Finalmente giunsero in vista di Kamiran. Che fosse la più grande città della Valle d'Oro fu chiaro fin dal momento in cui i due ragazzi la videro profilarsi all'orizzonte.
Le torri, poste ai quattro angoli, si stagliavano nel cielo terso, circondando la quinta, la maggiore per altezza e ampiezza, posta esattamente al centro della città e parte integrante del palazzo del re.
A metà pomeriggio giunsero all'ombra delle mura. Erano altissime, ben più elevate di quelle di Surna, bianche come il marmo. La torre centrale, nera e lucida, era in netto contrasto con il resto della città, catturando tutti gli sguardi dei visitatori. Il cielo completamente privo di nubi metteva in risalto sia il candore della città che la sagoma della torre nera.
Alle porte sostava un gruppetto di guardie armate. Tutte indossavano una divisa con il simbolo della città, la torre nera, ricamato sul petto.
Aredel si era calato il cappuccio sulla testa, per nascondere le orecchie che più di ogni altra cosa rivelavano la sua identità di Elfo. Non che a Kamiran gli Elfi fossero male accetti; era una precauzione per evitare di attirare l'attenzione. Per lo stesso motivo aveva pregato Idemar di lasciare il bastone nascosto nella tracolla e di non estrarlo se non in caso di necessità. Un bastone in grado di rompere il metallo senza venirne nemmeno scalfito non era un oggetto comune, e certo eventuali spie di Hodger sarebbero state interessate a saperne di più, se la notizia fosse giunta alle loro orecchie.
Entrarono in città senza essere bloccati dalle guardie, e la confusione oltre le mura era inimmaginabile. Le strade erano molto affollate: mercanti, compratori, carretti, bancarelle di ogni tipo, musici e saltimbanchi.
Il tripudio di suoni e colori disorientò per un attimo Erya dopo la calma e il silenzio ai quali era abituata durante il viaggio. Per non perdersi nella calca i tre si fecero più vicini.
«Dobbiamo trovare una sistemazione per la notte» disse Aredel cercando di guidare i due ragazzi in una zona meno gremita.
Diverse persone si sporsero dalle bancarelle al loro passaggio, allungando la loro mercanzia; i tre avanzarono senza mai voltarsi, finché lasciarono il grande piazzale per prendere una strada più piccola, sulla destra.
Finalmente la calca diminuì. Le bancarelle erano scomparse, perché l'ampiezza della strada si era ridotta; in compenso era aumentato il numero di cittadini di Kamiran. Diverse donne entravano e uscivano dalle abitazioni e dai negozi, i bambini si rincorrevano, dalle botteghe giungevano i rumori degli uomini al lavoro.
Ora che si erano lasciati alle spalle la calca del piazzale d'ingresso, la città si presentò agli occhi dei tre compagni nella sua immagine reale. Ed era bella. Le case erano disposte secondo un preciso criterio, tutte realizzate con il medesimo materiale bianco delle mura e delle quattro torri minori e ogni angolo era ordinato e pulito: le insegne delle botteghe erano curate e leggibili, i muri delle case intonacati, le porte di legno lucenti.
Non aveva nulla a che fare con Kaleb. Mancava a Kamiran quel deprimente grigiore, quel senso di precarietà e insicurezza che aveva fatto tremare il cuore di Erya quando avevano dovuto percorrerne le strade dopo il tramonto. Era una città più tranquilla, Kamiran, più sicura: le strade erano pattugliate dalle guardie giorno e notte.
Presto si trovarono di fronte all'insegna di una locanda e si fermarono sulla soglia. Subito un uomo alto e robusto si affacciò alla porta e li salutò con un impacciato cenno del capo. Indossava un grembiule a righe, immacolato. «Desiderate?»
«Cerchiamo un luogo dove trascorrere la notte» rispose Idemar.
«Siete nel posto giusto» disse quello con un largo sorriso, e fece loro segno d'entrare.
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Il Cuore di Djinora
FantasyIdemar vuole scoprire il significato del segno che lo accompagna fin dalla nascita. Erya ha dovuto nascondere per tutta la vita le proprie capacità a causa della paura che quelli come lei - conosciuti con il nome di Diversi - infondono nella gente. ...