33. PREPARATIVI

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Al termine del secondo giorno di vita nel palazzo, Idemar ed Erya avevano visitato l'intera Lithenor e imparato molte cose sulla vita degli Elfi. Li avevano più volte sentiti cantare e visti danzare, e avevano ascoltato con interesse i racconti che erano soliti narrare la sera, riuniti nelle sale del palazzo.

Che fossero riusciti a conquistare la loro fiducia era evidente: gli Elfi li avevano accolti con gentilezza, li facevano sentire a proprio agio e mai ombra di sospetto oscurava i bei volti. La maggior parte di loro non era loquace, ma Erya e Idemar si erano abituati in fretta al frequente mutismo e non ci facevano quasi più caso. Tanto più che altri pensieri occupavano le loro menti, poiché la partenza era ormai prossima. Non avevano più visto Elaniel e Orinden, ma sapevano che i sovrani e i consiglieri si stavano occupando dei dettagli del viaggio.

Il terzo giorno, mentre si avvicinava il tramonto, Eareniel li raggiunse mentre i due ragazzi erano di ritorno dal lago, che visitavano spesso, quasi sperando che potesse rispondere ai loro interrogativi. Sorrideva, e gli occhi splendenti rilucevano.

«Porto a voi le novità che attendevate: se tuttora siete decisi a partire potete farlo fin da domani» disse. «La via da seguire è stata tracciata, ma nulla, nel deserto di Lennar, è da sottovalutare, poiché pochissimi Uomini sono riusciti ad attraversarlo, e anche alcuni Elfi si sono perduti nella sua desolazione»

Quindi Eareniel chiese loro di seguirla; entrò nel palazzo, ma presto prese una direzione nuova, percorrendo zone che Idemar ed Erya non avevano mai visitato e che compresero portare al quinto shefrim.

Presto incontrarono altri Elfi che indossavano l'uniforme bianca di Eareniel e molti guardiani dei boschi armati. Ormai tutti li salutavano con un amichevole sorriso o almeno con un cenno; nessuno a Lithenor era all'oscuro della loro presenza e del suo significato.

Giunsero presso un'apertura coperta da una tenda di foglie. Un Elfo armato di picca era in piedi, lì accanto, e quando li vide scostò la tenda per lasciarli entrare.

Eareniel superò la soglia, e subito i due amici la seguirono. La stanza era ampia, ma meno illuminata rispetto al resto del palazzo. Lungo la parete di sinistra erano posti grandi armadi di legno e rastrelliere dalle quali pendevano lunghe lance, picche e spade dalla forgia elegante. Alla loro destra erano invece disposti archi di legno, le cui faretre erano ordinatamente appese alla parete.

Una guardiana, in piedi accanto a una delle rastrelliere, teneva in mano una spada dall'elsa d'argento che maneggiava con eleganza ed esperienza.

Eareniel si fermò in mezzo alla stanza.

«Questa è l'armeria. Orinden ed Elaniel vi pregano di portare con voi tutto ciò che vi è necessario per il vostro viaggio»

«Credi che avremmo bisogno di armi?» chiese Erya inquieta. «Io non saprei che farne»

«Tutti sperano che il vostro cammino sia privo di ostacoli, ma la prudenza non va dimenticata. Non avete mai maneggiato armi?»

Idemar pensò con rimpianto al proprio arco, che aveva perduto nell'attraversare la palude di Fogran, e lo disse.

«Allora la tua arma sarà un arco» dichiarò Eareniel avvicinandosi alla parete e studiando per un attimo quelli che vi erano appesi. Ne scelse uno e lo porse a Idemar con un sorriso incoraggiante. «Questo sembra creato apposta per te. Sarà un compagno di viaggio fedele e non ti deluderà»

Idemar lo afferrò. Era leggero, molto più di quello che aveva perduto, ma dall'aspetto solido. Era maneggevole, di lucido legno argentato e con un'impugnatura in morbido cuoio, che rendeva la presa più sicura. L'intera superficie era decorata da elaborati intagli.

Il Cuore di DjinoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora