Il paesaggio sembrava non mutare mai, attorno a loro. Solo prati, campi coltivati e insediamenti tanto piccoli che Elymer avrebbe potuto facilmente contenerne più di uno.
Idemar ed Erya non si fermarono in nessuno di questi, preferendo aggirarli anche quando significava allungare il loro percorso; cercavano di evitare gli abitanti, perché temevano che le guardie cominciassero a interrogare le persone e non volevano fornire alcun indizio del loro passaggio.
I cavalli sopportavano con stoicismo le lunghe cavalcate. Cobalto, ebbe modo di notare Erya, sembrava essersi reso conto della situazione, e non si ribellava mai agli ordini che riceveva, neppure quando la stanchezza diventava evidente nei suoi occhi.
Anche quello che montava lei era un animale abbastanza docile, anche se l'obbedienza era dovuta più alla paura di punizioni che all'amicizia. Secondo Idemar, infatti, i due cavalli rubati alle guardie avevano assaggiato la frusta troppe volte, e nelle brevi soste Erya si prendeva cura di loro medicandone come poteva le ferite e accarezzandoli nella speranza di conquistare la loro fiducia.
Quello che trasportava le loro provviste e che era, a detta di Idemar, il più anziano, si mostrava irrequieto, perciò Erya non si fidava a montarlo, preferendo la giovane cavalla dal manto dorato che, dopo il primo periodo di studio, pareva essersi abituata alla sua presenza e le si avvicinava spontaneamente anche quando la ragazza la liberava nelle soste. Questo piccolo gesto rendeva felice Erya, che un po' invidiava il forte legame tra Idemar e Cobalto.
Erano passati quasi due giorni dalla partenza da Surna, e anche la seconda notte di viaggio era trascorsa senza incidenti, nonostante Idemar non avesse proposto alcun turno di guardia. Erya, per evitare un'altra notte quasi insonne, aveva accennato al problema, salvo sentirsi rispondere che non doveva preoccuparsi, che non era necessario e che, se ci fossero stati pericoli, l'avrebbe comunque avvertita per tempo. Erya, pur avendo fiducia nel ragazzo, non si sentiva disposta a correre il rischio, ed era rimasta sveglia per molte ore prima di cadere, stremata, in un sonno leggero e tormentato da incubi.
Il terzo giorno di viaggio Thalron non era più molto distante. Erya era sfiancata dalla mancanza di riposo, e Idemar se ne era accorto, ma aveva preferito non affrontare l'argomento. Sapeva che presto sarebbe stato necessario, ma non se la sentiva di farlo prima del tempo, anche se la ragazza gli aveva accordato fiducia raccontandogli la sua storia. C'era qualcosa, in lui, che andava oltre le capacità della ragazza. Qualcosa di più insolito, che non era ancora in grado di spiegare e non sapeva se ne sarebbe mai stato capace.
I gruppetti di case e i piccoli villaggi si facevano più frequenti mano a mano che i ragazzi avanzavano lungo la strada, chiaro segnale che il villaggio di Thalron era vicino; proprio come per Surna, anche attorno a Thalron sorgeva infatti una costellazione di centri minori, con i quali intratteneva stabili e frequenti rapporti commerciali.
Non mancavano però lunghi tratti di boscaglia e di terreni incolti, abbandonati da anni, dall'aspetto un po' inquietante. Di solito nelle vicinanze sorgevano ruderi, case in rovina che si reggevano in piedi solo per testimoniare che un tempo qualcuno le aveva costruite e si era stabilito in quel luogo, coltivando i propri campi come in tutti gli altri villaggi.
Idemar ed Erya si stavano proprio avvicinando a uno di questi edifici pericolanti quando il ragazzo si arrestò di colpo, facendo segno alla compagna di fare altrettanto. Quando anche il cavallo che trasportava le provviste si fu fermato, Idemar scrutò l'orizzonte a lungo, i sensi in allerta. «C'è qualcosa» sussurrò.
Erya scosse la testa, confusa. «Non sento niente»
«Qualcuno, o qualcosa, si sta avvicinando, e non ha buone intenzioni. Dobbiamo nasconderci» ribadì Idemar rimettendosi in marcia.

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Il Cuore di Djinora
FantasyIdemar vuole scoprire il significato del segno che lo accompagna fin dalla nascita. Erya ha dovuto nascondere per tutta la vita le proprie capacità a causa della paura che quelli come lei - conosciuti con il nome di Diversi - infondono nella gente. ...