32. OSPITI D'ONORE

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Fu la musica a svegliarlo. Era un canto dolcissimo, che danzava nell'aria e lo avvolgeva interamente. Intontito, si mise a sedere cercando di comprenderne le parole, ma scoprì che non avrebbe potuto, perché la lingua era quella degli Elfi.

Avvinto dalla delicatezza della musica, scese dal giaciglio e uscì dalla stanza. Seguì la musica fino al ponte sospeso che collegava il loro shefrim alle stanze del re e della regina; qui trovò anche Erya, incantata dallo spettacolo

Il sole indicava che il pomeriggio era al termine e le ombre della sera già scendevano, ma ovunque brillavano luci. Decine e decine di Elfi erano seduti su piattaforme di rami, simili a quella che Idemar aveva visto nella casa della guardiana, ad altezze diverse. Erano loro a cantare, tutti assieme come una sola, deliziosa voce, tenendo in mano un cero luminoso.

I due ragazzi, mano nella mano, si misero in ascolto. Non avrebbero voluto che quel canto s'interrompesse, perché mai note tanto incantevoli erano giunte alle loro orecchie da quando avevano lasciato Ilwyn.

La sera scendeva rapida, e il sole tramontò del tutto, rendendo più splendide le luci che reggevano gli Elfi.

Giunse la notte, e il canto cessò. Tutti gli Elfi abbandonarono le piattaforme e rientrarono nei rispettivi shefrim. Quando anche Erya e Idemar stavano per rientrare venne loro incontro un'Elfa che indossava la stessa uniforme bianca dei guardiani del palazzo. Era alta, con lucidi capelli neri raccolti sulla nuca, e grandi occhi verdi dello stesso colore del prato attorno al lago.

«Sono Eareniel. La cena è pronta, sarete ospiti di Elaniel e Orinden. Seguitemi, vi condurrò al salone dei banchetti»

Scesero e uscirono su un altro ponte esterno, che conduceva a un terzo shefrim, che ancora non avevano visitato. A quel punto i due amici persero completamente l'orientamento.

«Questo posto è enorme!» esclamò Erya.

«Lo è di certo! » disse l'Elfa. «Dopotutto si tratta del palazzo reale. Sono cinque gli shefrim che lo compongono, e può apparire un labirinto a chi non lo conosce. Il primo è riservato ad abitazione per i sovrani, con le loro stanze private e la sala delle udienze, dove siete stati ricevuti. Altri due contengono le stanze dei collaboratori e degli ospiti, mentre quello che raggiungeremo ora è il luogo di ritrovo per le occasioni speciali, con la sala dei banchetti e ampi saloni in cui gli Elfi s'incontrano per cantare e danzare, o narrare storie.

Idemar ed Erya rimasero piacevolmente sorpresi di fronte a quella che per loro era una gradevole novità: un Elfo che si presentava e parlava volentieri, senza frasi monosillabiche o sibilline. Erya avrebbe voluto chiedere cosa contenesse il quinto shefrim, ma non osava per timore di approfittare della gentilezza della loro graziosa guida.

Superarono un nuovo arco entrando in quello che, indubbiamente, era il salone dei banchetti. Una lunga tavola apparecchiata in modo semplice ma raffinato era disposta al centro. Anche se vi rilucevano quattordici piatti d'argento, il tavolo era occupato da due sole persone. Eareniel condusse i ragazzi presso i sovrani, che li accolsero con un cenno del capo e un sorriso.

«Ecco, sono giunti i nostri ospiti d'onore, per i quali è stato preparato il banchetto» disse la regina.

«Ora possono entrare gli altri» fece il re rivolgendosi a Eareniel.

La giovane si voltò, raggiunse l'arco e uscì dalla stanza. Idemar ed Erya si accomodarono, uno di fronte all'altra, vicino ai sovrani.

Il salone era illuminato da lumi disposti in elaborati candelabri lungo le pareti. Le luci si riflettevano sui piatti d'argento e sui vassoi che contenevano il pane. La regina e il re indossavano abiti che parevano intrecciati con foglie verdi e argentee, e portavano sul capo una piccola corona. Il prezioso diadema argenteo di Elaniel splendeva.

Il Cuore di DjinoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora