Nei giorni che seguirono il viaggio si svolse sereno, senza intoppi o problemi. La distesa d'erba verde brillante sembrava non aver mai fine e abbracciava i due ragazzi a ogni passo; il sole si faceva sempre più caldo con il rapido avvicinarsi dell'estate, e il cielo terso si rifletteva nei fiumiciattoli che incrociavano nel cammino.
Avevano preso l'abitudine di partire all'alba e di fermarsi solo quando il sole tramontava, ma le poche ore di sonno che si concedevano erano sufficienti a far sì che la mattina seguente si svegliassero assieme al sole, riposati e pronti a mettersi in marcia.
Quella sera si erano fermati nei pressi di un corso d'acqua, emissario del Terwen, sulla riva del quale sorgeva un gruppo di maestosi salici piangenti dalle foglie argentate. La luna, tonda e luminosa, si specchiava nell'acqua donandole un lucore che Erya rimase a lungo a osservare.
Come sempre, Idemar aveva scelto di dormire ai piedi di uno degli alberi. Lei riusciva a scorgerlo, una forma scura avvolta nella coperta; si era addormentato ormai da diverso tempo, ma Erya non era riuscita a fare altrettanto.
Di solito non aveva difficoltà ad addormentarsi, ma quella sera era inquieta. Avevano buone possibilità di raggiungere Kamiran di lì a due giorni, ma non era affatto chiaro che cosa li attendeva. Kamiran non aveva nulla da invidiare a Surna come numero di abitanti, e lei non poteva essere lieta del confronto. Anche se il dominio di re Hodger non si era ancora esteso a quelle terre, Erya non riusciva a fare a meno di pensare a cosa sarebbe potuto accadere se avessero incontrato delle spie del re, o se il sovrano del territorio di Kamiran si fosse nel frattempo alleato con Hodger.
Nonostante le città offrissero agli stranieri maggiori probabilità di passare inosservati, lei e Idemar non sarebbero mai riusciti a eludere eventuali controlli accurati, e il bastone bianco avrebbe certo suscitato sospetti.
Si strinse nella coperta, gli occhi rivolti al cielo trapunto di stelle; non era il caso di pensarci, doveva cercare di dormire per riprendere più facilmente il cammino di lì a poche ore. Scelse un punto dove l'erba era morbida, si stese e chiuse gli occhi.
Pochi minuti più tardi li riaprì di scatto. Cercò di concentrarsi e annullare il cristallino gorgogliare dell'acqua che scorreva a pochi passi, le orecchie in allerta.
Un debolissimo fruscio, tra le foglie. Si mise seduta, gli occhi sbarrati, mentre la paura serrava il suo cuore: Idemar dormiva tranquillo, il braccio come cuscino, e non si era mosso di un centimetro.
Erya cercò di calmarsi, pensando che se fossero stati in pericolo l'amico se ne sarebbe accorto, ma un nuovo fruscio, questa volta più vicino, annullò ogni residua traccia di serenità.
Si avvicinò a Idemar cercando di fare meno rumore possibile e, chinatasi, lo scrollò per un braccio, con gentilezza ma decisione.
Lui spalancò gli occhi e mise lentamente a fuoco il contorno di Erya e il suo viso spaventato. «Cosa c'è?»
«Credo che qualcosa stia venendo qui. Si avvicina cercando di non farsi sentire»
Idemar si mise in ascolto, ma non udì nulla. «Ne sei certa?»
«L'ho sentito. Un fruscio, appena percettibile» lo sguardo corse al segno sul braccio del ragazzo.
«È tutto a posto» dichiarò lui. «Non sento il minimo dolore»
«Eppure qualcosa c'è, non mi sono sbagliata»
Il braccio non l'aveva mai tradito; li aveva già aiutati in diverse circostanze. Come poteva Erya avere ancora dubbi?
«Qualsiasi cosa sia, non è un pericolo»
«Allora perché vuole celare la sua presenza? Ho cercato di non fare rumore, quando mi sono avvicinata a te, ma ne ho fatto molto più di quella cosa»
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Il Cuore di Djinora
FantasyIdemar vuole scoprire il significato del segno che lo accompagna fin dalla nascita. Erya ha dovuto nascondere per tutta la vita le proprie capacità a causa della paura che quelli come lei - conosciuti con il nome di Diversi - infondono nella gente. ...