Il paesaggio cambiò velocemente attorno a lui, tanto improvviso che se ne rese conto solo quando il lago comparve all'orizzonte. Allora vide che l'erba si era diradata e aveva perso il colore brillante, e ampie zone di terra arida comparivano sempre più spesso, assieme a pietre taglienti che spuntavano dal suolo e che rischiarono di farlo inciampare più volte. Le macchie di alberi c'erano anche ora, ma le piante che vi crescevano avevano un aspetto diverso rispetto a quelle che si era abituato a vedere: la corteccia era scura, spesso a scaglie, e i rami crescevano storti e intricati, come in lotta tra loro.
I Pukrob puntavano decisi verso il lago, e Idemar sentì che il piano era destinato a fallire; non avrebbe potuto liberare Erya, perché qualcosa era cambiato.
Ne ebbe la certezza quando, avvicinatosi, riuscì a vedere meglio lo specchio d'acqua. Era una grande macchia scura, dalla superficie tanto liscia e immobile da sembrare solida. Sebbene i raggi del sole colpissero la terra, dorati, non si riflettevano nel lago, che rimaneva perfettamente nero e uniforme, quasi ne fossero inghiottiti o rifiutassero di lambirne le acque.
Tutt'intorno, un'ampia zona di terra brulla sulla quale non cresceva un filo d'erba. Molti sassi e pietre di varie forme e dimensioni spuntavano dal suolo; erano scuri, quasi neri, lucidi e, al contrario del lago, il sole si rifletteva sulla loro superficie sfaccettata rendendoli simili a pietre preziose.
I Pukrob si avvicinavano decisi al lago, e solo quando vi furono di fronte, Idemar si accorse che quelle che aveva scambiato per pietre più grosse delle altre erano in realtà qualcosa di diverso. Vide due Pukrob chinarsi su una di queste, afferrarla e trascinarla verso il lago, e con un tuffo al cuore comprese che si trattava di un'imbarcazione.
Si avvicinò in fretta, attento a mettere sempre almeno un albero tra sé e il gruppo, finché non riuscì a osservare la scena senza bisogno di forzare la vista.
I Pukrob avevano radunato tre barche, una accanto all'altra, appena fuori dall'acqua. Erano nere, di lucido legno dalla forma irregolare, grezza, come se chi le aveva fabbricate avesse lasciato il lavoro a metà. Molto ampie, a occhio potevano contenere almeno otto persone. Dal fianco di ognuna pendeva una mezzaluna di ferro grande almeno il doppio della sua testa, e immaginò servissero per l'ancoraggio.
Guardò il lago, la superficie liscia; riusciva a vedere la sponda opposta, e non capiva cosa spingesse i Pukrob ad attraversarlo a bordo di quelle strane imbarcazioni anziché aggirarlo. Dal momento che il lago era ampio ma non enorme, con le barche avrebbero risparmiato non più di una mezz'ora di cammino. Invece avevano costruito quelle imbarcazioni – perché senza dubbio erano opera dei Pukrob – e le avevano posizionate in mezzo alla valle, in una zona in cui non c'era altra acqua che il lago nero.
Cominciarono a salire, in ordine, e uno di loro portò con sé Erya, sempre esanime sulla sua spalla come un sacco.
Le imbarcazioni scivolarono lente in acqua senza che nessuno le spingesse, a ritmo regolare, mentre Idemar assisteva alla scena senza parole. Nessuno dei Pukrob si muoveva, nessuno teneva in mano dei remi. Le barche si spostavano da sole. Idemar si avvicinò lento alla sponda cercando di capire cosa facesse avanzare le imbarcazioni, ma non riuscì a vedere nulla.
Le nere pietre attorno al lago erano infide, appuntite e taglienti come rasoi; doveva camminare con grande attenzione, perché scivolare significava ferirsi in modo serio.
Ormeggiate tra le pietre erano rimaste due barche, che da vicino gli parvero perfino più grandi. Che fare? Attraversare il lago a bordo di una di quelle oppure raggiungere la sponda opposta camminando sulla riva? Lo sguardo gli cadde sulle pietre taglienti come vetri che lo circondavano completamente, e decise di fare come i Pukrob. Questi erano ormai giunti quasi in mezzo al lago, tuttavia non poteva mettersi all'inseguimento perché sarebbe stato troppo visibile, perciò attese cercando di placare l'agitazione. Le navi si muovevano veloci e leggere, tanto che a una prima occhiata si sarebbe potuto credere che non toccassero nemmeno la superficie: l'acqua attorno a loro era appena increspata.
Poi, con grande stupore, Idemar si rese conto che si erano fermate, tutte assieme, in quello che doveva essere più o meno il centro del lago nero. Furono calate le mezzelune, che si rivelarono essere davvero delle ancore.
Dopo un attimo di sbalordimento lo colse il terrore che l'intenzione dei Pukrob fosse di affogare Erya.
Idemar strinse il bastone con più forza. Non avrebbe permesso che facessero del male a Erya; se il Cuore di Djinora era davvero potente come credevano gli Elfi sarebbe riuscito a fare qualcosa per aiutarla. Lo puntò verso il lago, il cuore in tumulto.
Uno dei Pukrob si alzò in piedi e si tuffò in acqua. La superficie s'infranse appena, poi tornò lucida come uno specchio, e la creatura scomparve. Un attimo dopo anche gli altri Pukrob si tuffarono e furono inghiottiti, finché ne rimase uno solo, che afferrò Erya e si lanciò in acqua, scomparendo.
Idemar fissava la scena paralizzato; a cosa stava assistendo? A un suicidio di massa? Era assurdo!
Raggiunse l'albero più vicino, gettò a terra il proprio sacco delle provviste e, senza pensarci due volte, spezzò un ramo; aveva bisogno di un remo per muovere la barca. Poi si tolse dalla spalla il sacco con le provviste che aveva portato con sé, e lo adagiò accanto ad alcune rocce.
Tornò sulla riva e spinse una delle barche in acqua. Era molto pesante, e lui stanco, ma il Cuore di Djinora gli fu d'aiuto e dopo qualche minuto infranse la superficie del lago. Allora salì e immerse il ramo nell'acqua, conscio che non sarebbe stato semplice muovere quella grande imbarcazione da solo.
Quando cercò di muovere il ramo, l'acqua oppose resistenza; la densità era irreale, come se l'avesse immerso nel fango.
Bastarono pochi secondi a far comprendere a Idemar che non sarebbe mai riuscito a muovere la barca. Allora sfilò il ramo dall'acqua e lo gettò lontano, fuori dal lago, tra le nere pietre appuntite.
Come poteva raggiungere il centro? Era nato a Elymer, quindi sapeva nuotare molto bene, ma quel lago era ampio e aveva caratteristiche uniche, che lo rendevano diverso da qualsiasi altro specchio d'acqua; non ce l'avrebbe mai fatta a raggiungere le imbarcazioni dei Pukrob nuotando.
Si grattò il braccio, osservando la densa superficie opaca.
La sfera brillò di una debole luce, uno scintillio intermittente e continuo. Idemar la sfiorò con la mano, e la luce s'intensificò in fretta, diventando continua.
Nello stesso momento la barca cominciò a oscillare, come se qualcuno la stesse cullando dall'esterno, e Idemar comprese che la riva si stava allontanando.
Allora si rese conto del dolore al braccio, e realizzò che era cominciato quando aveva infranto la superficie del lago con la barca, ed era andato in crescendo finché ne era diventato consapevole. Ma non serviva certo quello per sapere che era in pericolo: stava seguendo i Pukrob ormai da giorni, e sentiva di essere giunto a una svolta. Non poteva che stare in guardia; probabilmente non tutti i Pukrob avevano abbandonato le barche, qualcuno era rimasto come guardiano, magari coricato in modo tale da non essere visibile agli incauti che si fossero avvicinati. In tal caso, però, non avrebbero potuto essere più di tre, uno per imbarcazione, e il Cuore di Djinora aveva dimostrato di essere in grado di liberarsi di un numero maggiore senza problemi.
Cercò di tranquillizzarsi, concentrandosi solo sulla sfera che brillava in cima al bastone e che stava chissà come muovendo la barca, a ritmo costante e piuttosto veloce, verso il centro del lago. Questo si avvicinava sempre più; solo qualche minuto e sarebbe giunto nei pressi delle imbarcazioni abbandonate dai Pukrob.
Ma le cose presero una piega diversa così all'improvviso che Idemar rischiò di restarne sopraffatto. L'acqua attorno alla barca cominciò a ribollire; schiuma scura si formò sulla superficie fino allora liscia, e in un attimo un'ampia zona del lago ne fu ricoperta.
Un tacito comando di Idemar e la barca si fermò.
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Il Cuore di Djinora
FantasiIdemar vuole scoprire il significato del segno che lo accompagna fin dalla nascita. Erya ha dovuto nascondere per tutta la vita le proprie capacità a causa della paura che quelli come lei - conosciuti con il nome di Diversi - infondono nella gente. ...