Erya crollò a sedere, lasciando davanti a sé lo stesso muro impenetrabile che aveva visto dall'esterno. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che qualcuno fosse passato da lì.
Chiomadoro chinò la testa per dare un colpetto sulla spalla a Erya, e la ragazza le accarezzò il muso; si sentiva spossata, ma si fece forza per muoversi.
Idemar le offrì il braccio perché si reggesse. Facendo attenzione a non toccare la benda, Erya lo afferrò.
«Sei stata bravissima» disse lui.
«Se non fosse stato per te...» mormorò Erya indicando con un cenno il braccio. «Ti fa ancora male?»
Lui scosse la testa. «Credo che questi cespugli isolino Ilwyn da tutto il resto. Dall'esterno il bosco sembra muto, invece... ascolta»
Per la prima volta Erya ci fece caso: l'aria era percorsa da trilli di uccellini, fruscii di piccoli animali nelle loro tane e delle chiome mosse dal vento. I rumori le parvero tanto forti che si chiese come avesse potuto entrare senza rendersene conto. Alzò la testa e vide la luce del sole penetrare tra i rami degli alti alberi che crescevano tutt'intorno. Dovevano essere lì da secoli, considerò scrutando i loro fusti e rendendosi conto che, anche tendendo le braccia, non sarebbe riuscita ad abbracciarne la metà.
I cespi di rovi erano sostituiti da cespugli fioriti e profumati, che attirarono subito l'attenzione di Erya, che non ne aveva mai visti di simili. Recuperate un po' le forze si avviò verso un cespuglio diverso dagli altri, dalle foglie di una tonalità rosata e piccoli fiori dorati a forma di stella. Subito l'avvolse un profumo intenso, il più dolce che avesse mai sentito, che le ricordò quello del miele. Sentì che il cuore cominciava a rallentare i battiti e il respiro si faceva più rado.
Entrambi i ragazzi furono pervasi da una grande tranquillità, da una pace che fece loro dimenticare i soldati di re Hodger e l'inquietudine provata fino a quel momento.
Si sedettero e appoggiarono la schiena contro il tronco di un grosso acero che sorgeva accanto al cespuglio, in silenzio. Un torpore scese su di loro.
Quando si svegliò, Idemar vide che il sole era calato: i raggi che penetravano tra le chiome degli alberi erano aranciati, quasi rossi, e i contorni dei cespugli fioriti e delle piante si facevano sfocati.
Erya era addormentata, la testa appoggiata alle ginocchia, e i cavalli se ne stavano tranquilli poco distante, in attesa. Studiò il cespuglio rosato, certo che fosse la causa del loro sonno improvviso. I petali si erano chiusi formando una corolla simile a un minuto bozzolo dorato, e intuì che non si sarebbero riaperti fino alla mattina successiva e che dovevano evitare di trovarsi troppo vicini quando fosse successo.
Anche Erya si mosse e aprì gli occhi, guardandosi attorno sorpresa, come se non riconoscesse il posto.
«Credo sia meglio allontanarci da questi cespugli prima che i fiori si schiudano di nuovo» disse lui quando si fu alzata ed ebbe lanciato un'occhiata come di rimprovero alla pianta.
«Sì, dobbiamo uscire da questo bosco» rispose Erya cercando i roveti che delimitavano il confine. Non li vide. «Dove sono?»
Idemar fece qualche passo verso destra, certo che il muro di spine sarebbe apparso davanti a lui, ma quello non c'era. Avanzò ancora, ed Erya con lui, ma davanti a loro c'erano solo tronchi di alberi e i cespugli fioriti.
«Eppure sono certo che l'uscita sia da questa parte» mormorò, voltandosi verso Erya. «Non avevamo fatto tanta strada per raggiungere il cespuglio»
«Anch'io credo che siamo nella direzione giusta»
Decisero di proseguire da quella parte per un po', i cavalli che avanzavano docili accanto a loro.
STAI LEGGENDO
Il Cuore di Djinora
FantasyIdemar vuole scoprire il significato del segno che lo accompagna fin dalla nascita. Erya ha dovuto nascondere per tutta la vita le proprie capacità a causa della paura che quelli come lei - conosciuti con il nome di Diversi - infondono nella gente. ...