TOTAL RESET #8

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Sono le 8:46 quando ci alziamo tutti in piedi. Inizia il primo dei quattro minuti di silenzio previsti. È l'anniversario del giorno che ha cambiato l'America e il mondo intero. È l'11 settembre.

Tutti noi studenti della Harper High School siamo nati dopo quel terribile giorno. Non eravamo lì, ma ne abbiamo sentito parlare. Abbiamo letto libri e visto film. Fatto diverse gite a Ground Zero. Portiamo sulla nostra pelle le cicatrici di un evento che non abbiamo vissuto. Un peccato originale che ci perseguita. Nel corso degli anni la Harper High School ha dato vita a un modo originale per rendere omaggio alle vittime: quattro minuti di silenzio. Uno per ciascun aereo dirottato, al momento del loro impatto. A fine giornata il preside Duke fa risuonare la voce di Neil Young e la canzone Let's Roll dagli altoparlanti, con gran disappunto di Jenna che preferirebbe qualcosa di più dinamico. È così da sempre, ed è così anche quest'anno.

Alle 10:04, appena il quarto e ultimo minuto di silenzio si è concluso, Teddy Sullivan si scontra con Robert Myers nei corridoi della Harper High School.

Tutti quanti lo hanno visto, anche io. Stavo andando in classe quando è successo. Ho visto tutto, come ho visto quello che è successo dopo. Myers che sbatte l'armadietto con una forza tale che quasi scardina il pannello. Myers che raggiunge Teddy urlando: «allora vuoi proprio morire, frocio?» Teddy che abbandona qualsiasi naturale istinto di autoconservazione e rimane fermo al centro del corridoio, come un agnello sacrificale. Myers che lo afferra per il bavero della camicia e si prepara a colpirlo sul naso.

Il suono metallico di un fischetto.

«Robert Myers, allontanati da quello studente.»

Myers volta il suo collo taurino e punta gli occhi in direzione di quella voce. Così faccio io – che ho il collo sottile, tengo a precisare! – e così fanno i colli degli studenti in corridoio. È Barbie ad aver parlato. Ha ancora il fischietto in una mano. Nell'altra ha uno strano oggetto, non riesco a capire di cosa si tratti. Quando si avvicina a Myers, sembra che cammini in modo diverso e più sicuro. Non mi stupirebbe se a un tratto alle sue spalle spuntasse un riflettore, per rendere la sua camminata ancora più epica. Il volto di Myers è spaesato come è di solito quando deve risolvere un'equazione alla lavagna. Barbie incalza, con una voce che sembra rivestita di un'autorità superiore: «Robert Myers, metti giù le mani e allontanati da Theodore Sullivan, immediatamente.» Myers decide di lasciar andare Teddy e gli promette che, un giorno o l'altro, gli farà il culo come Dio comanda e non come a Teddy piace.

«Robert Myers, recati dal preside Duke.»

Non so chi stia parlando in questo momento: ha la voce di Barbie, il corpo di Barbie, ma non può essere Barbie. Come sono io incredula, lo è anche Myers. Prende le sue parole come uno stupido scherzo. «Qui nessuno sta ridendo Myers,» continua Barbie con tono distaccato, quasi robotico: «non penso ti sia reso conto della gravità delle tue azioni.» Barbie si gira verso Teddy e gli domanda, come in un interrogatorio formale: «Sullivan, ti sei sentito minacciato dal comportamento di Myers?» Teddy non aspetta un solo istante e risponde di sì. Barbie annuisce, come prendendo nota. «Cosa ha provocato la situazione?» Myers prova a intromettersi dicendo che Teddy gli è venuto addosso per la seconda volta in due giorni, che lo sta perseguitando, che il mondo intero lo sta perseguitando. Barbie invita Myers a stare zitto e invoglia Teddy a rispondere. Teddy raccoglie il fiato e lo utilizza tutto per dire, o meglio per gridare: «Myers mi odia perché sono gay! Vuole uccidermi perché sono gay!»

Questo sarebbe il momento perfetto per un silenzio glaciale. E dico "sarebbe", perché in quel momento all'interfono riecheggia la voce della detective Marshall. Invita lo studente Robert Myers a recarsi nell'ufficio del preside Duke. Ripete che Robert Myers deve recarsi nell'ufficio del preside Duke. La comunicazione si interrompe. Myers si avvia verso l'ufficio, iniziando a capire che la questione è più seria del previsto. Barbie abbraccia Teddy, dicendogli che non ha nulla da temere. Gli dice che può tornare in classe, come dice a tutti gli studenti. Lo spettacolo è finito. Tutti corrono via, ubbidienti. In poco tempo nel corridoio della Harper rimaniamo solo io e Barbie. E solo io vedo Barbie accasciarsi agli armadietti, come presa da un malore.

«Barbie, stai bene?» le dico, correndo a soccorerla. Lei si riprende quasi subito, allontanando il mio braccio. Non per stizza, ma per tranquillizzarmi. È stato solo un giramento di testa. Troppa emozione, troppa adrenalina. Affrontare quell'energumeno di Myers non è una cosa da tutti i giorni! «Ci credo!» commento io, sorridendo: «fortuna che la Marshall lo ha chiamato in ufficio, anche se non capisco come!»

«La fortuna non c'entra, Baby Lynn. È stata questa.» Finalmente vedo con chiarezza l'oggetto che Barbie stringeva nella mano. Una sorta di walkie talkie. Non deve avere grande portata, ma a quanto pare ha fatto la differenza. «Noi tutti CAPS ne abbiamo uno,» mi spiega Barbie: «e grazie a questo siamo collegati alla Marshall per fare rapporto e, in caso di bisogno, segnalare una situazione.» Annuisco alla spiegazione precisa e puntuale di Barbie, realizzando che la faccenda CAPS è più seria del previsto. «Ora è meglio se anche tu vai in classe Baby Lynn, prima che ti metta una nota di demerito.»

Barbie sorride mentre pronuncia queste parole. Ma mi rendo conto che non sta affatto scherzando.

WIZ BLONDE (Completata)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora