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I giorni passavano e le cose in casa Di Francesco sembravano andare sempre meglio. Suo padre ci aveva messo un po' per elaborare la notizia, ma alla fine abbracciò sua figlia.

L'amava e non l'avrebbe abbandonata.

Era facile, secondo lui fare i genitori nei momenti felici e belli. Ma il vero genitore veniva fuori nel momento in cui c'era qualche ostacolo da affrontare, come una vera famiglia lo avrebbero fatto insieme.

Quel giorno Angelica aveva deciso di chiamare Damiano. Aveva bisogno di sentirlo.

Si sedette su una panchina, giusto davanti al mare. Ormai ci andava quasi sempre, era diventato il suo posto felice.

Compose il numero ed il cuore prese a batterle fortissimo.

-Angelica?- Ripose stupito.

-Ciao- Disse semplicemente.

-Ciao, va tutto bene?- Chiese agitato, non si aspettava la sua chiamata.

-Si, sto bene... tu? Come stai?- Stavolta era davvero interessata alla risposta.

-Bene, adesso molto meglio- Lo poté sentire sorridere.

-Stavi facendo qualcosa di importante?- Chiese lei, non sapendo cosa dirgli.

-Nono, assolutamente. Come mai hai chiamato?- Sperava vivamente non fraintendesse.

Lei rimase spiazzata, non sapeva cosa rispondere. Non poteva dirgli che gli mancava, causa ormoni.

-Volevo sentirti, è da un po' che non ti sento- Provò a tenere la voce ferma.

-Un mese e mezzo- Disse lui sicuro.

-Cosa?- Era stupita, non se lo aspettava.

-Non ci sentiamo da un mese e mezzo- Lo sapeva.

-Già- Sussurrò.

-Beh? Come procede l'università?- Cercò di cambiare tono.

-Bene, ho un altro esame il mese prossimo- Disse tenendo la voce bassa.

-Sono contento stia andando tutto bene- Ammise.

-Voi? Come procede il tour?- Guardò il mare e prese un grande respiro.

-Una bomba, sono davvero felice- Lo era davvero, ma poi si rattristò.

-Mi manchi- Disse in un sussurro.

-Non dirlo..- Chiuse gli occhi lei, cercando di trattenere le lacrime.

-Perché?- Anche lui, sussurrava adesso.

-Non illudermi ancora Dam, non ce la farei- Era stata sincera, per la prima volta da quando lui l'aveva asciata.

-Scusami- Non era la risposta che Angelica sperava, ma andava bene lo stesso.

-Allora... ci sentiamo?- Disse, ma l'affermazione della ragazza suonò più come una domanda.

-Riattacchi di già?- Sembrava disperato.

-Forse non è stata una buona idea chiamare..- Ammise, distrutta dal dolore.

-Angelica..- Disse solo.

-Damiano..- Era piena di speranza, nonostante tutto.

-Ti voglio bene- Annuì, e una lacrima le rigò il viso, ancora una volta.

-Già..- Sussurrò.

-Penso sia proprio questo il problema- La sua voce era impercettibile, poi riattaccò.

Si ritrovo a piangere, ancora una volta. Sempre per la stessa ragione. 

Aveva voglia di starsene da sola, senza troppi pensieri, se avesse potuto avrebbe staccato la spina dei suoi pensieri.

Le stavano sfuggendo di mano.

-Stai bene?- Che ci faceva lei lì.

-Che ci fai qui?- Chiese asciugando velocemente le lacrime.

-Tua madre mi ha detto che eri qui- Era stata a casa sua poco prima.

-L'ho chiamato Nica- Si lasciò sfuggire un singhiozzo.

Lei chiuse gli occhi dispiaciuta, quasi veniva da piangere anche a lei. Si sedette accanto all'amica.

-Ha detto "Ti voglio bene" Come fa a dirmi una cosa del genere dopo che se n'è andato via dicendomi di non provare più niente per me?- Si lasciò andare alle braccia esili di Veronica.

Dal canto suo la sorella della bassista non aveva idea di come farla stare meglio. Forse non si poteva, dentro di lei c'era un pezzo di Damiano che non sarebbe mai andato via.

Capiva Angelica, non voleva rovinare il sogno del cantante nonostante tutto quello che le aveva fatto passare.

Non voleva vederlo tornare per il senso di responsabilità.

Rimasero lì, a guardare il mare. Angelica con il cuore a pezzi e un bambino in grembo. 

Veronica con la consapevolezza di non poter aiutare la sua amica e la voglia di strangolare Damiano, per averla ridotta in quello stato.

Passarono su quella panchina metà del loro pomeriggio, quando Angelica decise di essere stanca di versare ancora lacrime per lui.

Decise di lasciar andare Veronica e di ritornare a casa da sola, con i suoi pensieri e il ricordo della voce, seppur metallica di Damiano.

Asciugò l'ultima lacrima prima di avvicinarsi al portoncino di casa sua, dove scorse una figura conosciuta.

-Ciao- Sorrise guardandola.

-Ciao- Disse fredda, riconoscendolo.

-Speravo di incontrarti- Sorrise.

-Già, perché l'ultima volta sei stato molto carino, giusto?- Chiese retorica.

-Ehm, si, ti cercavo anche per questo. Mi dispiace essermi comportato in quel modo- Si scusò.

-Tutti bravi a sparire e poi scusarsi- Rise amara.

-Cosa?- Era confuso.

-Lascia perdere- Scosse la testa.

-Portai mai perdonarmi?- Sembrava sincero.

-Non lo so, non ho voglia di parlarne adesso Andrea- La ragazza tirò fuori dalla borsa le chiavi di casa.

-Ti prego, a distanza di un anno mi sono reso conto di aver sbagliato tanto con te- Si avvicinò ad Angelica.

-Meglio tardi che mai- Disse guardandolo, non l'avrebbe mai riconosciuta, se non sapesse già che si trattava dell'allora sua ragazza.

-Angelica ti prego, non farmi sentire più in colpa di quanto io già non mi ci senta- Sbuffò disperato.

-D'accordo, parla- Cedette.

-Ti va una cena?- Sorrise debolmente.

-Adesso ti stai allargando troppo però- Portò le braccia al petto.

-Una cena, solo questo- Ci mancava poco che si inginocchiasse per convincerla.

-Andrea..- Provò a dire lei.

-Ti prego Ange, una cena. Poi se non vorrai vedermi sparirò dalla tua vita- La supplicò.

La ragazza mosse nervosamente la gamba, guardandosi intorno, ci pensò ed effettivamente non aveva molto di meglio da fare quella sera.

-D'accordo- Sospirò.

-Grazie infinite.- Il suo sorriso era luminoso e sincero.

-Va bene se ti passo a prendere verso le otto?- Chiese grattandosi la testa.

Lei annuì, facendogli un piccolo sorriso. Lui si sporse e le lasciò un piccolo bacio sulla guancia. Rimase immobile, senza fare o dire niente, ormai era fatta.

Entrò in casa e salutò i suoi genitori, che stranamente erano entrambi a casa, anche quel giorno.

Restò un po' accanto a suo padre, con la testa sul suo petto.. proprio come faceva da piccola, proprio come faceva con il suo Damiano.

INDESCRIVIBILE - Damiano David - MåneskinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora