Capitolo 46 - Testimone o sposa

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Oggi finalmente è venerdì e mentre lavoro non faccio altro che pensare a Marco. Vedo arrivare Massimo in ufficio. Si siede alla mia scrivania e io alzo lo sguardo.
“ Buongiorno, posso esserti utile?” Mi guarda strano.
“ Non pensavo che tu fossi quel tipo di ragazza!” Mi dice continuando a fissarmi. Smetto di scrivere lo guardo perplessa:
“ Non capisco di cosa tu stia parlando!” sorride.
“ Guarda che non ti sto giudicando… anzi! Magari potresti trovare un po’ di tempo anche per me! Lo sai che terrei la bocca chiusa” si sta prendendo gioco di me, ma continuo a non capire.
“ Mi vuoi spiegare? Non ti seguo!”
“ Ieri sera ti ho visto salire in auto con due ragazzi!” Mi racconta con un sorrisetto malizioso nelle labbra. Ora sono riuscita a mettere in fila tutti i pezzi. Ma guarda che sbruffone!
“ Ah! Accidenti, speravo non si venisse a sapere!” Dico come se mi avesse beccato. Sbarra gli occhi, perché non crede che abbia confermato ciò che ho appena detto. “ Mi auguro che possa contare sulla tua discrezione” mi alzo dalla sedia giro intorno alla scrivania. Gli poggio una mano sopra la spalla poi gli sussurro vicino all’orecchio:“ Sai cosa mi piace fare con loro?” Sento che la sua curiosità aumenta:
“ Cosa?” Torno verso la mia sedia mi rimetto seduta e cambio espressione:
“ Mi piace indicargli gli idioti chi mi danno fastidio, poi se ne occupano loro. Per me sono come fratelli! L’espressione che usano di solito è: va soppresso.” Rimane un attimo sorpreso poi si alza e mi rincuora:
“ Tranquilla. Stavo solo scherzando. Non succederà più!”
“ Bene. Ci siamo chiariti. Ci vediamo Massimo.” Riprendo la mia penna e torno a scrivere. È proprio un caxxone!  Quando esce mi metto a ridere.

Mi sto preparando per uscire con Marco. Sicuramente mi chiederà di Lucky. Non posso dire una bugia, perché se ne accorgerà di sicuro. Me lo legge negli occhi quando mento. Quindi gli dirò una mezza verità. Non mi piace avere segreti con lui, ma ho paura di rovinare l’amicizia che c’è tra di loro.
Parcheggio al solito posto. Sono in leggero anticipo. Ascolto alla radio le ultime canzoni del festival di Sanremo. Mi piace molto quella di Patty Pravo. Già sento la voce di Marco dentro la testa che mi dice Naturale, il testo lo ha scritto Vasco. Mi metto a ridere da sola. Ora parlo con lui anche quando non c’è… sono completamente fuori di testa!
Eccolo. Salgo sulla sua auto sempre perfetta.
“ Ciao” gli poso un bacio sulle labbra poi gli faccio un sorriso.
“ Ciao Piccola!” Parte e io mi sistemo sul sedile.
“ Com’è andata al lavoro?" Ripenso a Massimo e a quanto è stato deficiente, ma preferisco non dirglielo, non c’è ne è bisogno.
“ Bene. È più facile lavorare con i maschi che con le femmine. Voi siete più semplici, la donne sono delle vipere, quando vogliono!” rispondo.
“ A che ora smetti di lavorare?”
“ Alle 17.30” rispondo.
“ Ci vai tutte le sere a trovare Lucky?” Ecco cosa voleva sapere!
“ No. Qualche sera fa, quando sono uscita, non avevo voglia di tornare a casa. Era presto. Ho fatto un giro al centro commerciale e ci siamo incontrati” non è una bugia. “ Così mi ha portato a vedere il suo ufficio e abbiamo fatto quattro chiacchiere!”
“ Di cosa avete parlato?” insiste.
“ Ma, più che altro del lavoro…” taglio corto.
“ E basta?”
“ Cosa c’è Marco, hai paura che mi racconti qualcosa su di te, che non vuoi che sappia?” Gli dico sporgendomi verso di lui, per guardarlo negli occhi.
“ Tu sai tutto di me.”
“ Allora finiscila con questo interrogatorio perché non ho intenzione di passare la serata a parlare di Lucky.” Stringo con le labbra il lobo del suo orecchio. Lo sento sussultare.Mi guarda con quel luccichio negli occhi che mi fa impazzire. Se solo sapesse quanto tengo a lui non avrebbe bisogno di fare domande su Lucky. Chiude l’argomento.
Arriviamo a Monte San Savino. Parcheggia sotto il raccordo. Sposta il suo sedile indietro e si gira verso di me, per poter guardarci meglio. Abbassa il finestrino e accende una sigaretta. Mi piace guardarlo fare le cose più semplici. Voglio imprimere nella mia memoria, ogni singolo momento che passo con lui.
“ Perché mi fissi?” Sarebbe difficile spiegargli che per me è come l’ossigeno, senza fargli capire quanto lo amo.
“ Mi chiedevo da quanto tempo fumi…”
“ Ho cominciato al militare.” Finita la sigaretta si mette un chewing-gum in bocca. Mi si stampa un sorriso in faccia.
“ Cosa hai, ora da sorridere?” Vorrei dirgli che già sento il suo sapore di tabacco e menta nella mia lingua e il solo pensiero mi fa impazzire… ma non dirò nemmeno questo. Evito di rispondere alla sua domanda. Mi alzo dal sedile. Capisce che voglio salire sopra di lui. Si sposta per farmi posto sopra le sue gambe. Lo guardo fisso. Poi i miei occhi scendono sulle sue labbra. Ci passo l’indice e mi passo la lingua sul mio labbro inferiore assaporando già il piacere che proverò nel sentire la sua bocca sulla mia.
Mi prende una ciocca di capelli e come sempre me li sistema dietro l’orecchio. Mi piace tantissimo quando lo fa.
Torno con lo sguardo sui suoi occhi. Mi avvicino a lui e comincio lentamente a baciargli l’angolo della bocca, passo delicatamente la lingua sul suo labbro inferiore. Si sposta per baciarmi, ma mi allontano per impedirglielo, poi con la testa faccio cenno di no e ricomincio a torturarlo lentamente.
Gli poso piccoli baci lungo la mascella fino ad arrivare sotto il suo orecchio. Lo sfioro con il naso e  inspiro intensamente. Voglio ricordarmi anche il suo odore. Passo la lingua sul suo collo e gli prendo tra i denti il suo lobo. Sento che il suo corpo risponde ai miei baci e inizio a dondolarmi lentamente sopra di lui.
Il suo respiro è sempre più corto. Non c’è la faccio più. Ho bisogno di sentire il suo sapore. Mi avvicino ma Marco mi prende per la nuca e mi bacia intensamente. Sento un brivido percorrermi tutta.
La sua mano poi scende nel mio collo, come la sua bocca. Ansimo di piacere quando la sua mano scende nel mio seno.
Si stacca velocemente da me, soffro terribilmente per la perdita di contatto. Mi sfila la maglia, non mi chiede nemmeno il permesso, tanto ha capito che non farei opposizione. Ho un semplice reggiseno di cotone bianco, se avessi saputo che sarebbe successo questo, ne avrei messo uno un po’ più intrigante.
Voglio sentire la mia pelle a contatto con la sua. Quindi faccio lo stesso con lui. Gli sfilo la maglia e la getto nel sedile di dietro, dov’è finita anche la mia. Mi sento il cuore in gola. Il mio seno che si alza e si abbassa al ritmo del mio respiro affannato. Mi riapproprio della sua bocca calda e umida. Continuo a strusciarmi contro di lui mentre passo le mie mani sulla sua schiena nuda.
Lui comincia a baciarmi il collo mentre sento le sue mani che sganciano il reggiseno e lo sfilano andando a fare compagnia al resto dei nostri indumenti.  Sento la sua lingua sui miei capezzoli e il piacere che provo è indescrivibile. Affondo le mani tra i suoi capelli mentre lui, con le mani, spinge i miei fianchi verso di sé. Ansimo di piacere, sento di essere completamente bagnata per lui.
Inarco la schiena per avvicinarmi ancora di più al suo corpo.  Mi abbasso per cercare la leva del sedile voglio anch’io assaporare la sua pelle. Finalmente la trovo la tiro e mi ritrovo stesa su di lui. Gli sorrido, mi mordo il labbro, e  partendo dal suo orecchio comincio a mordicchiarlo mentre le mie mani accarezzano le sue braccia . Continuo a scendere con le labbra sul suo collo fino al suo torace. Passo la lingua intorno ad un suo capezzolo e glielo succhio delicatamente.
“ Mi fai impazzire, Piccola” mi dice. Sorrido senza staccare le labbra dalla sua pelle. Continuo a fare piccoli cerchi con la lingua sul suo torace e passo la punta dell' indice all’interno dell’attaccatura dei suoi jeans, percorrendo il suo basso ventre. lo sento smettere di respirare. Alzo lo sguardo e incontro i suoi occhi pieni di desiderio come i miei.
“ Piccola, so che pensi che fare l’amore in macchina sia squallido, ma stai oltrepassando il limite… potrei non rispondere più di me!...”
Mi sta dando la possibilità di fermarmi. Non nego che lo vorrei sentire gemere di piacere insieme a me. Mi avvicino al suo volto, gli passo la lingua sulle labbra e gli mordicchio il labbro inferiore e poi gli dico guardandolo senza staccare gli occhi dai suoi:
“ Ok, mi fermo! Ti violenterò un’altra volta!” Fa un sorrisetto e mi abbraccia. Poso la testa sul suo petto. Sento i battiti rallentare. Come vorrei che quel cuore mi appartenesse! Mi pone un bacio tra i capelli:
“ Ogni volta che fai così comunque mi uccidi!” Capisco che vorrebbe di più da me e io non riesco a pensare razionalmente quando sono con lui.
“ Dovresti trovarti una compagnia migliore” rispondo. Non lo penso, ma non credo di essere pronta ad andare oltre. Si scosta leggermente e mi alza il mento per guardarmi negli occhi:
“ Io non esco con te per portarti a letto” mi dice serio.
Le sue parole mi confortano incredibilmente e vorrei chiedergli perché allora esce con me, ma ho paura che la sua risposta possa non essere quella che vorrei, quindi decido che è meglio non sapere. Accenno un sorriso.
Torno nel mio sedile. Cerco di recuperare i vestiti.  Mi fissa.
“ Smetti di guardarmi. Mi metti in imbarazzo!” Gli dico senza voltarmi.
“ Non hai niente di cui vergognarti. Mi piaci come sei e con me, non devi sentirti a disagio”  riesce sempre a tranquillizzarmi. Mentre mi rivesto, abbassa un po’ il finestrino. Si accende una sigaretta. Ha un espressione pensierosa. Ormai lo conosco abbastanza:
“Cosa sta architettando quella tua testolina?” Si porta l’indice sulle labbra e c’è lo passa sopra. Questo gesto lo fa quando sta riflettendo su come formulare una domanda.
“ Non ho ancora deciso…” pronuncia.
“ Cosa non hai deciso?” Lo esorto a continuare.
“ Se mi farai da testimone o da sposa!” Il mio cuore perde un battito. Ma sicuramente si sta divertendo a prendermi in giro.
“ Sei convinto di essere portato per il matrimonio?” Ribatto.
“ Perché?”
“ Alla base di un buon matrimonio c'è la fedeltà… rispetto reciproco e una serie di compromessi. Non mi pare che siano proprio il tuo forte!!” 
“ Quindi rifiuteresti la mia offerta?”
No, accetterei subito. Ma se ci penso razionalmente, so che non mi piacerebbe vederlo guardare un’altra donna con gli stessi occhi con cui guarda me. Quindi il testimone non potrei farlo. La sposa?.... Nemmeno. Probabilmente finirei ad avere lo stesso ruolo che ha Marta. Adesso sono il carnefice, non mi piacerebbe essere la vittima.
In questo momento io per lui sono una novità, ma poi si stancherebbe di me. Noi funzioniamo solo perché non ci apparteniamo. Sembra un controsenso, ma credo proprio che sia così. Quindi rispondo:
“ Assolutamente sì. Come testimone avrei il dovere di mettere in guardia quella ipotetica martire dal guaio in cui si sta ficcando e come sposa… no grazie, conosco tutte le tue debolezze, non mi piacerebbe vederti correre dietro ad ogni gonnella che ti gira intorno!... Però se un giorno ti sposerai verrò sicuramente in chiesa, per vederlo con i miei occhi. Vorrei proprio conoscere colei che ti farà capitolare!”
“ Io non corro dietro a nessuna gonnella!” Si difende. Ma non ha un tono credibile.
“ Giusto, si ritrovano senza, così velocemente che non sanno nemmeno com’è successo!” Si mette a ridere e io con lui.

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