21. ADDII

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La cerimonia di saluto agli Isidrani caduti si svolse il giorno seguente.

Grazie alle Fate ogni traccia di cenere era svanita e l'intera zona appariva ancor più spoglia. Era possibile, seguendo l'ampio passaggio privo di alberi creato dai mostri quando avevano invaso Ilwyn, giungere ai confini del bosco; migliaia di alberi erano stati inceneriti e a Idemar la loro assenza sembrava più vistosa della presenza di quelli che erano stati risparmiati.

I corpi degli Isidrani furono adagiati sull'erba, non troppo lontano dal luogo della battaglia. Attorno si radunò una gran folla: i reduci – curati dalle Fate e completamente ristabiliti – i giovani giunti da Isidra per assistere alla cerimonia e il gruppo delle Fate al completo, luminose e splendide. Tra loro spiccava Nanya, la cui aura lucente sembrava adesso ancor più abbagliante.

Le Fate, disposte in cerchio attorno alla zona, cominciarono a camminare e cantare. Il loro non era un canto normale, composto da parole, ma una musica: il suono di un ruscello, del vento tra le chiome, delle foglie che cadevano a terra lievi d'autunno, di un temporale lontano. Ogni nota si fondeva con il girotondo luminoso, quasi una danza, che univa tutte le Fate.

Poi Erya sentì che gli animali si univano al canto dall'interno di Ilwyn. Era la cosa più splendida che i ragazzi avessero mai sentito, delicata e unica nella sua incantevole armonia. Riempiva il cuore di tristezza e di speranza, di dolore e di gioia. Piangeva per gli amici scomparsi e gioiva per la bellezza del bosco, con i suoi colori, i suoi suoni, la sua vita.

Quando la musica si spense Erya si asciugò in fretta le lacrime che erano scivolate sulle guance con il dorso della mano. Le Fate, che fino a quel momento avevano impedito a tutti la visione dei corpi dei caduti, fecero un passo indietro.

Idemar trattenne il respiro, incredulo: dove erano stati adagiati i corpi degli Isidrani caduti spuntavano ora dal terreno dei piccoli arbusti, che non gli arrivavano al ginocchio, ma erano già visibilmente diversi uno dall'altro.

Gli Isidrani allora intonarono un canto di ringraziamento con le loro voci cristalline tanto simili a quelle dei bambini, ed Erya e Idemar ascoltarono rapiti. Era una musica che parlava dell'amore per tutto ciò che cresceva nel bosco, e carica di speranza nel ciclo della vita. Al contrario delle Fate, che avevano cantato danzando in cerchio, gli Isidrani rimasero fermi, tenendosi per mano e formando una catena.

Le Fate li ascoltavano in silenzio e con attenzione, le vesti svolazzanti nella leggera brezza. I loro bellissimi volti erano appena velati di tristezza, ma la loro espressione dolce non ne era scalfita.

Gli Isidrani cantarono a lungo, ma Erya e Idemar non avrebbero saputo dire quanto, perché la dimensione temporale sembrava essersi distorta fin da quando le Fate avevano cominciato a cantare.

La musica si dissolse lentamente, finché il bosco assorbì anche le ultime note, disperdendole. Quindi gli Isidrani fecero un passo indietro, spezzando la catena che li univa, e le Fate si alzarono in volo, danzando leggiadre sopra i giovani alberi. Di nuovo una musica pervase l'aria, ma i due ragazzi non capirono quale ne fosse la fonte, e finirono per convincersi che esistesse solo nelle loro teste.

L'aggraziata e luminosa danza tracciava delle scie nell'aria, e anche gli Isidrani, proprio come i due ragazzi, non riuscirono a distogliere lo sguardo finché le Fate non furono scese a terra.

La cerimonia era terminata. Fate e Isidrani s'incamminarono verso la Betulla Argentata. Il gruppo era silenzioso, anche se le lacrime erano scomparse e tutti apparivano più sereni.

Dallo splendido albero la maggior parte degli Isidrani proseguì verso Isidra, ma Erya e Idemar furono invitati a fermarsi. Anche Oleandro e gli altri che avevano offerto loro ospitalità restarono, e Idemar aveva notato che un piccolo gruppo di Isidrani era entrato nella dimora in compagnia di alcune Fate, ma non era riuscito a vedere chi fossero.

Il Cuore di DjinoraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora