49. LA CITTÁ DEI PUKROB

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Il Cuore di Djinora lo guidava senza esitazioni, trascinandolo verso il fondo del lago. Idemar sentiva l'acqua scorrere al suo fianco e stringerlo in un abbraccio vischioso: senza il bastone non avrebbe mai potuto vincere la densità di quello strano lago.

Il cuore era in tumulto e l'ansia cresceva dentro di lui: quanto a lungo poteva resistere senza respirare? Sentiva il fiato venirgli meno, e la pressione dell'acqua rendeva tutto più difficile: non aveva molta autonomia, anche senza lo sforzo di nuotare sentiva che sarebbe annegato presto. In ogni caso era impossibile anche resistere il tempo necessario per tornare in superficie, e il Cuore di Djinora non sembrava intenzionato a emergere, perché continuava a trascinarlo verso il fondo, inesorabile.

Poi, se ne accorse appena, la discesa mutò direzione, procedendo verso destra per un breve tratto. Se fosse stato più lucido Idemar si sarebbe interrogato sul fatto, cercando una spiegazione, ma ormai la mente era ottenebrata, e il ragazzo si limitò a stringere più forte il manico del bastone. Quasi non si rese conto del nuovo cambio di direzione, che lo portò deciso verso l'alto; si sentiva schiacciato, oppresso, senza fiato, e credeva che la sua vita fosse giunta al capolinea. Non poteva incolpare il Cuore di Djinora: se non si fosse immerso sarebbe stato ucciso dal mostro, il bastone aveva cercato un'alternativa alla morte certa.

Stava per perdere i sensi quando infranse la superficie. L'aria, improvvisa, rischiò di soffocarlo più della mancanza della stessa, e Idemar annaspò, respirando a singhiozzi, i polmoni in fiamme, per lunghi secondi. Poi riuscì a regolarizzare la respirazione, e il cuore smise di martellare.

Solo allora si arrischiò ad aprire gli occhi, certo di trovarsi di fronte il mostro. Quello che vide lo lasciò a bocca aperta. Non c'era sole né cielo sopra la sua testa, ma la volta di quella che aveva tutta l'aria di essere un'enorme caverna.

Davanti a lui lo spettacolo era persino più stupefacente: su un terreno irregolare, spoglio e collinoso che degradava lento verso il lago, sorgevano mucchi di terra dalle forme strane, di altezze e dimensioni diverse, che non avevano aperture se non un buco collocato alla base. Gli ci volle qualche minuto per comprendere che si trattava di abitazioni, e che quei fori altro non erano che rozze porte.

Nulla cresceva là intorno, anche le piante acquatiche disertavano quel posto orribile. Solo, quasi secco, lo scheletro grigio di un albero spuntava dalla brulla terra, appena fuori dall'acqua, di fronte a lui. Il sole non esisteva, là sotto tutto era avvolto dalla penombra e dalla bruma e l'aria era pesante, gravida di umidità, quasi irrespirabile. Nonostante questo era vivo.

Per qualche minuto non osò muoversi, e rimase fermo, la sola testa affiorante dalle scure e viscide acque, studiando con cautela ciò che si presentava ai suoi occhi.

In qualsiasi altra circostanza si sarebbe chiesto che posto fosse, ma in quel momento era sicuro di trovarsi di fronte alla città dei Pukrob: solo così poteva spiegare le barche, la loro scomparsa e il comportamento del Cuore di Djinora, che l'aveva condotto fino a lì senza alcuna esitazione quando aveva sentito il bisogno di trovare Erya.

Era il posto giusto per i Pukrob, creature che avevano l'aspetto di enormi anfibi, popolo primitivo e condizionato da mille superstizioni.

Giunto fino a lì, non gli restava che cercare l'amica.

Nuotando più nascosto possibile si portò verso destra, dove le acque lambivano il colle in una zona priva di abitazioni, a ridosso della parete rocciosa.

Ci vollero diversi minuti perché raggiungesse la parete, poi emerse, lento e cauto. Finalmente aveva di nuovo i piedi sulla terraferma! Bastò quella sensazione a donargli una maggiore fiducia e sicurezza, ma sapeva che abbassare la guardia sarebbe stato imprudente, perciò rimase fermo per qualche minuto a osservare quegli edifici terrosi dall'aspetto agghiacciante: sapeva cosa fare, ma non come. Da dove cominciare la ricerca?

Il Cuore di DjinoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora