I rami si allungavano veloci, muovendosi dapprima verso il basso, per poi puntare decisi verso l'alto. Il Cuore di Djinora brillava a intermittenza, e pareva guidarli nel loro viaggio.
Presto entrambi provarono una sensazione di soffocamento dovuta alla prolungata immersione, schiacciati dalla viscida acqua scura.
Erya sentiva l'energia scorrere nell'albero, ondate di una pallida speranza nata dove la disperazione regnava da ormai troppo tempo; non aveva mai sentito niente di simile in una pianta, emozioni così umane da lasciarla stupefatta: quasi non sentiva più la mancanza d'aria che la stava pian piano uccidendo.
In quel viaggio verso la superficie, Erya comprese di essere abbracciata a una pianta diversa da tutte quelle che aveva incontrato fino a quel giorno. Aveva risposto in fretta alla sua richiesta di aiuto, e non aveva nemmeno dovuto suggerire una strategia: l'albero aveva allungato i rami in modo spontaneo, trascinando lei e Idemar in acqua, e continuava a muoverli secondo una precisa volontà che non nasceva da Erya. Sembrava dotata di una mente in grado di ragionare e prendere decisioni.
Quando Idemar, com'era accaduto all'andata, cominciava a temere di non poter resistere un secondo più a lungo, i rami infransero la superficie, emergendo sotto un cielo terso e illuminato dal caldo sole primaverile.
I due ragazzi respirarono a pieni polmoni l'aria pura, liberi dall'umidità che ristagnava nella città dei Pukrob. Una brezza mite li avvolgeva, facendoli rabbrividire ma donando allo stesso tempo tepore alla loro pelle.
Ma la pace non durò che un istante. Dulshea, che li aveva visti emergere, era fermamente decisa a evitare che i visitatori potessero sfuggirle una seconda volta; si tuffò contro di loro con furia, gli artigli mortali sollevati e pronti a colpire.
Erya, che non aveva mai visto il mostro, avrebbe urlato dal terrore se non le fosse mancato il fiato. Come potevano salvarsi ora?
Idemar puntò il bianco bastone contro di lui, ma l'albero fu più veloce, e allungò uno dei rami fino alla zampa della creatura, avvolgendola in una spirale e cominciando a stringere.
Il mostro ruggì dal dolore e si oppose con veemenza all'attacco inatteso, liberandosi infine con uno strattone che gli costò una profonda ferita alla zampa. Ma non si arrese e, allontanandosi un po', si preparò a un secondo assalto.
Ormai, però, l'albero stava accompagnando i due ragazzi verso la riva. Erya percepiva l'intensa sofferenza della pianta, ma anche la ferma decisione di continuare. Se non fosse stata terrorizzata per il mostro che aveva di fronte sarebbe rimasta sconcertata per il comportamento di quell'esile albero, che aveva respinto l'aggressione della creatura senza che lei glielo chiedesse, e che aveva puntato con decisione verso la riva come se sapesse che era la cosa giusta da fare.
Il Cuore di Djinora balenò, colpendo con un lampo di luce il mostro e permettendo così a Erya e Idemar di raggiungere la terraferma. I due ragazzi scesero in fretta dai rami, anche se a Erya piangeva il cuore all'idea di abbandonare chi era stato tanto prezioso per la loro salvezza.
Appena toccarono terra, l'albero crollò sui neri sassi aguzzi senza forze, come privo di vita. Aveva esaurito ogni energia.
Erya si chinò ad accarezzare uno dei rami con pietà e gratitudine, ma Idemar le afferrò un braccio e la trascinò via.
«Il mostro!» ansimò. «Anche adesso non siamo al sicuro. I Pukrob potrebbero salire fino a qui»
Dovevano fuggire.
Idemar si avvicinò alle rocce e recuperò il sacco, poi riprese a correre. Erya si voltò di nuovo, osservando con gli occhi velati di lacrime il grigio scheletro che emergeva dalle acque come un guscio vuoto. Il riverbero del sole lo faceva scintillare debolmente.
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Il Cuore di Djinora
FantasíaIdemar vuole scoprire il significato del segno che lo accompagna fin dalla nascita. Erya ha dovuto nascondere per tutta la vita le proprie capacità a causa della paura che quelli come lei - conosciuti con il nome di Diversi - infondono nella gente. ...