Capitolo 56 - Ma come osa?

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È giovedì sera, passo a prendere Monica e poi Teresa. Lì ci aspetta anche Patty. Propone lei di prendere l’auto. Quindi la lascio parcheggiata davanti al parco.
C’è ne andiamo al pub lì a Città della Pieve. Mi piace ascoltare gli ultimi pettegolezzi del gruppo.
“ Che facciamo domani sera?” Chiede Patty.
“ Io domani sera non sono dei vostri!” Dico.
“ Hai ripreso a vederti con Marco?” Si informa subito. Mi sento gli occhi di tutte puntati addosso.
“ No!” Chissà perché è la prima cosa che gli viene in mente. È così evidente che sono ancora pazza di lui?
“ Esco con dei colleghi di lavoro. Andiamo a ballare al Vispa.” 
“ C’è anche Massimo?” Chiede Monica.
“ Sì”
“ Non è che tu e Massimo…” insinua.
“ Ma sei impazzita?” Alzo la voce. “ Assolutamente no. Mi viene il voltastomaco solo a pensarci!”
“ Ok! Scusa ma dovevo esserne sicura!” Mi dice sorridendo.
Mi ci vorrebbe qualcuno che riuscisse a togliermi Marco dal cuore, ma non è di sicuro Massimo.

Quando entriamo allo Chéri, lo cerco con gli occhi. So che c’è perché ho visto la sua auto parcheggiata fuori. Lo vedo in lontananza. Anche se voltato di spalle lo riconoscerei tra un milione di persone. Mi avvicino, mi guarda e mi sorride. Mi basta questo per farmi stare bene. C’è anche Lucky, con lui. So che ogni tanto si vede con Sofia.
“ Ciao!” saluto entrambi. “ Come va?”
“ Bene” Mi dice Lucky. È più contento del solito. Non ne capisco il motivo. Vorrei indagare, ma sento Betty alle mie spalle.
“ Ciao!" la saluto.
“ Andiamo a bere qualcosa!” Mi prende per mano e mi porta verso il bar. Io la seguo non avendo molta scelta.
“ Tutto bene?” Le chiedo. Non è mai così espansiva con me.
“ Come al solito.” Il suo tono non è che sia dei più felici.
“ Si tratta ancora di quel ragazzo?”
“ Sì” mi risponde. “ Venerdì scorso è venuto alla Capannina e si è portato una ragazza dietro. Mi sono messa a piangere. È stato un vero stronzo!” Non posso nemmeno pensare come mi sentirei a vedere Marco che mostra attenzioni ad un’altra. Solo il pensiero mi fa stare male, ma in fondo l’ho mollato io, magari ha già qualcuna con cui mi ha rimpiazzato. Non ci voglio pensare. Bevo un sorso di Negroni. Caxxo se è forte! Sento la gola in fiamme. Dopo aver salutato Betty ritorno dalle ragazze. Non voglio girare intorno a Marco e a Lucky ma i miei occhi continuano a cercarlo. L’alcol mi ha rilassato e mi gira un po’ la testa. Faccio un giro con Monica e trovo Lucky.
“ Ciao di nuovo” Mi sorride.
“ Ho saputo la novità!” In quel momento non afferro le sue parole.
“ Quali novità?”
“ Marco mi ha raccontato che Marta vi ha beccato… e che tu lo hai lasciato.” Lo guardo perplessa. Alzo l'indice:
“ Non l’ho lasciato. Per lasciare una persona dovresti stare con lei. Io e lui non siamo mai stati insieme.” Marco è poco distante lo guardo, mi attanaglia la tristezza: “ Lui non è mai stato mio e so che non lo sarà mai.” C'è molta tristezza nella mia voce: “ Mi manca così tanto!”
Questo non avrei dovuto dirlo a voce alta ma la mia lingua, sotto l’effetto del liquore si è sciolta.
Lucky mi guarda un po’ sorpreso. Capisco che sarei dovuta star zitta ma ormai ho parlato. Gli metto una mano sul braccio:
“ Ti prego non glielo dire! Non so cosa mi sia preso!” Credo, che per la prima volta Lucky abbia capito i miei reali sentimenti per Marco.
“ Sta tranquilla! Non dirò una parola.” Mi sorride complice e mette la sua mano sopra la mia. Sento che mi posso fidare di lui. Non credo che Marco ci abbia visto parlare. Meglio così. Mentre gli passo accanto mi ferma:
“ Ehi! Mi stai evitando?”
“ No, Assolutamente.”
“ Ti riaccompagno io a casa?” Lo guardo sospettosa.
“ No!” Dico fermamente.
“ Perché?” È incredibile!
“ Lo sai che non voglio stare da sola con te!” Vedo il suo sorriso allargarsi:
“ Ma non siamo soli, c’è anche Lucky!” In questo caso... L’idea non mi dispiace. Ho voglia di trascorrere un po’di tempo con lui.
“ Va bene. Allora vengo con voi. Ho l'auto a casa di Teresa”
“ Lo so, l’ho vista” Sorride.

Come sempre, quando siamo tutti insieme,  mi sistemo dietro, in mezzo ai sedili. Mentre parliamo appoggio il viso sul sedile di Marco. Sono così vicina che posso respirare il suo profumo. Caxxo, quanto mi manca! Vorrei mordicchiargli il collo.
Entra nel parcheggio della stazione di Chiusi. Perché si è  fermato qui? Alzo la testa. Lucky scende.
“ Grazie del passaggio!” A quel punto noto la sua auto parcheggiata.
Che bastardo, sapeva che saremmo rimasti soli!
Lucky abbassa il sedile davanti per farmi scendere. Resto in attimo immobile. Non so cosa fare.
“ Ehi! Forza vieni davanti” Marco mi sollecita. Lo guardo incaxxata. Mi ha preso in giro e io ci sono caduta come una cretina.  Non mi va di dargliela vinta.
“ Lorenzo potresti accompagnarmi tu?” È il mio orgoglio che parla. Lucky mi guarda sorpreso poi cerca nel suo amico un segno, per sapere come rispondere. Marco mi fulmina. Vedo che si sta spazientendo. Credo di essere la persona con chi si incaxxa di più. Siamo entrambi testardi e orgogliosi. Non ci piacciono i compromessi anche se, da quando lo conosco, mi capita spesso di scenderci.
“ Non dire stronzate.” Il tono della sua voce è tagliente. Mi volto verso di lui seria. Capisce che sono furiosa. Scende dell’auto. Mi fissa un attimo:
“ Scusa, non volevo ingannarti!” Il tono della sua voce si è ridimensionato. So che dire queste parole gli è costato molto. Cerco di calmarmi anch'io.
“Ok. Accetto le tue scuse. Non ci riprovare!” Sono ancora un po’ arrabbiata ma mi sta passando. Lucky ci ha guardato in disparte. Non è intervenuto. Probabilmente crede che siamo matti!  Solo ora parla:
“ Va bene! Io ora vado!” Ci saluta e si allontana.
Marco rientra in auto, mentre io continuo a restare in piedi vicino allo sportello.
“ Vuoi rimanere impalata lì tutta la notte?!” mi brontola. Quanto è odioso! Lo trafiggo con lo sguardo. Sospira. Cambia tono di voce: “ Ti ho chiesto anche scusa!” Capisco che c’è la sta mettendo tutta per essere gentile.
A quel punto mi accomodo nel sedile e chiudo lo sportello. Prende una sigaretta, abbassa un po’ il finestrino, poi parte.
“ Non fare più questi giochetti con me!” Non lo guardo mentre parlo. Perché so che se lui mi sorridesse la mia rabbia si dissolverebbe in un attimo.
“ Non pensavo che te la saresti presa tanto…volevo giocare con te, non farti arrabbiare!” Allunga la sua mano sul mio ginocchio rivolta verso l’alto. Vuole che gliela stringa. Non riesco ad avercela con lui. Ci poso la mia e le intrecciamo. Alzo lo sguardo e incontro i suoi occhi. Si porta la mia mano alla bocca e la bacia. Il mio cuore sussulta. Faccio lo stesso gesto. A modo nostro abbiamo fatto pace.
Restiamo in silenzio. È la prima volta che ci siamo quasi scontrati apertamente. Interrompe il silenzio:
“ Non ti manco nemmeno un po’?” Mi guarda per leggere nei miei occhi la risposta. Dovrei dirgli di no, ma mentirei sia a lui che a me stessa.
“ Certo che mi manchi…” Siamo arrivati. Parcheggia dietro la mia auto. Vedo che è soddisfatto della mia risposta ma capisce che c’è dell’altro:
“ Ma…” cerca di farmi parlare.
“ Ma dopo quello che è successo venerdì scorso… non è giusto ciò che facciamo. La mia coscienza non si sente a posto…”
“ La tua coscienza sta bene come la mia!” Ribatte.
“ Senti, non voglio farti fare niente che tu non voglia. Domani sera usciamo insieme, come amici.” Alza le mani come per dimostrare che farà il bravo. Resto in silenzio guardandolo:
“ Non posso!” Sbuffa. Credo che non sappia più cosa fare per farmi cambiare idea. “ Vado a ballare al Vispa!”
“ Prendi tu l’auto?” Dà per scontato che ci vada con le mie amiche.
“ Non ci vado con le ragazze!” rispondo. Mi fissa serio.
“ Con chi ci vai?” il tono della sua voce è cambiato.
“ Con due miei colleghi di lavoro!” Rimane spiazzato.
“ Due colleghi maschi?” Puntualizza.
“ Sì. Non hai niente da temere. Sono a posto.” Cerco di tranquillizzarlo, perché mi accorgo che si sta di nuovo alterando. Si accarezza le dita sulle labbra. Quando fa questo gesto so che sta architettando qualcosa...
“ Ora devo andare!” Gli dico. Sto per scendere:
“ Non mettere la gonna!” Mi ordina. Mi volto verso di lui. Cosa? Come osa dirmi cosa mettere? Non è mica mio padre!
“ Non puoi dirmi cosa indossare. Io metto ciò che voglio!” Rispondo determinata.
“ Non metterti la gonna!” Insiste. “ Guarda che lo scopro se la metti!” Mi minaccia con un ghigno che conosco bene. Non cedo nemmeno io:
“ Ti ripeto. Metterò ciò che mi và!” Sono perentoria. “ Buonanotte.” Chiudo lo sportello.
Lo vedo sorridere. So perfettamente che si presenterà al Vispa per accertarsi che abbia ubbidito. Ora per dimostrargli che non prendo ordini da nessuno, compreso lui, dovrò indossare una gonna, maledizione!

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