75. FUOCO E ACQUA

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Quasi in risposta a chi si domandava perché Hodger non si fosse ancora palesato, quella sera rientrò a Darmet la sentinella che re Ulmer aveva inviato come spia nei pressi dell'accampamento avversario e portò con sé una novità importante: il re di Madaris era giunto al campo da due giorni e aveva passato in rassegna i comandanti dell'esercito.

Scoprendo che il numero di Diversi era drasticamente calato li aveva interrogati, ma nessuno era riuscito a rispondere alle sue domande con precisione. All'inizio avevano creduto che i Diversi fossero morti negli scontri, ma nessuno di loro ricordava di aver visto i loro corpi nel campo di battaglia.

La gestione dei Diversi all'interno dell'esercito, spiegò la spia, era affidata a quattro Uomini di Hodger, tutti Diversi che avevano affiancato il re senza bisogno di condizionamenti. Il caso aveva voluto che due di loro rimanessero uccisi già il primo giorno di combattimento e che un terzo, ferito in modo grave, fosse ancora incosciente, e per questo motivo la scomparsa di molti di loro era passata inosservata tanto a lungo. A ciò aveva contribuito il disinteresse da parte degli altri soldati, che non li apprezzavano e che li osservavano con diffidenza e spesso con timore.

Hodger aveva reagito alla notizia con durezza, punendo quelli che aveva ritenuto responsabili e obbligando chiunque avesse visto qualcosa in merito a parlare. Era così venuto a sapere di un ragazzo, scortato da un nutrito numero di soldati, armato di un lungo bastone. Non avevano saputo dargli spiegazioni, ma gli avevano riferito che il giovane aveva preso di mira i Diversi, e che sembrava essere la causa di molte scomparse. I tentativi di fermarlo erano stati vani.

Inoltre gli era stato riferito che anche l'esercito nemico contava tra i suoi soldati alcuni Diversi, che avevano reso difficile la vita degli uomini di Hodger. A quel punto il re aveva intuito che qualcosa di strano stava accadendo e, temendo che alcuni dei soldati andassero a ingrossare le fila nemiche, aveva dichiarato che la cosa non avrebbe avuto seguito.

Così, il giorno seguente, anche la guardia privata del re scese in campo; forze fresche, agguerrite e preparate, che misero subito in difficoltà lo stanco esercito difensore, sconfortato dalla lunga battaglia.

Si vociferava che re Hodger in persona avesse deciso di vigilare l'andamento da vicino e fosse pronto a intervenire qualora ce ne fosse stato bisogno.

Questa notizia, pur se priva di ufficialità, viaggiò da un capo all'altro della piana dove si svolgeva la battaglia, insinuandosi nel cuore dei combattenti come un veleno. Hodger faceva paura, la sua sola presenza era temuta più di quella del suo intero esercito personale.

Idemar aveva compreso che non gli era più possibile proseguire nel compito di liberazione dei Diversi: all'intera guardia di Hodger era stato assegnato il compito di fermarlo.

Il Cuore di Djinora era però anche quel giorno il suo alleato migliore. Gli Elfi che lo scortavano erano armati di archi e spade, ma il ragazzo impugnava il bastone e con quello si difendeva. Ormai lui e il ramo dell'Ilinwe erano la stessa cosa, quel bastone era diventato un prolungamento del suo braccio. Le sofferenze del giorno precedente erano un lontano ricordo, il ragazzo si sentiva carico di energia e il suo animo non era intaccato dall'arrivo della guardia di Hodger. Nemmeno l'idea di incontrare il temutissimo e spietato re di Madaris poteva scalfirlo, non dopo la disperazione provata il giorno precedente. Nulla quella mattina poteva far paura a Idemar, nulla lo intimoriva; per la prima volta da quando era cominciata la guerra, e forse per la prima volta nella vita, Idemar si sentiva tranquillo e sicuro di sé. Non sapeva quale fosse il suo ruolo in quel mondo, né ciò che gli avrebbe riservato il futuro, ma aveva deciso di non lasciarsi vincere dal dubbio e dal peso che gli era stato posto sulle spalle; per troppo tempo aveva avvertito come ambivalente la presenza di quella sfera bianca che gli era stata consegnata. Il suo potere era grande, sconfinato, ma imprevedibile e ingestibile; lo aveva aiutato in molte occasioni, ma lui si era sempre limitato a chiederle aiuto, a trasmetterle le proprie emozioni e necessità, e il Cuore di Djinora aveva risposto in modo pronto ma spesso inaspettato; sfuggiva al suo controllo ed era governato da una volontà distinta dalla sua, che a volte lo aveva trovato impreparato e lo aveva sorpreso, altre gli aveva creato perfino difficoltà.

Il Cuore di DjinoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora