VIRAL BATTLE #5

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Facciamo finta di essere degli sceneggiatori. Film, non serie. Dobbiamo scrivere una scena romantica. L'incontro tra due anime. Dove può essere ambientata una scena simile? Sulle rive di un lago al tramonto? In cima a un immenso grattacielo? Fra gli odori di un vigneto francese? O magari all'interno di un ascensore, che si blocca fra due piani e costringe i due protagonisti a conoscersi e innamorarsi? C'è solo l'imbarazzo della scelta. Una vasta gamma di cliché in cui cadere. Se pensate che per scrivere una scena romantica occorra un posto romantico, forse è meglio se lasciate perdere la scrittura e vi dedichiate ad altro. Tipo la matematica. Basta che parli al cuore, in assoluta sincerità, e una scena romantica può essere ambientata dovunque. Anche nel posto meno romantico del mondo. Anche nel parlatorio di un carcere.

Non è stato facile trovare Patricia Haggis. Sapevo che non sarebbe più voluta tornare alla Harper dopo la confessione e l'arresto di Matt e la cancellazione del diploma. Quello che non mi aspettavo è che avrebbe deciso di trasferirsi il più lontano possibile da Winter Spell con la sua famiglia. Né che avrebbe disinstallato i suoi social trasformando la mia ricerca in una vera e propria caccia alla donna. Sono comunque riuscita a scoprire che aveva dei parenti in Iowa, il posto ideale per sparire dai radar. Sono partita col treno e l'ho raggiunta, spiegandole che mi serviva di nuovo il suo aiuto.

Ed eccoci qui, tutti e tre: io, Patricia Haggis e Matt.

Non voglio essere d'intralcio quindi questa volta farò quello che non mi riesce mai di solito: farmi da parte. È il loro momento, non voglio rovinarlo. Mi siedo distante e infilo le cuffie nelle orecchie. Faccio partire una playlist che ho preparato per l'occasione. La sua durata copre quasi per intero il tempo del colloquio. Restano scoperti appena dieci minuti, il tempo che mi occore per convincere Matt a firmare il modulo di Mary per la HarperSecondChance se Patricia è riuscita a far breccia nel suo cuore. Voglio essere ottimista e pensare che per una volta le cose andranno bene anche senza il mio controllo maniacale. Però cosa cazzo non darei per sentire cosa si dicono!

Cerco di non pensarci. Faccio partire la musica. Be my baby per prima. La mia canzone. Segue Darkest Hour, una canzone che ho scoperto recentemente in una serie tv di cui non ricordo neanche il titolo. La serie non era un granché, ma la canzone mi è piaciuta molto. L'ho riascoltata tipo cento volte. È il momento di Creep, un classico senza tempo. A metà canzone però qualcosa non va come dovrebbe. Le parole dei Radiohead iniziano a sfumarsi. Vengono sostituite da altre parole. Quelle di Matt e Patricia.

Il mio cellulare ha in qualche modo esaudito il mio desiderio. Riesco a sentire i discorsi della coppia ritrovata come fossero seduti accanto a me. Ma che razza di cellulare è? Da dove viene? Come riesce ad aiutarmi ogni volta? Un giorno devo assolutamente scoprirlo. Ma ora devo assolutamente ascoltare.

«Le tue mani sono diventate enormi!»

«Faccio molta palestra, per ingannare il tempo.»

«Non so come fai. Io impazzirei a stare qui.»

«Non credo che tu finiresti in prigione.»

«Perché? Sono così noiosa?»

Non ci posso credere! Ho spiegato a Patricia che abbiamo i minuti contati e lei si mette a parlare delle mani di Matt e di quanto sarebbe perfetta come criminale? Capisco che non si vedono da tempo e devono recuperare un numero impreciso di chiacchiere inutili, ma qui dobbiamo andare al sodo. E fortunatamente, dopo un altro paio di giri, Patricia chiede a Matt perché non abbia firmato il modulo della HarperSecondChance. Matt come un disco rotto ripete lo stesso discorso che ha fatto a noi la volta scorsa. Quasi le stesse parole. Non vuole creare problemi, non vuole dare disturbo, farà l'esame come privatista e poi si vedrà. Patricia cerca di fargli capire che è inutile punirsi ulteriormente. Sta già pagando per le sue colpe. Matt ci pensa su prima di rispondere. Poi si prende di coraggio e dice che, se potesse, pagherebbe ancora di più. Gli è andata troppo bene con quel patteggiamento. Forse non avrebbe mai dovuto firmarlo. Avrebbe dovuto affrontare il processo e prendersi gli anni che meritava. Così gli sembra di barare, ma ancora una volta la paura ha avuto il meglio su di lui. Per questo non vuole tornare alla Harper. Non crede di meritarselo.

«Matt, non sei stato tu a investire mio padre. Ho faticato ad accettare la verità. Ho lottato con me stessa perché non volevo vedere come stavano le cose. Ma dopo l'8 aprile, dopo che sei quasi morto per aiutare gli altri della Harper e dopo la tua confessione, non ho potuto più nascondermi dalla verità. Sei un bravo ragazzo. Uno che ha fatto un errore. Un terribile errore, non addolcirò la pillola. Ma i bravi ragazzi non sono quelli che non commettono mai errori. I bravi ragazzi sono quelli che accettano l'errore e sono pronti a pagarne le conseguenze. Tu ci hai solo messo più tempo del dovuto a rendertene conto. Come io ci ho messo tempo a perdonarti. Perché io ti perdono, Matt.»

Sono seguiti altri momenti, toccanti e irrilevanti, ma il cuore è tutto qui. Se scrivi una scena romantica sai che prima o poi arriverai all'apice, al climax, e il destino dei due protagonisti cambierà. Ma soprattutto dopo il climax non ci possono essere ripensamenti. Non si torna indietro. Nella vita reale è un'altra storia. Nella vita reale Matt ha pianto, Patricia lo ha abbracciato, sono stati separati dal secondino, lei ha ripetuto il suo discorso puntualizzando che non fosse giusto punirsi più del necessario, Matt ha ripetuto che non era giusto tornare alla normalità, che non meritava il perdono di Patricia. Sono andati avanti così per un po', tanto che non mi sono resa conto che fossimo già entrati negli ultimi dieci minuti di colloquio. Ma Patricia ha detto una cosa che è valsa la perdita. Ha detto di non essere così buona come Matt crede lei sia. Se incontrasse la persona che ha investito suo padre lei non potrebbe mai perdonarlo. Ma può perdonare Matt perché è quello che anche suo padre le direbbe di fare. Perché è quello che le dice di fare il cuore.

«Domani spedirò il modulo firmato» mi dice Matt, durante il nostro abbraccio di saluti. È fatta! Matt tornerà presto alla Harper. Nulla può più fermarci.

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