"Alida,vieni con me,hai una visita",queste parole mi intasano la testa e per tutta la durata del corridoio,cerco di immaginare chi è venuto a farmi visita,dato che non ho nessuno,oltre mia madre che si è promessa di non mettere mai piede in un carcere.
Una guardia,di cui non conosco il nome,apre le sbarre,mostrandomi una grande stanza con un gran numero di tavoli e sedie e persone che parlano con i detenuti,come me.
Vengo portata dal braccio verso un tavolo,dove sta seduta una signora di spalle.
"Mamma" sussurro rimanendo alzata,vicino a lei,non pensavo si decidesse di venire.
Lei mi guarda,si limita a fare un piccolo sorriso,senza alzarsi e abbracciarmi,ma per ora mi basta vederla,per me vale già tanto la sua visita.
Mi siedo di fronte a lei,non sapendo che dire,non possiamo stare un'ora in silenzio,però.
"Che ci fai qui?" dico felice,mi è mancata così tanto.
"Non sei felice?" rispondendo alla mia domanda,con un'altra domanda.
"Certo che lo sono ma,non avevi detto di non voler mettere piede qui dentro?" dico incupendomi.
"Sì,ma avevo bisogno di vederti.Sapevo in fondo che non avrei resistito per due anni" d'istinto,mi alzo e l'abbraccio.
Lei mi stringe forte,come se non ci vedessimo da anni e anni,ma tre mesi,sono comunque tanti.
L'abbraccio della mamma,è sempre caloroso,da sempre affetto e amore,fa sentire a casa,perché la mamma è casa."Com'è stare qui dentro?" mi chiede tornando a sedersi,con le lacrime agli occhi.
"Non è come stare a casa ma,mi aspettavo peggio" in realtà non va tutto rose e fiori anzi,il contrario,ma c'è chi è messo peggio di me e questo,egoisticamente,mi rassicura.
"Ci tornerai,basta solo che tu faccia la brava" dice accarezzandomi il viso,come ha sempre fatto.
"Forse fra un anno sono fuori" dico sussurrando,facendomi sentire solo da lei.
"Cosa?" cerca di metabolizzare quello che ho detto.
Spero di non arrivare a compiere i diciotto anno qui dentro."Sto collaborando con loro,per incastrare quelle due. Se le trovano grazie al mio aiuto,io fra un anno esco di qui" dico sperando che sia davvero così.
"Alida,ma perché lo hai fatto" dice incupendosi,ricordandosi di quella sera.
"Forse un giorno,quando sarà tutto finito,te ne parlerò" le stringo le mani,rassicurandola.
"Io devo andare,hai bisogno di qualcosa?"mi dispiace lasciarla andare in queste condizioni,mi mancherà ancora più di prima.
Rivedere una persona dopo tanto,per così poco,apre ancora di più una ferita."In realtà sì" dico sperando che mi aiuti e so che lo farà,è la mia mamma,infondo.
"Potresti aiutare una ragazza incinta?"
"Carmine!" urlo appiccicata alla recinzione,una volta arrivata in cortile.
Lui appena si sente chiamare,si gira intorno e appena mi vede,corre verso di me.
"Chiama Nina,dille che domani,alle quindici del pomeriggio,mia mamma la aspetterà qui fuori" lui inarca un sopracciglio non capendo e cerco di spiegarmi meglio.
"È venuta a farmi visita e mentre c'ero,le ho chiesto se potesse accompagnare Nina a fare l'ecografia" gli dico,ricevendo un enorme sorriso."Non so come ringraziarti,davvero" dice avvicinandosi ancora più alla recinzione.
"Mi piace aiutare le persone" dico sorridendogli,è vero,mi fa stare bene aiutare la gente che ha bisogno di qualcuno.