Le ore di scuola oggi,sono passate lentamente,forse fin troppo ed è inutile negare che ho avuto ansia tutto il tempo.
Non so se sia una buona idea,aver concesso ad Edoardo di passarmi a prendere,o meno.Vorrei solo che non pensasse che è tutto tornato come prima,perché non lo è e non lo sarà così facilmente.
"Hai da fare?" mi chiede Laura ancora stordita dalla sbronza di ieri sera,mentre sistemiamo i libri nello zaino.
"Sì" mi limito a dire.
"Magari dopo vieni a casa mia?" mi chiede.
"Non so se mi va" dico cercando di non sembrare troppo scortese.
Non vorrei incontrare sua sorella,è abbastanza snervante."Va bene,allora ci vediamo domani a scuola" mi dice sorridendo,uscendo dalla classe,mentre io continuo ad aggiustare le mie cose.
È un bene che non se la sia presa.
Sono l'ultima ad uscire dalla classe,la verità è che ho cercato di prendermi cinque minuti di tempo,per pensare se voglio davvero andare con Edoardo o se dovrei tornare a casa,ma purtroppo il mio carattere mi impedisce di dare buca alle persone all'ultimo momento,anche se lo meriterebbe.
Appena vedo la macchina di Edoardo parcheggiata fuori scuola,tiro un sospiro e vado verso di essa,facendo dei piccoli passi incerti.
"Ciao" lo saluto a bassa voce,entrando in auto.
Lui mi guarda e in un attimo si avvicina a me,lasciandomi un bacio sulla fronte.
Inutile dire che mi sono venute le farfalle nello stomaco."Hai fame?" mi chiede ed io annuisco,mentre lui si limita a guidare in una direzione a me sconosciuta.
"Dove stiamo andando?" chiedo fredda.
Non riesco più a non esserlo con lui,ormai."Impaziente?" mi chiede e fa le spallucce in segno di resa,quando riceve una mia occhiataccia.
"Lo vedi appena arriviamo" dice poi, guardando fisso la strada.
Dopo circa venti minuti di silenzio,parcheggia finalmente la macchina,in un piccolo vialetto che non avevo mai visto prima.
"Dove siamo?" gli chiedo curiosa.
"Scendi" dice semplicemente ed io sbuffo,scendendo dall'auto,proprio come fa lui.
Percorriamo quel piccolo vialetto,fin quando in lontananza,non si intravede una piccola casetta in legno,con uno scivolo sul giardino.
Apre la porta,una volta arrivati e dopo di lui,entro dentro quella casetta.
È molto carina,c'è un piccolo tavolo con delle sedie,sempre in legno."Cos'è?" gli chiedo guardandomi intorno.
"Me l'ha costruita mio zio quando ero piccolo. Venivo sempre con la bici quando non volevo stare con nessuno" dice sedendosi sul rialzamento della finestra.
"E non ti trovavano?" chiedo,poggiandomi sul muro in legno.
"Conoscevamo questo posto solo io e lui.
Ora lo conosci pure tu" dice guardandomi."Mi stai raccontando questa storiella per farti perdonare?" gli chiedo incrociando le braccia al petto.
"Lo avrei fatto anche in un'altra circostanza" dice guardandomi male,mentre io alzo gli occhi al cielo.
Prende una busta da terra e la poggia sul tavolo,cominciando ad uscire dei contenitori col sushi e delle bacchette.
"Mangia" dice sedendosi.
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