23. FOGRAN

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Furono ben felici di lasciarsi alle spalle la triste città di Kaleb. Né Idemar né Erya l'avevano apprezzata: era troppo grigia, poco ospitale e lo splendido palazzo del re era un pugno nell'occhio in quella realtà povera. I piccoli commercianti che vagavano per le vie cercando di vendere qualcuna delle loro misere mercanzie e le bettole dalle quali, dopo il tramonto, proveniva un gran chiasso, erano l'immagine che Erya avrebbe sempre portato con sé di Kaleb.

Ora che Kaleb apparteneva al passato Erya si accorse che la città, pur grigia e triste, metteva meno malinconia di quel paesaggio sempre uguale, una pianura coperta da un tappeto d'erba ingiallita, chiazzata qua e là da piccole macchie di alberi che non avevano niente in comune con quelli che si trovavano nel bosco di Ilwyn.

Avanzavano veloci, i due cavalli che galoppavano senza troppa fatica sul terreno pianeggiante, parlando poco e concedendosi solo brevi soste per mangiare qualcosa e riposare.

Non era la necessità a spingerli ad accelerare il passo, ma proprio quel paesaggio deprimente e la strana sensazione d'incombenza che aveva colpito Idemar quando Roak aveva accennato al fatto che la leggenda avrebbe potuto rivelarsi importante. Non riusciva a immaginare quale potesse essere il significato del segno che portava al braccio, ma non poteva fare a meno di pensarci.

Anche Erya avvertiva il bisogno di giungere a destinazione al più presto, curiosa di scoprire cosa stava alla base di quella storia. Sentendo parlare Roak si era convinta della portata che doveva avere la loro ricerca; una leggenda elfica che nessuno conosceva, che non poteva essere divulgata, ma che avrebbe potuto rivelarsi la più importante.

Al terzo giorno dalla partenza da Kaleb il paesaggio cominciò a mutare, ma il cambiamento non fu accolto con entusiasmo dai due ragazzi. Fino a quel momento avevano mantenuto la direzione sud-est, ed erano in vista di una catena montuosa dall'aspetto rozzo, grossolano, con vette tondeggianti e non molto alte.

«Che sia quella da cui sgorga quel fiume, l'Illinore?» chiese Erya speranzosa scrutando l'orizzonte con curiosità.

Idemar allargò le braccia, lasciando intendere che non ne aveva idea. In realtà si sentiva poco propenso a crederlo: aveva calcolato con attenzione le distanze sulla mappa di Roak e secondo lui mancava molta strada per giungere al fiume. Inoltre non avevano finora incontrato nulla che assomigliasse a una palude e, stando al falegname, avrebbero dovuto imbattersi in quella prima di giungere a destinazione. Forse ciò che avevano davanti non erano vere e proprie catene montuose; sembravano un po' troppo basse. Ma con il passare delle ore quelle sagome nere si facevano sempre più alte e minacciose, anche se le vette erano smussate.

Un altro giorno di viaggio e giunsero alle loro pendici. A colpirli fu l'odore acre che sembrava emanato proprio dai monti, privi di vegetazione che andasse oltre a qualche arbusto striminzito e secco. Parevano enormi ammassi terrosi e deformi, e Idemar si chiese come potesse esistere in natura qualcosa di tanto grottesco.

Erya ebbe la fugace visione di giganti che ammucchiavano la terra formando enormi cumuli; si trattava di fantasia, certo, ma quegli obbrobri erano reali, e anche l'odore di marcio che emanavano. Non poteva immaginare un luogo meno adatto a ospitare la sorgente di quello che Roak aveva chiamato "Fiume Bianco". E nemmeno Idemar.

«Credo di aver capito. Ci siamo spostati troppo a est nel tentativo di aggirare la palude» spiegò. «Quest'orrore dev'essere il confine con il territorio di Greedward, la catena montuosa chiamata Dol'Hern. Se così fosse dovrebbe esserci un fiume, da queste parti»

Non avevano ancora toccato l'acqua di Ilwyn, che conservavano per momenti di futura necessità, perciò Erya, la cui riserva d'acqua era quasi esaurita, propose di cercarlo.

Si rimisero in marcia, con calma, cercando di reprimere il senso di nausea e stordimento che l'odore pungente provocava in loro. Anche i cavalli erano inquieti all'ombra delle montagne, e i due ragazzi faticavano a calmarli.

Il Cuore di DjinoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora