1. ALLO SCOPERTO

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Il sole tramontava dietro i Monti Boscosi tingendo di rosa e arancio il cielo sopra Kilea. Era stata una splendida giornata, durante la quale la primavera aveva segnalato il suo arrivo nel modo migliore: il cielo era sempre stato terso, di un azzurro splendente solcato da solitarie e spumose nubi bianche e il sole aveva scaldato la terra allietando il lavoro dei contadini nei campi attorno al villaggio, da troppi mesi tormentati da un freddo pungente che intorpidiva i loro muscoli.

Erya stava rientrando dopo una giornata trascorsa nel campo di famiglia. Era sola, perché i genitori erano già tornati a casa mentre lei si era attardata per ascoltare le chiacchiere di Jael e Gail, tornati da Surna solo il giorno precedente dopo aver venduto al mercato i loro tessuti. Erya non era mai uscita da Kilea, perciò ascoltava sempre con particolare interesse i racconti di ciò che avveniva al di fuori del villaggio, cercando di immaginare come fosse la vita lontano dalle rassicuranti e familiari case bianche e dai campi coltivati.

Purtroppo la coppia non aveva buone notizie da raccontare: il problema del brigantaggio si andava aggravando, e ormai coinvolgeva quasi tutte le città del nord, tanto che viaggiare diventava ogni giorno più problematico e pericoloso. I malviventi si facevano sempre più organizzati e cominciavano ad assalire anche i villaggi, soprattutto quelli più piccoli, dove la protezione era scarsa o inesistente. Erya sapeva che anche Kilea faceva parte di questi, e il timore che fosse presa di mira da ladri o malintenzionati si andava diffondendo.

Era un paese pacifico, Kilea, in cui gli abitanti si conoscevano per nome e formavano quasi una grande famiglia. Il villaggio era costruito attorno a un nucleo centrale in cui sorgevano gli unici negozi: oltre alla piccola bottega di Jael e Gail si trovavano un modesto emporio dove si poteva comprare un po' di tutto, dai generi alimentari ai prodotti di erboristeria, la bottega del fabbro, quella del falegname, e una piccola taverna.

Le strade erano disposte a formare un quadrato attorno al centro. Ogni casa o fattoria aveva il proprio giardino e la stalla per gli animali – erano pochi, infatti, coloro che non ne possedevano – ma non vi era troppa distanza tra una casa e quelle vicine, perché i campi sorgevano tutti al di fuori del villaggio, attorniandolo completamente.

A est il fiume Frangiflor separava il villaggio dai campi, che erano però raggiungibili attraverso tre solidi ponti, tutti pensati per il passaggio di carri e animali.

Non c'era niente di più, ma nessuno se n'era mai lamentato, perché gli abitanti di Kilea sapevano apprezzare la calma e la tranquillità e amavano il loro villaggio. Chi desiderava una maggior animazione poteva sempre recarsi in qualche paese vicino o nella città di Surna, nel cui mercato – si diceva – era possibile comprare e vendere qualsiasi merce.

Ma a Erya Kilea non era mai stata stretta: le piaceva aiutare i genitori nel campo, passeggiare lungo le stradine immerse nel verde, ascoltare lo scorrere del fiume Frangiflor e il cinguettio degli uccelli tra le fronde degli alberi mosse dal vento. Era affezionata a Kilea, e non aveva mai pensato di andarsene.

Decise di prendere una strada un po' più lunga per rientrare a casa, così da costeggiare per un tratto il Frangiflor, come preferiva fare quando non andava di fretta. Il fiume era fresco e pulito come al solito e con il suo rumoreggiare sembrava salutarla e ringraziarla per la visita.

Man mano che si avvicinava alla piccola cascata gorgogliante, però, il suono del fiume andò mutando e cambiò tonalità, giungendo ad assomigliare a un grido.

Si riscosse dai propri pensieri rendendosi conto che non era il fiume a urlare, ma qualcuno poco distante, in direzione del ponte. Sorpresa e preoccupata, Erya cominciò a correre.

Era Sjili. Il bambino era in piedi al centro del ponte e stringeva tra le braccia un grosso cesto pieno di frutta. Di fronte a lui stava un uomo che Erya non aveva mai visto, grosso e molto alto, con un'espressione tutt'altro che cordiale stampata sul volto. Teneva le braccia muscolose incrociate e avanzava lento verso il piccolo Sjili, che sembrava paralizzato dalla paura.

Il Cuore di DjinoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora