." Sorrido nervosa.
" Sei sempre così confusa?" Mi gratto la testa:
" Di solito no, sei tu che mi mandi in confusione!"
" Io! Io! Ora è colpa mia se sei sempre indecisa?" Ci guardiamo e scoppiano a ridere. Finalmente l'imbarazzo iniziale è passato e comincio a rilassarmi. Lo stereo in sottofondo continua a passare canzoni di Vasco.
" Ti piace proprio tanto Vasco"
" Già...e a te, perché no?"
" Non conosco le sue canzoni."
" Non è possibile che tu non ne conosca nemmeno una" ribatte. Ci penso un attimo.
" Sì, quella che fa..." comincio a intonare la melodia: " la nostra relazione ha qualche cosa di diverso..."
" Ho capito" mi fa, con un sorriso appena accennato. " Ma ci sarà un motivo perché non ti piacciono le sue composizioni..."
" Non mi piacciono i testi, mi sembra rozzo, un po' volgare" rispondo. Si mette a trafficare sullo stereo fino a che comincia un assolo di chitarra, che non ho mai sentito, alzo lo sguardo su di lui, che con un sorriso che gli parte dagli occhi, comincia a mimare in sottofondo le stesse parole che canta Vasco: Ho perso un'altra occasione buona stasera, è andata a casa con il negro la troia...e primo o poi lo uccido..." dopo il primo momento di smarrimento, mi viene da ridere sia per il testo della canzone sia per l'espressione buffa che ha Marco... cerco di trattenermi mordendomi il labbro inferiore, ma non riesco. Inizio a ridere a crepapelle. Se pensava di farmi cambiare idea su Rossi, credo che non ci sia riuscito. Ci fermiamo nell'aria di sosta di Orvieto. Parcheggia e si siede sul sedile voltato verso di me. Mi slaccio anch'io la cintura di sicurezza e mi metto nella sua stessa posizione. Mi chiede:
" Hai risentito Paolo?" Mi abbuio un momento. Ha toccato un tasto dolente.
" No" rispondo cercando di scacciare la rabbia che provo per la situazione.
" Come mai ci tieni così tanto? Se non ti vuole perché continui a corrergli dietro. Non credo che ti faccia bene."
" Non mi interessa se non mi vuole" ribatto " ma mi dispiace vederlo buttarsi via così. Non lo capisco. Lui mi ha aiutata a trovare la luce, mi ha teso una mano, nel mio momento più buio..." mi guarda con aria interrogativa non capendo di cosa sto parlando, giustamente non conosce la mia storia. Quindi decido di raccontargliela. Non è facile per me parlarne, perché non mi piace essere giudicata, soprattutto da cui lo fa da fuori e non l'ha provata sulla propria pelle. Ma voglio provare ad aprirmi. Sento che posso fidarmi. Non so, mi sento molto a mio agio con lui.
" Tu conosci Jason?"
" Sì, sei stata con lui, giusto?"
" Un paio d'anni e sono stati i peggiori della mia vita. È stato un gran bastardo e io gliel'ho permesso."
" Che ha fatto, ti ha tradito?" Chiede con un sorriso derisorio appena accennato.
" Magari" dichiaro, con un ghigno nelle labbra e continuo: " Era gelosissimo e non accettava, che uscissi senza di lui, che avessi amiche, tanto meno amici maschi e se la pensavo diversamente da lui e mi ribellavo mi ritrovavo, con lividi in tutto il corpo." Alzo la testa, perché mentre racconto queste cose, sento ancora la vergogna, come se fosse stata colpa mia. Incontro il suo sguardo che da divertito si è fatto molto serio e le sue mani sono serrate a pugno.
" L' umiliazione più grande è stata quando, mi ha trovato alla Capannina a parlare con Paolo, su una poltroncina. Ero riuscita a farmi dare una serata libera per uscire con le mie amiche. Lui si è presentato lì e quando mi ha vista parlare con lui si è precipitato al tavolo, mi ha strattonato per un braccio e sono caduta a terra." Prendo un attimo di fiato, prima di continuare, sono come un fiume in piena. Lui abbassa il finestrino si accende una sigaretta, fa lunghe boccate, come se cercasse di trarne più calma possibile. Non mi guarda, ma so che mi ascolta. Continuo:
" Un ragazzo, lì accanto è intervenuto in mia difesa, ma avevo paura che facesse del male anche a lui, aveva gli occhi iniettati di sangue. Sono scoppiata a piangere. Sono intervenuti i buttafuori e l'hanno portato fuori, ma sapevo che al mio ritorno a casa ne avrei subito le conseguenze. E così è stato. Mi ha aspettato sotto casa e quando ho messo l'auto in garage, ha aperto gli sportelli per controllare se avevo fatto sesso con qualcuno. Non credo di essermi sentita più umiliata. Gli urlavo conto, che non doveva permettersi, se non si fidava di me, avrebbe fatto meglio a lasciarmi. Continuavo a dirgli di andarsene che mi faceva a schifo e lui dalla rabbia che provava, ha cominciato a colpirmi così forte che mi sono accasciata a terra, allora mi ha sferrato  un calcio all'addome, poi si è voltato e se ne è andato. Sono rimasta a terra per mezz'ora non tanto per il dolore fisico ma per il vuoto mentale che mi ha inferto." Alla fine del racconto mi scappa una lacrima, al ricordo del dolore che tento disperatamente di seppellire nel posto più nascosto del mio subconscio. Marco allunga una mano e con il pollice porta via la lacrima. Mi guarda in silenzio, capisco che non ha nessuna parola di conforto da dirmi. Rimette in moto l'auto e ripartiamo in direzione di casa. Aggiungo cercando di scacciare la tristezza che si è creata:
" Ora comunque ho imparato e se un giorno troverò qualcun'altro che mi piace, con il caxxo che gli permetterò di varcare la porta di casa mia, prima di averlo conosciuto bene. Dovrà passarne di tempo."
Mi guarda con il suo modo strano, so che sta architettando qualcosa. Ma cosa? Quando mi riporta alla mia auto sono quasi le 2.00. Il tempo è trascorso così veloce che non me ne sono accorta. Prima di scendere mi chiede:
" Cosa fai domani sera?"
" Vado alla Capannina con le ragazze" Mi sorride:
" Divertiti" poi serio aggiunge: " Ma stai attenta." Sono solo tre parole insignificanti, ma il suo sguardo nasconde un infinità di parole che solo noi, dopo il mio racconto comprendiamo. Mi sento sollevata di averglielo raccontato e gli sono grata che non abbia commentato. Prima di scendere gli dò un bacio sulla guancia. È un bacio di gratitudine e credo che lui lo comprenda appieno. Salgo sulla mia auto. Accendo il motore e mi avvio verso casa. Lui mi segue, fino a che non svolto verso casa, poi suona il clacson in segno di saluto, accelera e lo guardo sfrecciare via.

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