Capitolo 3.

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Sono passati tre giorni dallo "scontro" con Ciro,tre giorni monotoni dove non si faceva nulla di particolare.Viola nonostante ce l'avessi in cella non mi rivolgeva la parola,ma in compenso durante la giornata mi mandava sguardi fulminanti che ignoravo spudoratamente.

Ieri avrei dovuto avere notizie di mia madre,ma niente.Sono tanto preoccupata per lei,vorrei sentire la sua voce anche per un minuto,non un secondo di più.
Siamo in sala musica e a distogliermi dai miei pensieri,fortunatamente, fu massimo che ci avvertì di stare buoni perché la direttrice lo stava cercando urgentemente e dai noi stava per arrivare Liz.
Quando Massimo ci lascia soli,vedo Viola venire nella mia direzione e mettersi avanti alla mia figura "Cosa vuoi ancora?Mi hai già rotto le palle abbastanza" sbuffo e distolgo lo sguardo " E ne avrai ancora per molto,ti renderò la vita un'inferno qui,stanne certa cara Jones" dice con fare minaccioso "Se continui a rompermi i coglioni-" mi blocca una voce maschile dietro la figura della psicopatica "Cosa farai se continua a romperti i coglioni?Sentiamo." si intromette il suo ragazzo,Ciro,un altro che non ha capito che non ho paura di loro "Che succede qui?" chiede Liz una volta arrivata "È tutto apposto" dico guardando Ciro con uno sguardo fulminante "Perché non la lasciate in pace questa povera ragazza?" si intromette un ragazzo dagli occhi azzurri come il mare "Pino tu fatti i cazzi tuoi" risponde ringhiando quello stronzo di Ciro senza ricevere risposta dal compagno.

La giornata va come dovrebbe andare ma avere gli occhi addosso per tutto il tempo da quella psicopatica non credo premetta nulla di buono,starà escogitando qualche piano contro di me,ma non ci do peso,non l'avrà vinta quella pazza. Siamo nel cortile ed io sono seduta vicino la recensione che ci separa dal campo dei ragazzi,al mio solito non ho voglia di giocare quindi mi limito a guardare le mie compagne giocare. "Posso prestartelo solo per qualche minuto Chiattì,poi mi serve per mettermi in contatto con la mia ragazza,solo qualche minuto" allungo le orecchie quando capisco che stanno parlando di fare qualche chiamata con un cellulare che tengono di nascosto qua dentro e guardando alle mie spalle,noto che fortunatamente il proprietario non è Ciro. Mi alzo dalla panchina e mi avvicino ancora di più alla recinzione "Ei,tu" urlo al ragazzo che ho sentito parlare qualche secondo fa,lui si alza e viene verso di me "Chi sei?" mi chiede curioso inarcando le sopracciglia "Una dalla tua parte,se mi presti solo per una chiamata quel telefono" ne ho bisogno,davvero tanto "No davvero non posso,già lo sto prestando a Chiattì,se si scarica non posso più sentirmi con la mia ragazza" devo inventarmi qualcosa "Senti,come ti chiami?" chiedo "Carmine" risponde secco senza aggiungere altro "Carmine,facciamo così,se tu me lo presti solo per sta notte,io domani mattina te lo faccio riavere e non te lo chiederò mai più,se invece non farai così,io racconterò tutto alla direttrice" non lo farei mai,ovviamente,non sono questo tipo di ragazza ma ho dovuto inventare qualcosa per convincerlo e devo dire che ha funzionato,perché mette le mani nei suoi jeans e guardandosi mille volte attorno me lo passa dalla recensione "Grazie davvero,e comunque solo a scopo informativo, non lo avrei detto alla direttrice" dico ridendo "Sei una stronza,te lo hanno mai detto?" dice ridendo "Te lo torno domani,grazie" e torno a sedermi.

È sera ormai,abbiamo appena finito di mangiare la schifosissima pasta della mensa e siamo appena rientrate tutte in cella. Viola è subito entrata in bagno a lavarsi ed io aspetto che esca per farmi una doccia e per utilizzare quel cellulare. Mi metto nel mio letto e al mio solito,penso a come ho fatto a finire qui in mezzo,mi do alla disperazione e mi lascio travolgere da un pianto liberatorio.
Tra una lacrima e un'altra,Viola esce dal bagno ed io aspetto che si addormenti per farmi la doccia.
Una volta sentito il suo respiro appesantirsi,dal letto inferiore, entro in bagno e per non farmi sentire apro l'acqua della doccia e del rubinetto,prendo il cellulare e compongo un numero mettendolo il cellulare col volume più basso possibile "Pronto?" mi è mancata tantissimo la sua voce "Mamma,mamma sono io" dico sussurrando per non svegliare Viola "Alida?" chiede,ma dal suo tono non sembra per nulla felice di sentirmi "Si mamma,sono io,perché non mi hai chiamata?" chiedo e la sua risposta tarda ad arrivare,ma arriva "Non ho niente da dirti,sono delusa Alida,sei finita in prigione,ti rendi conto?Mia figlia in prigione,cosa ho fatto per meritarlo?" la sento piangere dall'altro lato del telefono ed io chiudo subito la chiamata. Non mi aspettavo una risposta del genere da mia madre,sapevo di averla delusa ma non a tal punto da rifiutare di sentirmi. Mi spoglio e mi metto seduta dentro la doccia,dalla mia bocca escono singhiozzi,mentre l'acqua mi bagna il corpo, avrei voluto condurre la vita che conducono le persone normali,non i criminali.

Vedo un pezzo di vetro vicino la doccia,lo guardo,lo guardo attentamente,sono tentennante dal prenderlo,ma alla fine lo faccio. Non l'ho mai fatto,mai,eppure in quel momento ne ho bisogno,ho bisogno di sentire il dolore che ho causato a mia madre,ho bisogno di provare le sue stesse emozioni.
Prendo quel pezzo di vetro e lo passo velocemente su tutta la gamba, fino a vedere una grande quantità di sangue uscire,fa male,brucia,ma intanto penso di meritarlo e solo così i miei sensi di colpa di alleviano leggermente,provando il dolore che prova mia madre.
Rimango nella doccia fin quando il sangue non smette leggermente di uscire e poi mi asciugo e mi metto sotto le coperte mentre le lacrime continuano a scendere e la gamba destra continua a bruciare.
Come spero che continui a fare per tutta la notte,l'unica cosa che merito è sentire dolore,farmi male.

Angolo autrice
Ciao ragazzi,spero vi piaccia il terzo capitolo.

Piccoli delinquenti//E.C.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora