ESCAPE PLAN #5

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FREDDIE LOMAX P.O.V.

La strada dove mi hanno sfondato il parabrezza ospita oggi un tappeto multicolore di piccole auto italiane parcheggiate sul marciapiede. Il cartello sulla porta del VIX dice che il locale è chiuso per festa privata. Arthur ha detto al telefono che voleva parlarmi, la sua voce tradiva una certa urgenza.

All'ingresso vengo frastornato dalle chiacchiere fracassone degli ospiti. Uomini e donne che bivaccano ai tavoli, abbuffandosi e sfottendosi l'un l'altro, come se una grande e vivace famiglia avesse preso possesso del VIX. Commentano la partita di football trasmessa ai televisori, qualcuno dice che è meglio il calcio italiano, un altro lo sfida a spiegarne le regole e quello risponde di non averle mai comprese. Ridono a bocca spalancata, sputando pezzi di cibo. Sono i proprietari delle colorate macchine anni '70 ferme fuori che risaltano come mosche bianche sulle grigie strade americane. Sono italiani.

Il primo che riconosco è lo smilzo scuro con gli occhi scuri che spiccano fra il borsalino e la sciarpa di seta a righe scura avvolta intorno al collo. Johnny Romano, uno dei sicari del clan Margheriti. Mi sorride sotto i baffi. «Everfin ochei, ragazzo,» mi dice nel suo inglese stentato, «forgetabaut il passato.» Vuole che mi dimentichi come mi ha spogliato e legato a una sedia per interrogarmi in uno scantinato? Volto le spalle in cerca dell'uscita. Un gorilla indiano mi sbarra il passo, incrociando le mani sulla cinta e mettendosi davanti alla porta. Lui è Khan, il pericoloso giardiniere di casa Margheriti con un debole per i mastini sanguinari. Mi hanno teso una trappola!

Cerco Arthur. Nel suo grembiule da venditore di hot dog e giacca bianca, tiene in equilibrio sulle mani mezza dozzina di piatti con hamburger White Castle e patatine fritte che distribuisce ai clienti sguaiati. Mentre qualcuno si lamenta che c'è poca salsa piccante messicana Tapatìo, lui ricambia il mio sguardo. Un sorriso gli taglia le guance verso l'alto, mima la parola "scusa". Si ingobbisce verso Donald Margheriti, seduto al tavolo centrale, e con lo zippo gli accende il sigaro. Al VIX è vietato fumare, ma per il Big Bad Boss non esistono regole.

Donald Buttercup Margheriti è l'unico a non ingrassare il suo fisico sportivo con schifezze cotte preconfezionate. Stava leggendo Papà Goriot di Balzac prima che io entrassi. Richiude il libro non appena mi vede, succhia avidamente il sigaro facendo brillare la brace sull'estremità. Klara è seduta di fronte a lui. Segue l'espressione di suo marito fino a me. «Freddie caro, ti trovo in forma. Prego, non fare complimenti.» Klara mi bacia sulla guancia e fa segno di sedermi.

Si direbbe una coppia normale, di quelle famiglie che si alzano presto la mattina, fanno colazione insieme, discutono di piccoli problemi quotidiani, accompagnano i figli a scuola... Mi innervosisce appurare quanto Klara sia incoerente. Sa quanto sia cattivo suo marito, eppure non si preoccupa di quello che può farmi. Sembra dimostrare una grande anima nell'avermi conservato il posto, ma è solo il contraddittorio di una persona incerta.

Klara non si ferma con noi. Va a sedersi al tavolo di Bobby Bello e sua moglie. Una sventolona bionda dai vestiti appariscenti. Che ci fa con uno scimmione come Bobby Bello? «Arthur, portami altra acqua, e altra aspirina.» Il braccio destro di Donald si tiene con entrambe le mani le sopracciglia irsute, vicinissime all'attaccatura dei capelli sulla fronte. Da qualche giorno è in preda a forti emicranie. Non se la sta spassando come il resto della comunità di gangster e relative consorti.

Hanno lasciato me e Donald Margheriti soli al tavolo per una conversazione "intima". Il boss mette da parte il sigaro e sorseggia una tazza di caffè al pistacchio, il marchio di fabbrica del VIX. «Che ben di Dio! Autentico pistacchio di Bronte, aroma forte e deciso. Proprio come lo faceva mammà, Costanza Margheriti. Che donna! Mio fratello Arthur ha imparato da lei a farlo così divinamente. Mi sono permesso di ordinare lo stesso per te.» Indica la tazza fumante sul mio piattino. È stato suo fratello Arthur a dirgli che è il mio caffè preferito? «So cosa stai pensando, Arthur non c'entra. Sai che mi occupo di tecnologia, no? Ultimamente ho comprato i dati di consumo dei clienti su Google per rivenderli a JustEast. Un bell'affare. Ho dato una sbirciata alle tue ordinazioni. Caffè al pistacchio di Bronte. Abbiamo gli stessi gusti, ragazzo, che te lo dico a fare?» Ho lo stomaco chiuso, lui finisce l'ultimo goccio. «Profumo intenso. Forse coprirà tutta la merda in cui si trova il piscialetto che ho di fronte.»

WIZ BLONDE (Completata)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora