TOTAL RESET #4

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Quando io e Lomax scendiamo dallo scuolabus il cortile della scuola è un via vai di studenti che attendono la prima campanella. Abbiamo tutti la comune sensazione di un déjà vu. Vediamo gli stessi volti, gli stessi gruppi, le stesse classi dell'anno passato. Come in quei film dove i protagonisti sono condannati a ripetere lo stesso identico giorno in un loop infinito. Ogni mattina ti svegli e ripeti le azioni del giorno prima, perché tu cambi ma il mondo intorno a te è rimasto uguale. Oggi, 9 settembre, è il Giorno della Marmotta della Harper High School: il nostro "nuovo" primo giorno di scuola.

Per le matricole è davvero la prima volta. Si riconoscono subito, non solo perché sono i più bassi ma perché sui loro volti, anche di quelli così sviluppati che potrebbero ingannare l'insegnante di ginnastica, si legge un misto di paura e insieme di curioso stupore. Tutti gli altri assumono espressioni che vanno dal frustrato all'incredulo, e chi non ha già un piede nella depressione fatica a tenere saldi i nervi. Prendete ad esempio il tizio alto e gonfio di muscoli che si fa largo verso l'ingresso spintonando a destra e sinistra chiunque si trovi sul suo cammino neanche fosse lo sport dell'anno.

Lui è Robert Myers, ed è la terza volta consecutiva che dovrà ripetere l'ultimo anno. Dopo due bocciature, il nerboruto buttafuori a tempo perso di una delle migliori discoteche di Spring Bell ce l'aveva fatta l'anno scorso a guadagnarsi la promozione. Ma poi, come tutti, è rimasto vittima di WIZ e ora dovrà scontarne le conseguenze. Mi sembrava si fosse addolcito un po' da quando aveva cominciato a frequentare l'inquietante tizia borchie e cinghie, ma la goth ha cambiato città e ora Myers sbollisce gli ormoni impazziti sulla marea di nuove matricole e ideali bersagli di un tiro a segno che diverte soltanto lui.

«Hey amica.» Lomax tende il pugno chiuso ad una ragazza color cioccolato con un paio di occhiali spessi. «Hey amico.» La ragazza risponde al pugnetto. La sua voce, leggermente meccanica come se risalisse attraverso un tubo di freddo metallo, tradisce vocalizzi maschili. Saluta anche me, che ricambio sollevando appena la mano.

«Però, che fregna che sei!» Lo dico d'istinto. Lomax mi fulmina con lo sguardo, io faccio spallucce. Lei invece apprezza. «Possono pure obbligarmi a tornare in questa scuola,» dice la ragazza dalla voce metallica. «Ma non sono più lo studente dell'anno scorso!» Che vi dicevo prima? Il mondo è rimasto fermo, ma noi no. Lester ne è l'esempio perfetto: dal ballo di fine anno non ha mai interrotto le cure ormonali, e i pochi ciuffi di barba che si notano ancora sotto il suo mento sono la prova che la transizione sessuale sta procedendo a gonfie vele.

«Per me rimarrai sempre Lester.» L'uscita di Lomax è un'evidente dichiarazione di sostegno, per quanto goffa, nei confronti del suo carissimo amico blerd (o black nerd se preferite). Lester inarca la schiena, come a mostrarci l'accenno di due seni impazienti di traboccare fuori dalla sua t-shirt con il logo di tiktok: «ancora per poco.»

Lomax circonda le spalle di Lester con un braccio e insieme si dirigono verso l'ingresso. Io invece corro fra le braccia della mia migliore amica. Stringo Barbie come se non la vedessi da una vita. Sento i suoi omeri rotondi premermi forte sulle scapole, anche lei non stava più nella pelle. Tenendoci per entrambe le mani, ci separiamo quel tanto che basta per prenderci le misure a vicenda. «Le donne si vestono allo stesso modo in tutto il mondo...» dico ammirando il suo abitino punk rosa shocking. Lei fa correre il suo sguardo sul mio capo d'abbigliamento minimalista, ovviamente nero per far risaltare il biondo platino della chioma, e completa per me la citazione di Elsa Schiaparelli: «...si vestono per irritare le altre donne!»

Ridiamo e ci abbracciamo ancora. Stirandosi la pancia con la mano Barbie fa aderire perfettamente l'abito al suo corpo longilineo. «Ho detto a mia madre che c'era un topo in casa: lei è impazzita ed è salita sul tavolino. Urlava e non voleva più scendere. Non si è nemmeno accorta che l'ho rubato dal suo armadio Luigi XVI.» Ci vuole poco però che i suoi occhi scuriscano. «Mi avevano presa a Yale. Non in un college di seconda categoria. Mi avevano preso a Yale!»

So quanto significasse per Barbie ricominciare daccapo, farsi una nuova vita lontano da Winter Spell. Se è arrivata a detestare le mura della Harper High School è anche colpa mia, che accecata dalla sete di vendetta avevo fatto rotolare la palla del risentimento lungo il piano inclinato che l'aveva spinta nell'anoressia. Pensavo fosse stata lei a pubblicare il mio deepfake, mi sbagliavo, certo aveva adottato degli atteggiamenti ostili nei miei confronti, ma non ho scuse per quello che ho fatto. Adesso sta bene, ed è stato grazie al suo aiuto che avevo potuto sconfiggere WIZ.

«Yale non scappa.» Le accarezzo i capelli tagliati alla maschietta. Non è mai riuscita a mantenere una tinta per più di un semestre, e questa volta li ha schiariti al punto che potrebbero scambiarla per un'albina. «Quest'anno sarà diverso, Barbie. Niente rancore, niente vendette, niente battaglie campali. Quest'anno saremo insieme, e tutto passerà più velocemente. Alla fine della strada ci sarà Yale, ma lungo il percorso lascia che sia per te un'amica migliore di quanto non lo sia stata finora.»

Annuisce. Lo sa che non è stato facile neanche per me. Si inumidisce le labbra. «Che è successo a Wiz Girl?»

Le mie dita attraversano i suoi capelli spettrali e si posano delicatamente sui suoi delicati zigomi sporgenti. «Wiz Girl è morta. Adesso ci sono soltanto io. Baby Lynn.»

Torna a sorridere. Si porta al mio lato e mi fa ruotare un braccio intorno alla vita fasciata di nero: «un vestito non ha senso...» Faccio girare il mio braccio intorno alle sue costole rosa shocking e insieme ancheggiamo come sgualdrine verso l'ingresso: «...a meno che non ispiri gli uomini a volertelo togliere.»

Il suono della campanella. Ma qualcosa non va. Le porte non si aprono. Ci guardiamo l'un l'altra. Nessuno sa cosa stia succedendo. Un lungo stridore annuncia che qualcuno ha appena azionato l'interfono. Uno stridore dopo riconosciamo la familiare voce di Jenna, la segretaria del preside, parlarci dai megafoni esterni: «Attenzione. Prima del regolare inizio delle lezioni, tutti gli studenti sono pregati di recarsi in palestra. Il preside ha delle importanti comunicazioni interne da farvi. Ripeto...»

Non l'ascoltiamo già più, perché hanno spalancato le porte e una vociante fiumana inarrestabile di studenti di tutte le età si riversa dentro senza ordine e giudizio. Lomax e Lester sono davanti a noi. Mentre scendiamo per le scale che ci portano all'ammezzato della palestra, sento una voce alle mie spalle. «Baby Lynn e Barbie, giusto?»

Ci voltiamo. Il ragazzo asiatico che si rivolge a noi è un bel tipo, ha una giacca hipster sulla t-shirt amish, un taglio alla Cesare e l'aplomb del numero uno. Deve essere nuovo. Non l'ho mai visto prima alla Harper. «Chi vuole saperlo?» lo sfida Barbie con il suo tono inarrivabile.

«Justin Ward» si presenta. «Chi di voi due adesso è al comando della Cerchia?» Per essere nuovo la sa lunga. La Cerchia è l'istituzione parascolastica vecchia almeno quanto la Harper stessa. Per tanto tempo sono stata io a comandare il più elitario club del liceo, ma dopo il mio allontanamento lo scettro era passato a Barbie, almeno fin quando non ero tornata a riprendermelo con un carico di bombe a mano. Tecnicamente, sarei di nuovo io la leader della Cerchia, ma non vedo perché la cosa debba interessare al bel faccino orientale.

«Cambio domanda e vado al punto.» Continua a parlare senza mollarci un attimo, anche ora che abbiamo finito le scale. «La Cerchia esiste ancora?» Bella domanda. Non ne abbiamo ancora parlato fra di noi. Mi fermo, come se dovessi dare delle spiegazioni alla stampa. «Lo verrai a sapere quando sarà il momento. Sui social.» La mia amica mi prende per un gomito e ci allontaniamo da Justin Ward entrando nella palestra. Barbie lo congeda facendogli il segno "vittoria" con le dita: «Hashtag Stay Tuned.» Poi mi bisbiglia nell'orecchio: «Di solito nelle serie i tipi asiatici sono taciturni. Giusto a noi doveva capitare quello con la lingua lunga?»

WIZ BLONDE (Completata)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora