Capitolo 67 - Ci apparteniamo

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È venerdì, ho sentito Marco all’ora di pranzo. Stasera insieme a noi c’è Lucky, quindi gli ho proposto di stare tutti insieme anche con le mie amiche. Peccato che non ci sia Monica, lei è quella che ha più bisogno di farsi un opinione migliore di lui.
All’inizio mi ha spinto ad uscirci, ma perché pensava che fosse solo un passatempo di qualche settimana, invece ora, sa che quando finirà ne uscirò con le ossa rotte e le dispiace. Non mi direbbe mai di troncare con lui, anche perché sa che non ci riuscirei, ma quando usciamo insieme ed incontriamo qualcuno che conosce, me lo presenta e cerca in tutte le maniere di spingermi a provare ad intavolarci un discorso, magari ad uscirci. Invece poi, mi ritrovo a fare paragoni e non c’è nessuno che mi faccia ridere, divertire e che mi fa stare bene come Marco. Mi conosce meglio di quanto mi conosca io, legge nei miei pensieri. Riesce sempre a stupirmi, cosa non semplice, visto che di solito sò cosa aspettarmi da tutti. Con lui sono me stessa, nel bene e nel male e non mi giudica. Io e lui siamo metà della stessa mela.

Passo a prendere Marika. Quando arrivo da Teresa, le auto di Marco e Lucky sono posteggiate davanti ai giardini. Ci sono anche Patty e Viola.
“Ciao!” le saluto andandogli incontro. “ Vi dispiace se stasera si uniscono a noi Marco e Lucky?”
“ Certo che no!” risponde Patty. Sinceramente non abbiamo programmato niente. Quindi raggiungiamo i nostri compagni di serata. Sono appoggiati al nostro solito muretto. Sorrido avvicinandomi. Ripenso ancora all’espressione che aveva martedì! Mi metto accanto a lui.
“ Cos’hai da ridere?” Mi chiede vicino ad un orecchio, per non farsi sentire.
“ Niente!” Provo a mordermi il labbro inferiore per non ridere, ma  senza un gran risultato.
“ Non è vero…” mi fissa.
“ Pensavo alla tua espressione di martedì…”
“ Penso ancora che sei una stronza.” Mi sussurra.
“ Oh! Ho imparato dal migliore! Sai come dice il proverbio: chi va con lo zoppo impara a zoppicare…”  sghignazzo.
“ Guarda, che se non smetti di ridere di me ti faccio così tanto solletico…” Si sposta davanti alla mia persona.
“ Ok, ok, ok!” Alzo le mani in segno di resa. Mi è così vicino che vorrei stampargli un bacio come si deve. Basta Giorgia, smetti di fare questi pensieri! Per distrarmi mi avvicino a Lucky per salutarlo.
“ Ehi! Come va?” Mi sorride.
“ Bene!”
“ Mi fa piacere. Allora cosa facciamo?” Chiedo, visto che le mie amiche, non hanno molta confidenza con Marco ne tanto meno con Lucky.
“ Potremmo farci un giro verso Orvieto!” Suggerisce.
“ Certo. Perché no!” rispondo. Mi giro per vedere se le altre sono d’accordo. Annuiscono. 
“ Bene allora!” Ci avviamo verso le loro auto ma tutte le ragazze sono andate con Marco, sono già in quattro e con lui hanno riempito l'abitacolo. Guardo Lucky.
“ Vengo io con te!” Marco mi fissa mentre entro nell’auto di Lorenzo. È serio. Spero che non se la prenda, ma non è colpa mia. Ci avviamo.
“ Allora? Come va con Sofia?” Chiedo.
“ Bene. È molto dolce”
“ Sì, ti credo. Vacci piano, ok?”
“ Se ti dicessi che me ne potrei innamorare che ne penseresti?” Mi volto per vedere se mi sta prendendo in giro.
“ Sarei contenta per voi.” Come vorrei che anche Marco potesse provare per me lo stesso sentimento. Devo smettere di torturarmi così.
“ Con Marco come va?” Credo che abbia visto che sono pensierosa.
“ Come al solito.” Mi sento frustrata.
“ Che ne dici se domenica mattina andiamo a vedere la manifestazione dello Spino?” Lo guardo un po’ confusa. “ Sarà divertente!” aggiunge.
“ Sai che ti dico? Ci vengo volentieri!” Sorrido. Credo che abbia capito che Marco è un argomento delicato. Quindi  continuiamo a parlare di lavoro, di caxxate, ma non di lui.
Arrivati ad Orvieto, ci facciamo un giro intorno alla città, poi riprendiamo un’altra strada per tornare verso casa che passa per gli Appennini. Ma prima di cominciare la salita, Marco accosta l’auto sul ciglio della strada e Lucky fa lo stesso. Scendono e si avvicinano per parlare. È buio, non vedo bene cosa si dicono, poi Marco si dirige verso di me e sale sull'auto di Lucky. Ingrana la marcia e parte. Stranamente, non tiene la stessa andatura che ha quando è in auto con me. Anzi, sembra che voglia fare il rally per questa strada. Io mi sento sballottare da tutte le parti. Sono piccoletta cerco di sorreggermi. Ma non me la sento di dirgli di rallentare. Credo che sia incaxxato con me! Non mi dice una sola parola finché non siamo in cima al valico. A quel punto accosta su uno spiazzo, spegne il motore, sposta il sedile e mi fissa.
“ Perché sei salita con lui?” I suoi occhi mi trafiggono e la sua voce ha quella calma che maschera la sua irritazione.
“ Le altre sono venute tutte con te! Non avevo molta scelta!” Continua a guardarmi, poi abbassa il finestrino e si accende una sigaretta. Distoglie lo sguardo. Non riesco a capire cosa stia pensando.
“ Ehi! Guardami!” Butta via la sigaretta anche se ne ha tirato solo poche boccate. Sbuffa e poi intreccia le mani sopra la testa. Prendo il suo mento e lo costringo a girarsi verso di me.
“ Mi dici, cosa ti preoccupa?” Cerco di capire cosa non mi dice.
“ Mi fai innervosire! Fai di tutto per confondermi…” Quella confusa sono io.
“ Scusami? Cosa avrei fatto?” Chiedo per difendermi. Continua a guardarmi ma non mi risponde. Sembra proprio che sia geloso di Lucky. È ridicolo. So benissimo che non otterrò alcuna conferma a queste mie supposizioni, ma non mi piace vederlo così. Mi avvicino, gli accarezzo una guancia. Passo il mio pollice sulle sue labbra. Chiude gli occhi. Vorrei poter leggere i suoi pensieri… mi avvicino ancora di più. Sento il suo respiro caldo addosso poi poso dolcemente le mie labbra sulle sue. Voglio che comprenda che non ha nulla da temere. Vorrei dirgli che lo amo, ma questo è un terreno minato e potrebbe mandare in pezzi il mio fragile cuore, se non fossi ricambiata. Mi basta assaggiare le sue labbra e sentire che ricambia per farmi sussultare. Mi stacco un attimo per guardarlo dritto nei suoi occhi. Non abbiamo bisogno di parlare. Ci capiamo perfettamente.
Lui mi appartiene, come io appartengo a lui, nonostante non siamo ufficialmente legati.
Quando Lucky ci raggiunge la tensione tra noi è svanita. Siamo di nuovo in perfetta sintonia. Si volta a guardare i fari che ci illuminano, scende e lascia l’auto al suo legittimo proprietario. Mi dispiace che si allontani di nuovo da me. Lucky si siede e mi guarda.
“ Va tutto bene?” Chiede.
“ Sì, è tutto a posto!” Solo a queste parole sorride.
“ Cosa c’è di tanto buffo?”
“ Vedere come lo riduci…” sono perplessa.
“ Cosa intendi?”
“ Ma lo hai visto? È una delle persone più menefreghiste che conosco. Non si preoccupa di nessuno, ma quando si tratta di te... Non sa come gestirti…” mi viene da ridere. Non penso di poter mettere in difficoltà uno come Marco.
“ Cosa ti ha detto per venire in auto con me?” Sono curiosa.
“ Ho bisogno di parlare con lei. Fai piano, dacci tempo. Era molto frustrato e arrabbiato.” Ride.
“ Mi basterebbe che mi volesse bene la metà di quanto gliene voglio io” Lucky mi guarda.
“ Glielo hai detto cosa provi?”
“ Non posso. So benissimo qual’è il mio posto in questa storia. Fin dall’inizio sapevo a cosa andavo incontro, quindi non pretendo niente da lui.”
“ Secondo me, non si è reso conto fino in fondo quanto tiene a te e se tu non gli dici apertamente ciò che provi... Come farà a capirlo?”
“ Se lo sapesse, mi terrebbe in pugno. Io non voglio che pensi di poter fare il bello e il cattivo tempo con me! Ha già troppa influenza!”
Non ribatte niente.

Siamo arrivati a Città della Pieve. Torniamo ai giardini. Benché sia tardi l’aria è tiepida. Si sta bene fuori. Andiamo al bar a prendere da bere. Mi metto vicino a Marco seduta sul nostro muretto. Allungo le braccia e gliele metto intorno al collo. Si volta a guardarmi. Sorrido. Non mi importa niente di mostrare a tutti quello che provo. Ricambia il sorriso. Appoggio la testa sulla sua spalla. Posso sentire il suo profumo.
“ Avrei voglia di darti un bacio.” Gli sussurro alzando la testa per avvicinarmi al suo orecchio.
“ E cosa aspetti?” Mi risponde graffiandomi la guancia con la barba di qualche giorno. Mi guardo intorno.
“ Ci sono un po’ troppe persone, non credi?” Alza lo sguardo dando un occhiata. Poi ritorna nella posizione in cui si trovava.
“ Non mi sembrano interessate a noi…” è così vicino che posso sentire il suo respiro caldo sul collo. Caxxo! Non resisto.
Ruoto il viso quanto basta per trovare le sue labbra. Appena le poso sopra le sue un brivido di piacere mi scuote. Schiudo appena la bocca per cercare la sua lingua. Vorrei essere da sola con lui in questo momento per lasciarmi andare alle emozioni che mi fa provare.
Si allontana da me prima che io smetta del tutto di ragionare. Dovrei essergli grata di essere più distaccato di quanto lo sia io, ma il desiderio di lui è più potente del raziocinio che possiedo.
Mi guarda e mi sorride con quell’espressione strana che ormai conosco bene. Sono convinta che ride di me, soddisfatto del potere che la sua vicinanza esercita su di me!

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