Il buffet del funerale si svuota, gli ospiti si riversano sulla via. Sono un gruppo di neri, cominciano a cantare in maniera esagerata per le strade di Broadway, quasi a squarciagola. Ballano sui tombini e sugli idranti come fossero nelle loro chiese al momento del coro.
«Quanto baccano, fratelli.» La musica viene interrotta dal passo claudicante di un italiano. Arriva con un seguito di gangster di professione.
«Solo un nero può chiamare fratello un altro nero,» il capo della comunità afro è risentito. Maglietta e jeans larghi, testa e mento rasati, sembra un bambino, ma i suoi sono occhi spietati. «Tu non sei nero neanche un po', tu non sei fratello neanche del mio culo.»
Un gangster italiano sta per colpirlo, ma il capo lo ferma. «Queste strade sono nostre. Volete prenderle voi? In questo paese ci avete già rubato il caffè.»
«Voi ci avete rubato il jazz.»
L'italiano si massaggia la barba rada. Lui che viene dalla povertà e che ha sacrificato la giovinezza per il nichelino, ha imparato sulla propria pelle che non si costruiscono i colossi se non si capisce bene il mondo che abbiamo davanti. Ed è un messaggio che vuole trasmettere forte e chiaro. «Questi soldi sono i vostri.» Sventola sotto al naso del capoclan nero un mucchio di verdoni. Sono verniciati di rosso. «Al Madison Square Garden avete pagato la nostra droga con dollari macchiati di sangue, fottuti tossici del cazzo. Va bene che sono soldi sporchi, ma non posso dare a mio figlio una paghetta che rischia di infettarlo con qualche brutta malattia. La vostra fortuna è che abbiamo regole rigide quando si tratta di uccidere persone estranee alla famiglia. Tendiamo a evitarlo, attira solo cattiva pubblicità. Questo non significa che la passerete liscia.»
La fazione avversaria dei neri si compatta intorno al capo, pronta a menare le mani, lo stesso fanno gli italiani mostrando i pugni e sfoderando i coltelli.
L'italiano afferra la bocca del nero. «Se succede ancora, ti faccio il culo nero!» Gli ficca i soldi insanguinati dritto in gola, li spinge a forza con l'intento di soffocarlo. Intorno a loro volano calci, pugnalate e spari.
«Stooop!» Roman Byrne lascia la sedia da regista e si sgola al megafono. «Stop! Accidenti a voi.» Gli operatori spengono la macchina, il microfonista riposa i muscoli, la troupe si disperde. «Si può sapere chi ha scritto una merda simile? Non c'è nulla di realistico. Neppure il New Beverly proietterebbe questa robaccia.»
«È tutto vero,» dice il produttore entrando sul set. Indossa un gessato proprio come l'attore che interpreta il gangster italiano. Il produttore stesso è italoamericano, il suo nome è Giuseppe Margheriti. «Mai sottovalutare i tossici. Lo tenga a mente.»
«Che mi importa dei tossici? Qui stiamo facendo arte.» Roman Byrne strappa il copione e getta le pagine alle sue spalle. «Lei se ne intende di arte?»
Giuseppe "Jack" Margheriti scuote la testa in segno di diniego, si apre in una smorfia minacciosa: «in compenso, di mafia so tutto!»
Nel 1983 la mafia è un mito americano. I meridionali, non i toscani o i romani, ma i meridionali che sono emigrati in America all'inizio del secolo, furono un grande spettacolo ma anche un'incredibile risorsa per il capitalismo americano. La comunità di Little Italy si lamenta di come vengano rappresentati al cinema, per come la mafia statunitense sia glorificata sul grande schermo. La pensano diversamente i due fratellini seduti sul marciapiede, con le mani sotto il mento, assorti a contemplare il set a cielo aperto davanti a loro.
Secondo Arthur i film sulla mafia alimentano la pubblicità antimafiosa, e alla fine tutti ne giovano, sia chi è favorevole sia chi è contrario. Suo padre punta a vincere un Oscar con questa pellicola, ma la strada per il successo è lunga. Arthur non credeva che realizzare un film comportasse tante difficoltà: artisti che si fanno dispetti, agenti che maltrattano i reparti di produzione, registi che fanno la voce grossa...
«Questo sarà il film mafioso più bello di tutti i tempi.» Ne è convinto Donald, il fratellino di Arthur. Non ha mai digerito la scena de Il padrino - Parte II in cui Michael Corleone fa assassinare Fredo: okay eliminare i traditori, ma comunque rimane suo fratello! «Se una persona ti offende, tu la devi colpire. Non è quello che ci ripete sempre papà? Sarà questa la morale del nuovo film.» Non è forse il messaggio più educativo della storia, ma è per quest'idea segreta di rivalsa che hanno successo i film di mafia. Perché con l'immaginazione puoi far saltare in aria tutti i tuoi nemici.
Pur se Arthur è il maggiore dei due, non si è mai sentito tagliato per quella vita. Al contrario suo, Donnie ha un talento naturale nello spendere soldi e comandare gli altri. Arthur preferisce i pettorali scolpiti dell'afroamericano che interpreta il capoclan. Un attore di grande fama, sopratutto per quanto riguarda le sue doti nascoste. Durante la pausa gioca insieme agli altri neri tirando le freccette a un bersaglio appeso al palo della luce. A ogni centro alza i pugni ed esulta: «booyah!» Di lui Arthur trova belle anche le brutture. Da lui si beccherebbe volentieri anche la "malattia del secolo".
Donald gli assesta una spallata. Il fratello è più piccolino, ma anche più forte. «Asciugati la bocca, Artù.» Donald non ha mai capito la perversione di Arthur, ma lo ama abbastanza da perdonargli ogni cosa. «Quando papà non ci sarà più, sarai tu a capo della famiglia. Non puoi farti beccare a sbavare dietro gli uomini.»
Arthur estrae dalla tasca il pacco di sigarette. Ne accende una e la passa al fratello. Poi ne prende una per sé. Non hanno neanche dieci anni e già fumano forte. «Ricordi quando hai rotto il grande vaso cinese in salone, Donnie? Ricordi che papà voleva prenderti a cinghiate?»
«Certo che me lo ricordo. Ti sei messo in mezzo, ti sei preso le colpe, e pure le cinghiate.»
«Verrà il giorno in cui dovrai essere tu a difendermi, Donnie.» Arthur rilascia il fumo a intervalli formando anelli perfetti nell'aria. «Per fare un capo, ci vuole un Giuda. In questo modo ti staranno tutti più vicini. Solo così potrai diventare un capofamiglia rispettato.»
«Cosa dici? Sarai tu il capof...»
«Zitto e ascoltami. Io non prenderò mai il posto di papà. Tu sarai un capo migliore di quanto potrò mai esserlo io. Ti farò un favore, e tu me lo ricambierai. Io sarò il tuo Giuda. Ti tradirò, ti sfiderò pubblicamente. Tu dovrai darmi una punizione esemplare, dovrai scacciarmi dalla famiglia. Il potere sarà tutto tuo, e io non ci avrò mai niente a che fare.»
Donnie vorrebbe ribattere ma conosce bene Arthur, lo capisce, lo rispetta. Forse sta bluffando, forse lo sta solo mettendo alla prova per vedere se Donnie obbedirà: potrebbe essere una prova di fedeltà. A ogni modo, Donnie farà tutto quello che Arthur gli chiederà di fare. Lo abbraccia a sé: «tutto quello che vorrai, Artù. Io proteggerò sempre la famiglia!»
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WIZ BLONDE (Completata)
Teen FictionBaby Lynn è tornata! In seguito ai misteriosi fatti legati a WIZ l'intero anno scolastico è stato cancellato. Tutti gli studenti sono costretti a tornare sui banchi di scuola. Baby Lynn ha imparato che tutti meritano una seconda possibilità. Forse q...