Capitolo 13.

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È mattina e fra due ore dovrò tornare all'IPM.
Sento un vuoto dentro,non voglio lasciare questa casa per la seconda volta,avendo la consapevolezza di non tornarci più per molto tempo.

Sono le sette,mamma ancora dorme,non si sveglia così presto solitamente,vorrei aspettarla ma se sgarro l'orario,vengono a cercarmi fino a casa ed io vorrei evitare succedesse una cosa del genere.
Prendo tutti i vestiti che non avevo portato con me e li metto in un altro zainetto molto capiente,non ne avevo molti in carcere,ma cercavo di arrangiarmi.

Vado a fare una doccia calda,anche se siamo in piena estate mi piace fare arrivare l'acqua quasi bollente sulla mia pelle,mi rilassa.
Mi siedo a terra nella doccia e purtroppo succede una cosa che avrei voluto evitare,i pensieri.
Pensare è inevitabile per me,non riesco mai a smettere i farlo,soprattutto da quando sono all'IPM. Penso con nostalgia a tutto quello che ho passato durante la mia vita,penso alle esperienze belle,ma anche brutte,mi hanno fatta crescere e diventare quello che sono ora e no,non una criminale,perché io dentro non lo sono.

Scaccio via i pensieri sennò non faccio in tempo,esco dalla doccia dopo essermi asciugata per bene ed essermi vestita con body nero e un paio di jeans chiari,asciugo i miei lunghi capelli castani e li piastro. Non facevo la piastra da tantissimo tempo,i miei capelli naturali sono leggermente mossi e mi piacciono,ma oggi ho una particolare voglia di sentirmi bella.
Cambio la fasciatura al braccio mettendone una pulita,quella vecchia la metto dentro lo zaino e la butterò strada facendo. La ferità non si è ancora asciugata del tutto,infatti ancora si intravede un po' di sangue,mentre sul viso non c'è più bisogno di metterla perché il taglio non era profondo,anche se si intravede ancora.
Dopo essermi truccata in modo leggerissimo scendo in cucina,farò colazione all'IPM,dato che l'orario coincide.

Mamma ancora dorme,non ho voglia di svegliarla,deve stare a riposo,anche se vorrei stringerla forte.
Decido di salutarla in modo diverso però,prendo un foglio di carta e una penna,lasciando che i miei pensieri vengano trasportati su questo pezzo di carta che spero leggerà accuratamente.

Ciao mamma,come sai oggi dovrò tornare all'IPM. Quando leggerai questa lettera,probabilmente già sarò arrivata.
So che non ti aspettavi questo da me,ma sappi che io sarò sempre la figlia che hai cresciuto,non sono una criminale e una parte di te,questo lo sa perfettamente. Sei arrabbiata,delusa,lo so,ma un giorno ti spiegherò il motivo per cui l'ho fatto,solo se tu vorrai perdonarmi.
Vienimi a trovare,so che è difficile,ma fallo,ti prego,non credo di riuscire a stare due anni senza vederti.
Spero che riuscirai a capire,un giorno,ti voglio bene,il tuo koala.

Finisco la lettera con le lacrime agli occhi per aver usato il soprannome con cui mi chiamava. Me lo ha dato da piccola questo nomignolo,quando lei doveva uscire di casa ed io mi appiccicavo a lei per non farla andare,mi manca tutto questo, mi manca da morire.

Poggio il biglietto sul tavolo della cucina e prendendo lo zaino con i vestiti,esco di casa e mi dirigo nel luogo che mi ospiterà fino ai diciotto anni.

Dopo una ventina di minuti arrivo e ad accogliermi c'è Lino e spero che non sia per qualcosa in particolare. Mi mette le manette ai polsi e mi conduce all'interno della struttura dove ad attendermi ci sono Liz e il comandante che mi salutano con un cenno di mano che non posso ricambiare a causa delle manette.
Liz mi perquisisce per bene e poi,sotto mia richiesta,mi porta dalla direttrice.

"Ciao Alida,com'è andata?" dice sorridendomi mentre io accomodo difronte la sua scrivania "Bene,grazie" mento,dato che mia madre non mi ha propio rivolto la parola,ma non è di questo che voglio parlare "Volevi parlarmi?" chiede sfogliando dei fogli "Credo di poter collaborare con voi" dico seria,ma lei non alza gli occhi dai documenti che tiene in mano "In che modo?" dice portandosi una ciocca bionda dietro l'orecchio "Forse potrei riuscire ad incastrare Claudia Orefice e Lidia Della Corte" il suo sguardo si alza immediatamente e mi guarda negli occhi "Come pensi di fare?" si interessa al mio discorso "Quando sono tornata a casa,ho trovato i loro numeri di telefono e se farete scattare una chiamata,potrete rintracciare la posizione" dico come se fosse un gioco da ragazzi "Non è facile come pensi,ci servono più informazioni che tu ci fornirai,per il momento vai a sistemare le tue cose in cella e raggiungi le tue compagne in mensa" mi alzo salutandola e lei mi blocca "Alida lo prenderò in considerazione,stai tranquilla" le sorrido,so che vuole aiutarci tutti ad uscire da questo schifo,ad uscirne vittoriosi,ma molti qui dentro la deluderanno,hanno aspettative diverse per la loro vita.

Piccoli delinquenti//E.C.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora