Qualche passo dopo gli alberi cominciarono a diradarsi, lasciando intravedere una pianura dove l'erba cresceva brillante e rifletteva ogni raggio del sole, assumendo le sfumature rosate del cielo.
Pochi secondi più tardi Idemar riuscì a distinguere le sponde di un lago rosato, cinto da una fila di meravigliosi salici dalle foglie argentate i cui rami più bassi andavano a sfiorarne la superficie. Il bosco distava un centinaio di passi dal lago, e sembrava circondarlo quasi completamente.
L'attenzione di Erya era stata attratta da un movimento alla loro sinistra. Socchiudendo gli occhi mise a fuoco delle figure al limitare del bosco, anche se era impossibile capire cosa stessero facendo o chi fossero.
Gli Elfi, che si erano fermati per qualche secondo permettendo loro di osservare ciò che gli si era spalancato davanti agli occhi, proseguirono decisi verso le figure in movimento.
Idemar era in allerta, temendo che i quattro avessero mentito e che li stessero conducendo da altre guardie. Ma, passo dopo passo, si rese conto che le persone verso le quali si stavano muovendo non avevano affatto l'aspetto di sentinelle; alcune sagome vestite con un lungo abito bianco camminavano, quasi danzando, verso le sponde del lago, mentre due giovani superarono lo strano gruppo salutandolo con un cenno del capo, per poi entrare nel bosco. Erano tutti Elfi, ma nessuno era armato e Idemar cominciò a rasserenarsi.
Proprio mentre Erya si stava domandando perché si stessero di nuovo avvicinando al bosco dopo esserne usciti da poco, la guardiana dai capelli corvini disse: «Eccoci a Lithenor, la più grande città del popolo elfo!»
Solo allora Idemar ed Erya si accorsero che gli alberi non assomigliavano a tutti gli altri, ma avevano lineamenti bizzarri e tendevano a intrecciarsi con quelli vicini dando vita a figure aggrovigliate che formavano un tutt'uno.
Quando da un velo di foglie che aveva creduto un basso ramo vide uscire un Elfa, Idemar si fermò, meravigliato; erano forse quelle le loro abitazioni?
La guardiana dai capelli sorrise. «Quelli di Lithenor non sono alberi comuni» spiegò. «Possono comunicare con gli Elfi a un livello più profondo rispetto alle altre piante. Vivono a stretto contatto con il popolo elfo e gli offrono un riparo»
Ormai il gruppo aveva raggiunto la fila di alberi più esterna, e molti tra gli Elfi di passaggio li salutavano con un cenno, o guardavano Idemar ed Erya con un pizzico di curiosità, solo per un istante, prima di riprendere il cammino verso il lago o il fitto del bosco.
«Vi condurremo al mio shefrim» disse l'Elfa mora. «Potrete mangiare e riposare, in attesa del nostro ritorno»
Si addentrarono nella città; gli alberi crescevano a piccoli gruppi intrecciati, e fra questi vi erano dei semplici sentieri in terra battuta. Non esistevano vere e proprie strade, perché le abitazioni, o shefrim, come le aveva chiamate la guardiana, erano disposte in modo irregolare e molto naturale. All'esterno, gruppi di Elfi intrecciavano rametti fioriti o curavano piante, altri trasportavano ceste cariche di frutta e rami. Idemar vide anche alcuni guardiani, che indossavano la stessa uniforme dei quattro che stavano con loro, entrare nel bosco armati di arco.
Si fermarono davanti a uno dei gruppi di alberi intrecciati. L'Elfa mora fece segno a Idemar ed Erya di seguirla, e di lasciare i cavalli agli altri.
Li condusse oltre quello che sembrava un intricato ricamo di rami, che si rivelò essere una tenda di foglie comoda da attraversare, che separava l'esterno dall'interno dello shefrim. Emersero in un'ampia stanza circolare; la parete, formata da alberi intrecciati, era liscia e chiara, ricca di sfumature, ed esibiva aperture irregolari, finestre formatesi naturalmente dagli spazi che le piante lasciavano scoperti nel loro abbraccio e che donavano luce alla stanza.
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Il Cuore di Djinora
FantasyIdemar vuole scoprire il significato del segno che lo accompagna fin dalla nascita. Erya ha dovuto nascondere per tutta la vita le proprie capacità a causa della paura che quelli come lei - conosciuti con il nome di Diversi - infondono nella gente. ...