16. IL CONSIGLIO

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La mattina seguente scoprirono che Isidra era più grande di quel che avevano creduto vedendola di notte: la radura che la ospitava era un'ampia distesa erbosa dal centro della quale gli alberi di Ilwyn sembravano quasi bassi, tanto erano distanti.

Quando Idemar ed Erya uscirono dalla casa di Oleandro, riposati e curiosi di saperne di più su quello strano popolo dei boschi, ebbero modo di constatare che Camelia aveva detto il vero: Cobalto e Chiomadoro li attendevano poco distante, entrambi tranquilli pur se circondati da un gruppetto di piccoli Isidrani, che dovevano avere più o meno l'età di Mirto e li fissavano affascinati.

Tutta Isidra fremeva d'attività: decine e decine di abitanti affollavano le strade, si prendevano cura dei giardini o si recavano al pozzo per prendere l'acqua. Alcuni erano fermi ai lati delle strade, formando piccoli crocchi che sembravano discutere in modo animato.

Erya notò che alcuni Isidrani erano radunati attorno a un edificio non lontano dal margine del bosco e che intuì essere la bottega del fabbro. Quando vide un paio di loro sferzare l'aria con piccole ma affilate spade provò una fitta al cuore: la serenità del luogo e la notte di sonno ristoratore le avevano fatto dimenticare le parole di Oleandro a proposito della guerra.

Distolse in fretta gli occhi dalla scena: gli Isidrani non le erano mai sembrati tanto piccoli.

Idemar si accorse dello sguardo smarrito della ragazza e cercò di sciogliere il nodo che gli attanagliava lo stomaco per dire: «Dimentica i bambini, Erya. Gli Isidrani ne hanno solo l'aspetto; quelli laggiù sono adulti a tutti gli effetti»

In realtà era difficile anche per lui convincersene: gli Isidrani erano un popolo pacifico, dai loro occhi traspariva l'ingenuità e non riusciva nemmeno a immaginarseli in un campo di battaglia. Gli sembrava mostruoso che quelle creature dovessero combattere.

A distrarli furono i piccoli Isidrani, gli stessi che poco prima gironzolavano attorno ai cavalli: la comparsa dei due ragazzi aveva suscitato il loro immediato interesse.

«Allora siete voi i due stranieri che Oleandro è andato a cercare nel bosco!» esclamò, saltellando verso di loro, un moretto ricciuto dagli enormi occhi blu. «Vi ha trovati!»

«E quegli animali strani sono vostri, vero?» chiese una sua coetanea, dai capelli rossi e un viso punteggiato di lentiggini. «Non ne ho mai visti di simili, prima di oggi»

Un terzo, dagli occhi di uno stupefacente colore violetto esclamò: «Perché è la prima volta che gli stranieri arrivano a Isidra!»

«Non è vero!» ribatté la piccola. «Prima della nostra nascita era già successo!»

«Ma siete grandissimi!» esclamò il bambino dagli occhi viola, che non aveva ascoltato una sola parola dell'amica e non staccava gli occhi da Erya e Idemar.

«Non sono Isidrani, sono Uomini!» rispose pronta la piccola, che aveva l'aria di saperla lunga. «È normale che siano alti!»

«Ma non pensavo così tanto!»

Idemar rise. «A dire il vero non lo siamo nemmeno molto, considerata l'altezza media degli Uomini»

Oleandro li raggiunse e interruppe quei discorsi allontanando con un sorriso i bambini. «Abbiate pazienza! Il vostro arrivo è un evento per questa città, e soprattutto per loro, che non avevano mai visto un non Isidrano prima. Vi assicuro che se non fosse per la guerra sareste circondati anche da tutti gli altri abitanti. Ma ora gli invasori occupano ogni nostro pensiero» disse, e l'ombra scura passò di nuovo sugli occhi di Oleandro, facendo comprendere a Erya per la prima volta che l'Isidrano era un adulto davvero: in quegli occhi si poteva leggere l'esperienza di molti anni.

Il Cuore di DjinoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora