70. LA RETROGUARDIA

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L'entrata improvvisa degli Elfi in battaglia sconvolse l'esercito avversario. Non solo il numero degli alleati era aumentato; tutti combattevano con una grinta nuova, con un atteggiamento diverso che sorprese i soldati di Hodger.

Gli Elfi, con le loro squadre di abilissimi arcieri a cavallo, facevano impazzire i guerrieri più abili dell'esercito nemico con sortite veloci e ripiegamenti altrettanto precisi e puntuali.

Gli spadaccini, poi, erano avversari quasi impossibili da sconfiggere per i rozzi e lenti Swargr, che risultarono incapaci di tener testa all'agilità degli Elfi.

Le prime ore di battaglia furono disastrose per l'esercito di Hodger, che si vide privato della superiorità numerica e in grave difficoltà.

Ma il re di Madaris aveva altre frecce nella sua faretra, e ordinò a quella che era la retroguardia dell'esercito di avanzare. Aveva, infatti, tenuto fino a quel momento lontani dalla battaglia la maggior parte dei Diversi che riteneva più pericolosi, nonché un gran numero di creature che si erano unite a lui attirate da promesse di grandi bottini di guerra.

L'entrata di queste gettò nel panico molti Uomini; si trattava per lo più di creature bipedi, ma tale caratteristica era l'unica che le accomunava ai popoli alleati. Alcune di loro avevano un enorme becco d'aquila in mezzo al viso, altre una bocca sproporzionata e guarnita di denti lunghi e affilati come lame, altre ancora il corpo ricoperto da corna mortali.

Vi erano anche giganteschi uccelli che, dall'alto, presero a lanciare grosse pietre sull'esercito in difesa di Darmet, senza affatto preoccuparsi se anche qualche guerriero che combatteva per re Hodger finiva per essere travolto e ucciso. I Diversi, poi, erano ciò che più preoccupava, perché colpivano da lontano ed erano per questo più difficili da fermare. E, a differenza di quelli che Idemar aveva liberato fino a quel momento, le loro capacità erano più subdole e pericolose: centravano gli avversari lasciando ferite invisibili ma non per questo meno debilitanti.

All'improvviso alcuni dei cavalieri di Darmet avevano perso del tutto il controllo e cominciato ad attaccare i compagni, creando grande scompiglio nel gruppo. C'era voluto un po' prima che gli altri cavalieri comprendessero che gli amici erano passati agli ordini del nemico e che li abbattessero.

Incidenti simili si moltiplicarono colpendo l'intero esercito, e presto Uomini e Feark furono presi dallo sconforto, costretti a difendersi dai loro stessi compagni e amici. Solo il popolo Elfo era immune alla manipolazione della mente e resisteva.

Idemar, con la protezione di un piccolo gruppo di guerrieri Elfi, si spostava instancabilmente da un lato all'altro del campo di battaglia con il bastone. In un momento tanto delicato non gli era possibile occuparsi solo dei Diversi, perché il Cuore di Djinora doveva pensare anche e soprattutto ai compagni che si trovavano sotto il controllo del nemico.

Re Orinden e un gran numero di abili spadaccini Elfi si erano assunti l'incarico di accerchiare e fare prigionieri i Diversi, abili manipolatori, ma non altrettanto preparati guerrieri; il loro compito era però reso difficile dalle mostruose creature che avevano il compito di difendere i Diversi, e dal posizionamento di questi ultimi, defilati rispetto al campo di battaglia e lontani l'uno dall'altro. Proprio il fatto di non essere riuniti era il loro punto di forza, perché attaccavano contemporaneamente da più punti, rendendo impossibile una veloce risoluzione del problema.

Erya, in sella a Chiomadoro, combatteva al fianco di una guarnigione di Elfi arcieri, e con lei vi era anche Eareniel. Il loro compito era proteggere nel miglior modo possibile i guerrieri Feark guidati da Norken, che erano schierati nella stessa zona. Il gruppo dei Feark era uno dei punti di forza dell'esercito alleato, in grado di tener testa ai nemici senza grosse perdite: gli allievi di Norken combattevano ormai con abilità e anche quelli che avevano preso in mano un'arma solo poche settimane prima stavano dimostrando che il popolo fearkiano era naturalmente dotato di un certo talento nell'uso delle armi.

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