DELETED SCENES #9

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Bussano alla porta. Nick Pastorino prende d'istinto il ferro che tiene nascosto sotto il cuscino. Bussano ancora. Sanno che è dentro, il karaoke alla TV si sente fino in corridoio. Nick Pastorino è nel suo appartamento sicuro fuori Spring Bell, nessuno dovrebbe sapere che si trova lì. Bussano una terza volta.

Nick spegne la TV. Tiene l'arma bassa. Apre la porta fin dove glielo consente la catena agganciata alla parete. «Ah, sei tu?» Richiude la porta solo per togliere la sicura. Riapre per fare entrare il suo vecchio amico Donald Margheriti. «Ti stavo aspettando.» Richiude la porta, lascia la pistola sul tavolo mentre Donald si guarda intorno. Fuori è notte, non si è fatto vedere da nessuno.

«Ti servono per dormire?» Donald indica scherzando la confezione di viagra sotto la mensola della TV. «Attento a quello che desideri, potresti ottenerlo veramente.»

Nick gli serve una birra ghiacciata dal frigobar. «Dovresti andare dallo strizzacervelli, Donald. Vedessi che faccia che tieni.»

Donald fa saltare il tappo della bottiglia. «Mi conosci, ho sempre avuto un pessimo carattere.» Il tappo finisce per rotolare sul tavolo, vicino alla canna della pistola. «Tu quanti ne hai uccisi?» domanda Donald sedendosi al divano di fronte lo schermo.

«Chi cazzo se lo ricorda? Cento, centocinquanta. Mica posso tenere il conto.» Una cosa normale, come la gente comune parlerebbe della raccolta dei punti della spesa. Forse Nick non ne ha mai ammazzato tanta gente, ma quando ha dovuto farlo gli veniva semplice come finire la colazione. Si siede accanto all'amico. «La polizia sempre con il fiato sul collo. Non ci hanno mai capiti. Non è mai stata una questione di soldi. Pensano che i soldi arrivino a palate. Le ammazzatine, le rapine... è solo lavoro.»

«Ma non è un lavoro come un altro. È uno spettacolo.» Donald alza un sopracciglio e ghigna beffardo.

«E noi siamo due fottuti eroi del cinema.»

Donald propone il brindisi. «Noi contro di loro.» Le birre si toccano. «Noi contro di loro.» Un mafioso non è mai solo, questo li rende tanto sicuri di sé. Entrambi scolano le rispettive bottiglie almeno fino a metà con il primo sorso.

«Non si può mai sapere in quale momento un amico non è più un amico e i nemici diventano amici.» Nick si trova d'accordo con la sentenza di Donald. Per chiunque fosse un problema, non potrebbe mai fare la loro vita. Sarebbe un incubo, quando invece è un sogno. Se si riceve la visita di un amico, potrebbe essere l'ultima, ma ci hanno fatto il callo, non si pongono nemmeno il problema o avrebbero paura persino di andare a pisciare. Vivono come sempre, senza paura, stando solo accorti a non offendere chi non va offeso. Ma non sempre puoi sapere quando le tue azioni vengono fraintese come offensive, fa parte del gioco. «Io e te non parliamo mai di come tutto ebbe inizio, dei tempi gloriosi.»

La mafia non ama parlare di mafia, se non al cinema. Loro due hanno mosso insieme i primi passi, erano inseparabili, come Jack Boy e Cassidy. Un colpo grosso all'inizio di tutto. Erano in tre. Margheriti, Pastorino e Cannavale. Si riunivano nel garage di Donald, dove già allora preparava la birra artigianale e gli davano dell'intellettuale dato che non aveva ancora messo le mani sull'industria del pollo. Misero a segno il grande colpo, non finirono mai in galera per quello, nessuno li ha mai sospettati, né la mafia né l'FBI: è stato il loro lasciapassare per i grandi giri. Da lì sono arrivati ai politici, agli appalti, nel giro di un anno hanno sgominato la vecchia guardia e si sono spartiti Spring Bell. Si sono infilati, per caso o per volontà, dovunque era possibile farlo, seguendo un unico copione: mai essere leali, perché l'altra parte non lo sarebbe mai stata con te.

«Ci eravamo montati la testa. Io sono persino entrato nella Massoneria,» Nick si rigira sul mignolo l'anello con la squadra e il compasso. «Una fregatura! Li ho aiutati più di quanto loro potessero aiutare me.»

«Tesoro, tutto bene?» La moglie di Nick è in camera da letto. I colpi alla porta dovevano averla allarmata ed è rimasta in attesa per tutto quel tempo. Nick va a rassicurarla, le dice di dormire, quando torna da Donald mette nel mezzo un cesto di nachos. «Dal giorno in cui mi hanno rilasciato non faccio che pensare ai terroristi, Donald. Li sogno la notte. Anzi, faccio un solo sogno. Vedo questi terroristi prendere in ostaggio l'aereo, uccidono i passeggeri, li chiudono uno ad uno dentro bare di legno e li lasciano precipitare sopra i tetti della città. Io passeggio per strada, e vedo il cielo cadermi sulla testa. Le bare frantumarsi sull'asfalto, i cadaveri che vengono sbalzati fuori. Un mare di sangue.» Pensava di trovare la comprensione di Donald, ma dello scaricatore di porto il suo amico non ha solo i tatuaggi. «Qual è il tuo incubo ricorrente, Donald?»

«Io non sogno mai.» Difficilmente Donald riesce persino a chiudere occhio. Metà della sua vita l'ha trascorsa ricevendo chiamate notturne mentre era a letto con Klara. C'era sempre un picciotto a chiamarlo, c'era sempre un problema da risolvere. Le notti in cui non lo chiamava nessuno, stava comunque in attesa fino all'alba. Le volte in cui la paranoia lo opprimeva, sgattaiolava via di casa e correva a divertirsi al Mad Cow. A quelle chiamate non avrebbe potuto sottrarsi, lui che è il boss. Doveva interrompere ogni cosa stesse facendo e dedicarsi alle rogne, agli affari. Oggi però è stato lui a chiamare Nick nel cuore della notte, e a chiedergli un incontro privato.

«Voglio sapere se posso fidarmi di te, Nick.»

Pastorino ricambia il suo sguardo intenso. Non nasconde una certa delusione. Stavano conversando da buoni amici, e tutto a un tratto si ritrovano a parlare di affari. Questa è la vita che hanno scelto. Pastorino annuisce: «non ti farei mai del male, Donald.» È convincente.

«Lo sapevo. Dovevo sentirlo. Sei un buon amico, Nick.» Gli batte la mano sulla coscia e si alza in piedi per togliere il disturbo. Nick gli passa avanti per liberare la catena alla porta. In un baleno ricade all'indietro, trainato dalla forza dirompente di un filo metallico che si è stretto intorno al suo collo. Si dimena sul tappeto, ma la montagna muscolosa di Donald gli impedisce ogni movimento, mentre gli stringe il cerchio del cappio sul pomo d'Adamo. La faccia di Donald Margheriti è diventata una palla rossa schiumante bava e ferocia.

Solo Dio sa l'estrema fatica che ogni giorno gli costa per mettere un tappo alla violenza che ha dentro. Quando esplode la sua rabbia è gelida, metodica. Lui amava Nick, aveva trovato in lui il fratello che Arthur non poteva essere. Molla la presa del fil di ferro. Si concede qualche istante per contemplare il cadavere con la gola scavata fino all'osso, cerca di riconoscere le espressioni migliori dell'uomo cui voleva bene. Gli sarebbe piaciuto poter fare la pace, in un mondo ideale. Non è con l'amore che si va avanti, e non è con odio che ricorderà Nick, ma con disprezzo. Gli sputa addosso. «Topo di fogna!»

La moglie di Nick Pastorino avrebbe gridato aiuto se la scena non fosse stata tanto orripilante. Allertata dalla colluttazione silenziosa, li ha raggiunti in soggiorno. Ha visto uccidere suo marito. Adesso incrocia gli occhi dell'assassino. Due bagliori bianchi che emergono nel buio della stanza. Due diamanti di cattiveria pura. La donna si porta la mano al cuore, non riesce a resistere al colpo, la paura è troppa. Cade accanto al corpo del marito, priva di vita. Per Donald non è mai stato un problema ammazzare una donna, ma non ci era mai riuscito prima con il semplice sguardo.

In una situazione diversa, Donald si sarebbe premurato di far sparire le sue impronte. I federali gli danno la caccia per robe più grosse, non lo metterebbero mai dentro per duplice omicidio se prima non riescono a scoprire le sue miniere di Salomone. Più per una vecchia abitudine che altro cosparge i corpi di benzina e si allontana dopo avere appiccato l'incendio.

WIZ BLONDE (Completata)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora